EDITORIALE – Come si convive con il dolore dell’assenza di una persona cara? Come si sopravvive alla sua mancanza? Come si riscrive una quotidianità in cui il sorriso, la voce, i gesti di quella persona ci vengono improvvisamente e drasticamente sottratti? Come si accetta la perdita di un’anima così pura, così nobile, così gentile e delicata come quella di Lorenzo? Chi scrive, in questo momento, questo articolo, non lo sa. E, probabilmente, non lo saprà mai. Sono giorni che i “perché” affollano internet e i social, affollano le strade, i discorsi della gente, quelli che iniziano quasi sempre con “Ma lo sai che…”. Ma cosa sappiamo? Cosa conosciamo dell’universo intricato, complesso, aggrovigliato e irrazionale che vive nell’animo delle persone? Cosa conosciamo dei suoi sentimenti, delle sue paure, delle sue difficoltà, del suo stato d’animo? Cosa sappiamo noi delle sue tempeste interiori, dei suoi pensieri tristi, delle sue giornate storte? Nulla. E con questo nulla che oggi ci resta in mano non possiamo fare altro che fare i conti con una realtà che è dura, straziante, lancinante…balorda: tante volte, non possiamo trattenere chi decide di andare. Siamo inermi davanti a certe partenze. O forse, semplicemente, quelle partenze erano già avvenute da tempo ma noi ce ne rendiamo conto soltanto quando ormai il treno è partito su quel binario che ha una sola direzione, quella dell’andata. La verità è che chi era Lorenzo Pataro lo sapevano in tantissimi. Oggi, lo sanno tutti. Basta scrivere il suo nome su internet e il suo volto bello, pulito e gentile affolla i titoli di tanti articoli che parlano di lui. Ma chi era Lorenzo, oltre ad essere un abilissimo poeta di Laino Borgo, autore di due apprezzatissime sillogi dal titolo Bruciare la sete e Amuleti? Chi era Lorenzo oltre ad essere il finalista di due prestigiosi premi letterari, lo Strega Poesia 2023 e Premio Pontedilegno Poesia 2024 , e vincitore di importanti riconoscimenti tra i quali Ossi di seppia nel 2021 e Ritratti di poesia nel 2023 ? Chi era Lorenzo oltre ad essere un giovane laureato in Lettere Moderne e studente di Filologia Moderna all’Università di Salerno? Molti avevano potuto apprezzarne le doti autoriali leggendo i suoi scritti e le sue critiche letterarie su Il Foglio e su Repubblica, o su altri importanti siti e blog come Atelier, Interno Poesia, Poesia del nostro tempo, ClanDestino e Il sarto di Ulm. Insomma, una carriera importante, ricca di esperienze e successi professionali. Ma Lorenzo, prima di tutto questo, era un ragazzo meraviglioso di 27 anni. Era un ragazzo con una sensibilità che solo in pochi sanno coltivare nel proprio cuore e mettere a disposizione degli altri. Era un’anima pura con la fantasia nella mente e la magia nelle mani che gli permettevano di creare poesie che erano carezze. Baci rubati agli schiaffi della fredda razionalità dei nostri tempi. Sospiri di bellezza in un caos di brutture. Sussurri carichi di amore in un mondo malato che urla odio. Lorenzo era un figlio, un fratello, un amico. Lorenzo era un’anima buona, troppo buona per questo “Inferno dei viventi” – come direbbe Calvino – dove è sempre più difficile “saper riconoscere chi o cosa inferno non è e dargli spazio, farlo durare”. E Lorenzo era una luce in mezzo a questo buio infernale in cui viviamo; era la nota armoniosa in mezzo al rumore stonato dei nostri giorni; era la boccata d’aria in questo inquinamento sociale che ci costringe a vivere in un profondo e devastante senso di inadeguatezza, che ci fa sentire sempre più sbagliati, sempre più isolati, sempre più abbandonati…indifesi. Già: senza difese, disarmate camminano le anime buone e gentili come quella di Lorenzo lungo le strade dell’indifferenza, dell’insensibilità, della cattiveria e si sentono sole, a distanza siderale tra la vita e la non vita. Una non vita, quella di Lorenzo, che non è morte. Perché se è vero ciò che ci ha detto Foscolo -e, credetemi, lo è- e cioè che la poesia rende immortali, quella unica, inconfondibile, autentica, intrisa di fascino e talento di Lorenzo, continuerà a vivere eternamente nel cuore di chi riesce ancora ad emozionarsi davanti all’incanto di una parola; continuerà a cantare per noi che restiamo, oggi, un po’ più soli, in questa terra arida ma con lo sguardo rivolto verso il cielo a cercare in un altrove un suo sorriso, i suoi occhi, i suoi versi. Lorenzo ci ha lasciato in eredità un insegnamento, che noi tutti dovremmo ripeterci, ogni giorno, come una preghiera: “Riinziarsi. Se a tutto c’è una fine, che tu sia il tuo inizio”.
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