Ma dove vanno i laurioti? Parte prima: storia di un nome e di molti cognomi

Ma dove vanno i laurioti? è un racconto/indagine in cinque puntate su un filone migratorio che condusse molti abitanti della nostra città nel cuore del Brasile, alla “conquista” di un luogo che seppero far prosperare.

Sommario:
Parte Prima. Storia di un nome e di molti cognomi
Parte Seconda. Le comunità parallele. Tra tradizione e immaginazione
Parte Terza. Ma poi, dove andarono i laurioti?
Parte Quarta. Storie di laurioti illustri in un luogo dimenticato
Parte Quinta. Il sindaco benvoluto e la “casa lauriota”

Parte prima. Storia di un nome e di molti cognomi

«A presença deste responsável pela elegância nos pés das damas da nascente cidade, de confessada e certamente orgulhosa nacionalidade italiana, ilustra e dá-nos o sentido de realidade daquela excelente e fecunda corrente de imigração, de valores da velha Itália, em busca de uma vida nova aventurosa, no mundo novo de esperanças que surgia para, dentre ela, pontinhar alguns dos que passaram e foram fermento bom de que surgiu a gente sandumonense: os Albanese, os Pittella, os Pansardi, os Scaldaferri…e outros mais que se prolongaram no tempo e se projetaram em diversas atividades com uma tenacidade admirável» (Oswaldo H. Castello Branco, Uma cidade à beira do caminho novo, Ed. Vozes, Petrópolis, 1988, p. 292)

La storia che sto per raccontarvi ci porterà lontano, dall’altro lato del mondo. Ma la faremo cominciare in un luogo molto vicino a noi, abitanti del territorio lauriota. È una stanza di Palazzo Marangoni, il museo civico che si trova al rione inferiore della cittadina valnocina. Nel vano che si apre a sinistra del corridoio centrale, in un angolo a ridosso del balcone, si erge una figura che vista nella penombra può anche inquietare: è un uomo vestito di bianco, con un volto tondeggiante su cui spiccano due baffetti sottili e da cui fa accenno una calvizie coperta da un cappello di feltro modello Bogart, che ci dice come questo signore sia vissuto agli inizi del secolo scorso. Di chi è, dunque, la figura elegante riprodotta da questo manichino posto a guardia di questa sezione? Nicola Santo, è il suo nome. Nato a Lauria nel 1889, fece fortuna oltre oceano nel campo dell’ingegneria aerospaziale, contribuendo in maniera decisiva allo sviluppo dell’industria aerea brasiliana. Bene, è dunque lui il protagonista di questo viaggio nella memoria? No. Ma a lui, lauriota come quelli di cui parleremo di seguito, va accostata un’importante personalità brasiliana, che volle Nicola Santo con lui in Brasile dopo averne apprezzato la competenza professionale nel periodo che, comunemente, trascorsero a Parigi agli inizi del secolo. Quest’altro attore non protagonista della storia si chiama Alberto Santos-Dumont, pioniere dell’aviazione mondiale, che incarnò in pieno tutto l’entusiasmo esistenzialista della Belle Époque, prima di morire suicida agli inizi degli anni Trenta, vittima di profonda depressione, causata anche dal suo totale rifiuto del fatto che le tecniche dell’aviazione, che lui aveva contribuito a sviluppare in modo decisivo, fossero utilizzate a quei tempi soprattutto per scopi bellici.

Alberto Santos-Dumont

Bene, ma cosa ha da dirci quest’ulteriore, interessantissimo personaggio? L’indizio sta nel suo nome, Santos-Dumont. Che oggi è anche il toponimo di una località brasiliana posta a metà strada tra Belo Horizonte e Rio de Janeiro, nello stato di Minas Gerais. Un luogo che un tempo si chiamava Palmira e dove proprio il celebre aviatore ebbe i natali, nella seconda metà dell’Ottocento. Ecco, siamo finalmente dall’altra parte dell’oceano. Dobbiamo ora riavvolgere altri nastri.

Collocazione della città di Santos Dumont nello stato di Minas Gerais, Brasile

Qui la narrazione si fa personale, familiare: non me ne vogliate, ma è essenziale allo svolgimento del racconto. E dunque facciamo un salto temporale e andiamocene al novembre del 1922. Carmine Cassino e suo fratello Giovanni, entrambi di Lauria, si imbarcano a Napoli sul vapore Europa, diretti verso quello che per tanti era il “nuovo mondo”, con un biglietto di terza classe che, come avrebbe poi cantato De Gregori, costa «dolore e spavento». Dopo un mese di navigazione sbarcano nel porto di Rio de Janeiro, carichi di ansie e aspettative, proprio come tutti i migranti di ieri e di oggi. In Brasile metteranno radici profonde.

l’epopea migratoria italiana in Brasile è stata sfondo di una celebre telenovela dello scorso decennio, Terra Nostra

Il riscatto economico e sociale comincia con l’esercizio di un’umile arte, quella del calzolaio, che ben presto si trasforma in una bottega con laboratorio di riparazione e spazio vendita, nella celebre rua do Catumbi, oggi costretta tra il cemento pesante del famoso sambodromo, teatro delle spettacolari sfilate carnevalesche. Per Carmine arriverà anche il matrimonio con una donna calabrese, e poi vari figli, prole che come quella di tanti espatriati viene educata nelle scuole italiane di Rio, in cui a quell’epoca si cresce a pane e littorio. Ma lo sviluppo fuori controllo della metropoli carioca, e i problemi che ne conseguono, inducono Carmine Cassino a ricercare un luogo più accogliente per poter continuare a esercitare il suo mestiere, garantendo tranquillità ai suoi cari. È così che decide di spostarsi “no interior”, in una località che ritorna in questa narrazione: la cittadina si chiama Santos Dumont, sì, proprio la vecchia Palmira che aveva dato i natali all’estroso ingegnere di cui vi ho parlato poc’anzi. Siamo alla fine degli anni ’30. Suo fratello Giovanni invece rimane a Rio, salvo poi rientrare qualche anno più tardi nella sua patria natia. Lui la saudade la viveva al contrario, e fu utile a portare notizie sulla famiglia di Carmine, ormai pienamente integrata in quella nuova comunità. Ma perché proprio lì? Perché in una località sostanzialmente anonima, persa sul cammino tra due grandi metropoli? Forse richiamato dall’eco di suoi conterranei?

la bottega di calzoleria dei fratelli Cassino nella rua do Catumbi a Rio de Janeiro, inizio anni ’30

Riprendiamo la macchina del tempo, e spostiamoci molti anni più avanti. È il 2016, e novantaquattro anni dopo quel viaggio di arrivo un altro Carmine Cassino da Lauria giunge a quelle latitudini, ritrovandosi in un piccolo e trasandato camposanto di una cittadina della provincia brasiliana. Quale? È facile intuirlo. Varco il cancello del cimitero di Nossa Senhora Aparecida, per rendere omaggio a una tomba su cui è inciso il mio stesso nome. In quegli istanti carichi di sentimento e commozione, mi rendo conto di non essere da solo. È come se altre decine di occhi mi stiano osservando, in silenzio e dietro il marmo dei sepolcri che vi sono tutt’intorno. Vado per alzare gli occhi e mi rendo conto, non senza sorpresa, che su quelle sepolture vi sono una serie di nomi strettamente familiari. Albanese, Palmieri, Pansardi, Polcaro, Cosentino, Pittella, Scaldaferri, Sarubbi. Ho un attimo di smarrimento, mi pare di vivere una dimensione spazio-temporale parallela. Sono veramente in Brasile, a migliaia di chilometri da casa e con un oceano in mezzo, oppure non mi sono mai mosso e sto sognando? No, riesco a recuperare pieno controllo sulle mie facoltà e a rendermi conto che è tutto vero. È l’inizio di una nuova storia, una storia di vicissitudini individuali e collettive, il racconto di un’epopea migratoria che si rivelerà essere parte determinante nella memoria della comunità d’origine, che pure se ne era (quasi) completamente dimenticata.

Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile
Alcune delle tombe riportanti cognomi di origine lauriota, presenti nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida, nella cittadina di Santos Dumont, Minas Gerais, Brasile

Fine parte prima. Continua…