POTENZA – Riteniamo inaccettabili i ritardi nella stabilizzazione semplificata per i precari Covid in Basilicata. Caso emblematico proprio l’Azienda sanitaria di Potenza, che non ha effettuato ancora neppure una stabilizzazione di quelle previste e che, procedendo alle condizioni date, potrà stabilizzare una manciata di unità.
Con la consapevolezza che la stabilizzazione non sia un obbligo ma una facoltà, non possiamo non ricordare l’impegno dell’assessore alla Salute della Regione Basilicata prima, e delle direzioni delle Aziende del servizio sanitario regionale poi, a non lasciare che alcuno degli eroi del Covid uscisse fuori dal sistema. Eppure, alle parole, non sono seguiti a oggi i fatti. È indispensabile superare la precarietà e farlo in tempi celeri. Pertanto la Fp Cgil di Potenza ha proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori precari dell’Asp e di tutti i precari della sanità che lavorano nel nostro sistema sanitario regionale chiedendo al Prefetto, in assenza di una convocazione della Regione, l’attivazione delle procedure di conciliazione e raffreddamento previste dall’articolo 2 comma secondo della Legge 146/90, così come modificato dalla legge 83/2000, preliminari alla proclamazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali.
Risalgono allo scorso 25 gennaio e al 21 febbraio, solo per citarne alcune, le ultime richieste alla Regione in ordine di tempo per individuare percorsi condivisi e certi, dando risposte ai tanti precari che affollano le corsie della nostra martoriata sanità regionale. Per dare risposte a coloro che sono già in graduatoria e a quanti, esclusi in prima istanza, hanno maturato e stanno maturando i requisiti secondo le nuove norme. In molti, tra l’altro, sono i lavoratori con contratti in scadenza. Eppure continua l’assordante silenzio nei confronti di personale impegnato soprattutto nell’emergenza urgenza, nella campagna di screening e tamponi, nei reparti Covid, contribuendo a mettere un argine all’emergenza pandemica e a garantire il diritto alla salute dei lucani.
La possibilità della stabilizzazione semplificata per i precari Covid inserita nella legge di Bilancio 2022 con il comma 268 ha rappresentato un’importante conquista, volta da un lato a dare risposte a professionisti della salute reclutati durante l’emergenza sanitaria, dall’altra a dare una concreta risposta per rinforzare, in maniera stabile, gli organici delle aziende del servizio sanitario nazionale, da tempo in cronica carenza di personale dopo anni di tagli draconiani.
Il Decreto Milleproroghe appena convertito in Legge, recependo alcuni degli emendamenti della Fp Cgil, ha esteso il periodo per il possesso dei requisiti utili alla stabilizzazione precari Covid fino al 31 dicembre 2024 (ora 31 dicembre 2023), di cui almeno 6 nel periodo tra il 30 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2022 (ora 30 giugno). Estesa, inoltre, la platea dei destinatari al personale del ruolo amministrativo e la possibilità di essere stabilizzati, previa procedura selettiva, anche al personale con contratti di lavoro flessibile, diversi dal tempo determinato, che abbiano lavorato nel periodo di emergenza Covid.
Rimane il nostro fermo impegno per stabilizzare i precari della ricerca, ancora una volta ignorati, così come il personale del ruolo tecnico e professionale, e per sbloccare i tetti di spesa del personale.
Tuttavia, se le novità contenute nel Milleproroghe permetteranno ad altre centinaia di precari, rimasti fuori in prima applicazione, di entrare nella platea di coloro che possono aspirare a un contratto a tempo indeterminato attraverso la stabilizzazione, diventa più che mai imprescindibile accelerare sulle assunzioni degli idonei nelle attuali graduatorie, ricordando che le limitrofe regioni Campania e Puglia hanno già effettuato al 100% le stabilizzazioni del personale rientrante con i precedenti requisiti. In Basilicata la situazione è oltremodo preoccupante: su 430 candidature per la stabilizzazione dei 18 mesi di dipendenti a tempo determinato dell’azienda ospedaliera San Carlo, dell’Irccs Crob e dell’Asp, 347 sono state le ammissioni e solamente 83 le stabilizzazioni: 72 su 190 per l’AOR, 11 su 11 per il Crob e 0 su 146 per Asp, unica azienda del servizio sanitario regionale a non aver ancora proceduto alla stabilizzazione dei lavoratori in posizione utile in graduatoria e rientranti nel 50% dei posti disponibili, secondo quanto stabilito in sede regionale, nei Piani dei fabbisogni di personale.
Una possibilità differente ci sarebbe e ci sarebbe stata anche in fase di emanazione delle linee guida regionali, se il confronto con le organizzazioni sindacali non fosse stato una mera comunicazione di scelte già prese da parte della Regione: da subito sollevammo dubbi sull’effettivo peso numerico delle unità da stabilizzare, che per noi, come ci hanno confermato i fatti, erano sottostimate; chiedemmo in solitaria e inascoltati di dare priorità ai precari che lavorano nelle nostre aziende; chiedemmo di prevedere, nelle more della definizione dei concorsi, le stabilizzazioni senza limiti del 50% sui posti presenti nel piano dei fabbisogni; proponemmo, come successivamente fatto dalla Puglia, una puntuale analisi delle risorse e l’incremento del tetto di spesa del personale sulla base dell’incremento del fondo sanitario nazionale. Richieste al vento che ci hanno portato alle gravi criticità che oggi vivono i precari sulla loro pelle.