MARATEA (PZ) – Undici mesi dopo la frana di Castrocucco di Maratea, arrivata fin sulla spiaggia, non si vede ancora nessuna soluzione definitiva. La strada SS18 che collega la Perla del Tirreno alla Calabria resta chiusa e i residenti di Castrocucco e Marina, esasperati, sono scesi oggi in piazza per la manifestazione “Mo Basta” indetta nei giorni scorsi tramite un manifesto diffuso anche via stampa.
Diverse le voci all’interno del corteo, da imprenditori che hanno visto scendere il loro fatturato di oltre il 60% nell’ultimo anno, a cittadini che anche dopo la frana di Marina del 13 ottobre 2022, lamentano una ripresa dei lavori esigua o addirittura assente. Per questo la comunità scesa oggi in piazza chiede, come già anticipato da una delle promotrici dell’iniziativa, Elena Schettini, intervistata proprio dalla nostra testata, chiarezza sulla chiusura del tratto di strada ripristinato a Castrocucco e aperto solo per 70 giorni, chiarezza e informazioni sulla progettazione della galleria che dovrebbe bypassare il tratto stradale sotto il costone roccioso e ancora chiarimenti sull’avanzamento dei lavori di messa in sicurezza con la realizzazione delle gallerie sul versante Nord della SS18 ad Acquafredda, considerato, come ha spiegato la stessa Schettini, “che la fine dei lavori era previsto in tre anni e già ne sono passati due. Chiediamo l’immediato ripristino dei luoghi a Castrocucco e Marina ancora invasi dai detriti dell’alluvione nonostante la Regione Basilicata abbia stanziato a luglio scorso 500.000,00 euro a beneficio del comune di Maratea per gli interventi di somma urgenza. Ad oggi non sappiamo perché questi soldi non sono stati impegnati per il ripristino dei luoghi dai danni dell’alluvione”.
Il sindaco Stoppelli, da parte sua, intervistato dalla TgR Basilicata, ha rivendicato “di aver ricevuto i cittadini di Castrocucco e Marina, spiegando a loro le attività messe in campo pur non avendo una competenza specifica ma “perché”, ha dichiarato il primo cittadino marateota, “è compito di un rappresentante di una comunità farsi carico delle questioni non smettendo fino a quando i problemi dell’esondazione non sono arrivati a soluzione”.