Monsignor Pietro Di Maria, un moliternese nella diplomazia Vaticana

EDITORIALE – Moliterno, 4 agosto 1865. La città è in festa, è il giorno in cui si celebra la festa Patronale di San Domenico. I balconi delle case dei cittadini più facoltosi sono addobbati a festa, come di consuetudine, con le coperte più belle e appariscenti, per il passaggio della processione di San Domenico. Anche a casa di Francesco Di Maria e Maria Teresa De Nito, famiglia di commercianti, il passaggio del simulacro del Santo Patrono, accompagnato dalle statue di tanti altri santi che le rendono onore, è accolto con l’esposizione dei migliori pezzi del corredo, con coperte appariscenti e costose. In questa casa la festa è doppia, perché il giorno precedente è stata arricchita dalla nascita del piccolo Pietro, che proprio in questo giorno solenne sarà portato nella Chiesa Madre di Moliterno, la chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta, per ricevere il Battesimo.

Il piccolo Pietro cresce in questa casa dove sono vivi i principi cristiani e durante la sua adolescenza, più volte, esprime il desiderio di diventare sacerdote. I genitori erano stimati in paese per la loro onestà, la loro correttezza e la loro disponibilità. Tuttavia, ad  influire positivamente nella sua educazione fu soprattutto lo zio materno, Padre Domenico De Nito, frate minore cappuccino, che ricoprì prima l’incarico di guardiano del convento dei cappuccini di San Lorenzo fuori le Mura in Roma e poi fu Ministro Provinciale della provincia romana dei frati minori cappuccini. Fu proprio il contatto e la frequentazione di questo zio frate che inculcò nell’animo del giovane Pietro il carisma francescano, circostanza che lascerà segni tangibili nel suo operato futuro. Le condizioni familiari permisero al giovane di frequentare il ginnasio a Potenza e poi, con l’interessamento dello zio frate, fu ammesso a frequentare il Seminario Romano. Già giovane seminarista si mostrava uno studioso appassionato e si andava formando un carattere in cui spiccavano le doti di nobiltà d’animo e di una raffinata signorilità.

Don Pietro fu ordinato Sacerdote il 23 maggio 1891 e intanto con la sua assiduità nello studio  conseguiva tre lauree: in Filosofia, Teologia e Diritto Canonico.

I suoi meriti gli vennero presto riconosciuti e già l’anno della sua ordinazione, nell’agosto 1891, fu nominato vice rettore del  Collegio di Propaganda Fide.

Nel 1904 venne nominato rettore del Collegio Boemo e docente di teologia di Fide.

Il giovane prete e professore diveniva sempre più attento ed esperto nello svolgere i propri uffici ed intanto riusciva ad accrescere la sua cultura e ad imparare altre lingue, parlava correttamente l’inglese, il francese, lo spagnolo e il tedesco.

L’unico cruccio era che i numerosi e prestigiosi impegni lo tenevano lontano dal suo amato paese.

La sua levatura intellettuale e le sue capacità lo resero ben presto uno dei sacerdoti più stimati nella capitale delle cristianità. Fu acquisito come un atto normale ed un riconoscimento dovuto, senza  suscitare nessuna meraviglia, quando nel dicembre 1906 il Papa Pio X lo nominò vescovo di Catanzaro.

La gioia per la nomina episcopale fu attenuata dalla sofferenza di dover lasciare i suoi impegni romani e i suoi allievi, ma l’accoglienza del popolo della diocesi di Catanzaro, dove prese possesso il 24 giugno 1907, gli diede motivo di  dedicarsi con impegno e amore al suo compito di Pastore. Enorme fu il lavoro che lo vide impegnato nella sua diocesi. Soprattutto si dedicò alla preparazione dei sacerdoti: la necessità di un buon seminario fu tra i primi obiettivi del vescovo Di Maria, che lavorò alacremente per migliorare la presenza della chiesa nella società calabrese. Il catechismo, la religiosità popolare, la riforma delle Confraternite e la risoluzione dei problemi sociali  furono i capisaldi della sua opera. Durante il primo conflitto mondiale grande fu l’impegno del vescovo verso le famiglie dei caduti e in favore di tutta la popolazione,

La sua vicinanza al popolo e il suo legame diretto con la realtà diocesana, non furono un limite alla sua “carriera” ecclesiastica. L’11 giugno 1918 Mons. Di Maria veniva nominato vescovo di Iconio e delegato Pontificio in Canada e Terranova. Il 24 agosto 1918, quando il loro vescovo partì per il nuovo incarico, i fedeli della diocesi di Catanzaro erano conturbati per questa separazione.

Il nuovo incarico oltre oceano per Di Maria terminò il 25 novembre 1926, quando venne nominato nunzio apostolico in Svizzera con sede a Berna.

Tantissime furono le sue attività  nella diplomazia vaticana, impossibili ad elencarsi nel presente articolo. Alla fine del 1935 mons. Di Maria lasciò Berna e il servizio attivo e si ritirò nel suo amato paese natio. Moliterno accolse con affetto questo illustre figlio, che aveva scelto di trascorrere i suoi ultimi anni tra la sua gente. I moliternesi, ebbero per il monsignore particolare amore e un grande rispetto. Dopo il Vescovo Ascanio Parisi (vissuto nel XVII secolo) Moliterno aveva avuto l’onore di avere un altro moliternese degno di ricoprire la carica episcopale, l’orgoglio dei moliternesi si tramutava in affetto e Mons. Di Maria si mostrò come il suo predecessore generoso verso il suo paese.

Tante le opere che realizzò: la “casa della provvidenza”, realizzata per il servizio agli anziani in un’ala del suo palazzo affidata alle suore Francescane Alcantarine; il restauro e l’abbellimento della Chiesa Madre di Moliterno; ed infine la costruzione del Convento di Santa Croce che affidò ai frati minori che aveva conosciuto e con i quali aveva collaborato durante il suo episcopato catanzarese. I frati minori grazie alla generosità di mons. Di Maria tornarono a Moliterno il 19 dicembre del 1937 dopo 128 anni dalla soppressione del loro convento. Monsignor Pietro Di Maria non riuscì a vedere il ritorno dei frati francescani a Moliterno, pochi mesi prima, il 3 maggio del 1937 aveva cessato la sua vita mortale nella sua casa natia.

Per molti anni la nipote Rosa Cassino, continuò la sua opera di annuncio evangelico, di testimonianza cristiana e di custodia del suo ricordo e della sua opera.

I suoi resti mortali riposano, dopo aver portato in varie parti del mondo il lieto annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, nella sua amata Chiesa Madre di Moliterno dove il 4 agosto del 1865, con il dono de l Battesimo aveva avuto inizio la sua avventura di cristiano.

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