Nasce una lingua, nasce una letteratura: il viaggio dell’italiano dal Cantico delle creature ai social network

EDITORIALE – L’italiano, come lo conosciamo oggi, è una lingua relativamente giovane, nata da un lungo processo di evoluzione e sedimentazione del latino volgare, la lingua parlata dal popolo romano dopo la caduta dell’Impero. La nostra lingua, nata per contaminazione soprattutto dopo le migrazioni dei popoli barbari che segnano la fine dell’unità dell’Impero Romano, non è ancora oggi una realtà compatta e monolitica. Bensì, con le nuove esperienze comunicative si arricchisce o impoverisce, si adegua e si modifica, si amplia nei suoi registri: pur vedendo una riduzione del numero dei parlanti, è una lingua vivissima. Senza voler dare giudizi su queste nuove evoluzioni che hanno portato, tanto nella letteratura che nell’uso orale, neologismi, tecnicismi e forestierismi, è bene considerare come è nata la nostra lingua e il suo lungo viaggio, per comprendere cosa vive oggi il nostro sistema di comunicazione.

Le prime attestazioni di scritture in volgare italiano risalgono al IX secolo, con testi come il Placito capuano (960) e l’Indovinello veronese (VIII-IX secolo). Questi documenti, seppur brevi, ci mostrano già una lingua distinta dal latino classico, con una propria struttura grammaticale e un lessico ricco di influenze germaniche. Altre testimonianze di scrittura volgare sono la postilla amiatina (1087), l’iscrizione di San Clemente (fine XI secolo) e i frammenti di un libro di conti fiorentino (1211).

È in una notte del 1224 o del 1225 che un uomo ormai reso semicieco dalla malattia, detta in un volgare umbro depurato dai popolarismi più marcati, una Laude per la grandiosità del creato. Il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi è, con la sua prosa rimata e assonanzata, il primo componimento poetico della lingua italiana.

Nel corso del XII secolo, il volgare italiano aveva già trovato spunti per divenire lingua letteraria, grazie soprattutto alla poesia trobadorica e ai componimenti dei giullari come I Ritmi (XII-XIII secolo). A dare una dignità letteraria a questa lingua ancora difforme nei vari ambiti della penisola, nata dal latino volgare che incontra le lingue barbare, saranno i componimenti dei poeti della scuola siciliana. Questi poeti utilizzarono il volgare per cantare l’amore cortese, dando vita a una nuova forma di lirica che si diffuse rapidamente in tutta Italia. Attiva presso la corte palermitana di Federico II di Svevia (1230-1240), la scuola riesce a far fiorire una vera e propria lingua poetica, un volgare che risente molto di influenze della provenza, dove le lingue volgari si erano codificate e diffuse con anticipo rispetto al’Italia dove resisteva maggiormente l’uso del latino.

Le poesie siciliane vengono accolte in terra toscana e emiliana con grande favore. Ed è da questo incontro che nasce lo Stilnovo. La vera e propria nascita della letteratura italiana avviene nel XIII secolo, con l’irrompere di tre giganti della cultura mondiale, Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Dante, nel suo “De vulgari eloquentia”, sostenne l’idea di un volgare illustre, comune a tutta Italia, che potesse essere utilizzato per la letteratura. Petrarca, fortemente legato all’ideale di purezza del latino classico, con il suo Canzoniere, codifica un volgare meno eterogeneo e ricco di quello di Dante, ma ben selezionato e depurato dai termini più impattanti; mentre Boccaccio, con il Decameron, dona alla letteratura un altro capolavoro che consacra il volgare italiano come lingua letteraria di altissimo livello.

Sarà Pietro Bembo, nel XV secolo ad additare il toscano trecentesco come lingua letteraria da impiegare, indicando Petrarca come modello per la poesia e Boccaccio per la prosa. 

La nascita della lingua italiana è un processo complesso e affascinante, che si intreccia con la storia politica, sociale e culturale della penisola italiana. Dalle prime attestazioni in volgare alle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, passando dal Cantico delle creature di San Francesco, l’italiano si afferma come lingua viva e ricca di sfumature, capace di esprimere l’amore, la bellezza e la spiritualità. Tuttavia, è solo nel 1612 che si ha la prima autorevole codificazione di questa lingua “scelta” come lingua letteraria, viene infatti pubblicato il Dizionario della Crusca. 

Attraversando il secolo dei Lumi, dopo aver avuto una importante codifica anche in ambito scientifico grazie alla scelta di Galileo Galilei di scrivere in volgare, l’italiano vive e continua il suo viaggio tra tendenze di purismo (ritorno al classicismo ed eliminazione delle aggiunte seicentesche del barocco apportate dalla cosiddetta poetica della meraviglia di Giambattista Marino), arricchimenti ulteriori e plurilinguismo (il teatro di Goldoni), e un “problema sul piano civile” quello di affermare una lingua comune a livello nazionale. Tra i primi a porre questo problema e a dedicarsi a tale questione fu Alessandro Manzoni. I Promessi Sposi sono il frutto, attraverso le varie edizioni, di questo lungo percorso di codifica e di sistemazione della lingua italiana.

La “lezione manzoniana” e il linguaggio “medio”, vicino al parlato e comprensibile, viene recepita e amplificata in opere come Cuore di Edmondo de Amicis (un vero bestseller) e i Malavoglia di Giovanni Verga. Due opere che rappresentano momenti fondamentali di diffusione e ‘fissazione’ della lingua italiana.

La politica segue la lingua, o viceversa? È in questi anni che si fa’ l’Italia unita e, nel 1861, fatto lo stato unitario il panorama linguistico dell’Italia è quello di tanti dialetti differenti. L’Italiano è nato come lingua letteraria ma ancora è utilizzato da una fetta residuale della popolazione. La diffusione di libri come Cuore Pinocchio, influiscono sulla diffusione dell’Italiano. Ad aiutare il processo di diffusione della lingua ci sono anche i giornali. Ma si tratta ancora di processi che non coinvolgono interamente le masse, interessate nel loro insieme dalla necessità di parlare l’italiano con i fenomeni migratori interni e dalla leva obbligatoria. Tuttavia, la svolta per la diffusione dell’Italiano come lingua parlata da tutti gli Italiani si ha solo nel secondo dopoguerra, con la diffusione della radio, della televisione e la progressiva diminuzione dell’elusione dell’obbligo scolastico.

Oggi, tra l’uso scritto e l’uso orale sono ancora riscontrabili molte differenze. Francesco Sabatini nel 1985 individua nell’Italiano 6 varietà (standard, uso medio, regionale delle classi istruite e delle classi popolari, dialetti regionali e provinciali, dialetti locali). 

L’influenza di altre lingue, di lingue speciali sta modificando ancora la lingua. Non ultimo i nuovi mezzi e stili comunicativi impattano in un modo vorticoso sulla nostra lingua in modo da non poter prevedere ciò che produrranno all’Italiano sul lungo periodo. Ciò che pare evidente è che il viaggio della lingua italiana non è in una fase di sosta, ma continua.

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