L’Adorazione dei pastori fu realizzata da Caravaggio a Messina nel 1609, per l’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria della Concezione retta dai padri cappuccini. Oggi l’opera si trova nel Museo Regionale della Sicilia.
La scena dipinta dal Merisi è intima, pregna di atmosfera francescana e si svolge in un’ambientazione sobria, umile e scarna con pochi elementi caratterizzanti.
Nella stalla, luogo storico della Natività, avviene il momento della visita e della contemplazione di alcuni pastori al piccolo Gesù che è teneramente in braccio alla sua mamma e le bacia delicatamente il viso. Caravaggio vuole sottolineare e dare importanza al tenero amore che lega il piccolo alla sua giovane genitrice in una scena molto intensa ed espressiva. Nella mangiatoia troviamo il bue, l’asinello, gli attrezzi di lavoro di San Giuseppe gettati a terra vicino alla cesta di pane che si intravede tra i panni che la coprono; questi sono tutti elementi riconducibili al senso profondo di spiritualità del presepe così come ribadito da San Francesco nel 1223, quando individuò in esso uno strumento di meditazione popolare.
Caravaggio vuole rimarcare attraverso quest’opera l’aspetto più umano e terreno del sacro mistero dell’Incarnazione. La Vergine è resa tranquillamente adagiata in terra con in braccio il suo piccolo, i pastori inginocchiati in adorazione appaiono completamente rapiti dalla visione di Gesù, mentre San Giuseppe in posizione quasi defilata guarda la scena dall’alto appoggiandosi al suo bastone. La visione di Gesù è si celestiale e divina, ma nell’ambientazione caravaggesca assume tratti assolutamente umani e reali.
Anche la tavolozza di colori usata dall’artista lombardo è scarna e semplice; egli ha abbandonato i colori luminosi della gioventù a favore di tonalità più brulle, terragne dove prevalgono il marrone, il rosso e l’ocra che hanno un’intensità luministica tale da sembrare come bruciati.
Con la sua opera Caravaggio vuole darci un importante insegnamento, attualizzando il fatto sacro in un ambiente semplice, spoglio, scarno con assoluta mancanza di sfarzo, vuole farci intendere che il mistero Divino è nelle piccole cose e nella semplicità di valori autentici come il rispetto, l’umiltà, la tenerezza e l’amore. Insegnamento solenne che dovremmo tenere tutti presente, soprattutto a Natale.
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