Nel passato, il Carnevale era un’occasione per vivere momenti di allegria e di spensieratezza con parenti e amici

EDITORIALE – Con un po’ di nostalgia ricordo gli allegri Carnevali della mia infanzia. Oggi questa ricorrenza non mi attrae più, anzi mi trasmette un senso di fastidio verso certe manifestazioni che spesso assumono le caratteristiche dell’invadenza e del cattivo gusto.

Le strade si animavano di voci, di suoni e di canti, che donavano allegria e una nota di spensieratezza, alleviando la fatica e i sacrifici del vivere quotidiano.

Indelebile nella mia mente è il ricordo della cena del martedì grasso, con i parenti e gli amici più cari. I preparativi iniziavano al mattino. Per prima cosa si facevano “li rucculi” (fusilli), da condire con il ragù di carne e salsiccia. Poi si preparavano le fritture: “li cannariculi”, “li foglie i castagna”, “li rose i catarru”, “a pignulata”. 

Per noi bambini era una festa! Mentre le mamme erano distratte, cercavamo di rubare qualcuna di quelle deliziose leccornie.

Immancabilmente, mentre si cenava, si sentiva bussare alla porta: erano “li frazzi”. Incutevano terrore, specialmente a noi bambini, quelle sagome umane che indossavano vestiti strani, larghi e lunghi, con sciarpe e cappucci in testa e con il viso dipinto con il carbone. Era impossibile riconoscerli! Ricordo ancora il mio terrore: nascondevo il viso nella gonna della mamma e mi stringevo forte a lei.

Davanti alla porta suonavano “u cupi cupi” e cantavano: “Aggiu saputu c’haia accisu u purcu”’dammi na stozza di stu mussu sturtu./U cupi cupi miu è malatu, voli a zauzicchia e a supersata./Simu arrivati a casa i ziu cumpari pi avì na bella stozza i vuccularu./ U cupi cupi miu è malatu, voli a zauzicchia e a supersata./ 

Gli adulti facevano a gara a riconoscere parenti, amici e conoscenti. Spesso li individuavano dal tono della voce. 

Solo dopo averli riconosciuti tutti, si invitavano ad entrare in casa, dove continuavano a cantare e ad esibirsi in vorticosi balli. La visita si concludeva con l’invito a mangiare le fritture e a bere un bicchiere di vino.