POTENZA – “Siamo arrivati ormai anche alle vessazioni verbali da parte di chi, invece di offenderci, dovrebbe tutelarci. Essere definiti lavoratori dozzinali da un Presidente di Regione è qualcosa che ci umilia e offende nel profondo”.
Fanno risentire la loro voce in modo netto e anche un po’ demoralizzante gli operatori vie blu della delegazione del lagonegrese i quali, senza stipendio dai primi di ottobre, rivendicano ancora una volta maggiore dignità lavorativa oltre che tutela.
“Non è possibile che ogni giorno non solo dobbiamo elemosinare ciò che ci spetta di diritto, ma dobbiamo anche ricevere parole offensive che toccano la nostra dignità oltre che il nostro lavoro. Non siamo oggetti o accattoni che cercano visibilità o qualcosa di non dovuto, lavoriamo duramente e il nostro mestiere merita rispetto come quello di qualunque altro. Ci scusiamo col Presidente Bardi se non siamo tutti Generali della Guardia di Finanza e aggiungiamo che se di lavoro dozzinale dovesse trattarsi, la colpa è solo della gestione consorziale e regionale”.
Inoltre gli operai contestano anche la nuova “normativa sulla privacy”, la quale imporrebbe a questi ultimi di offrire spiegazioni dettagliate sui motivi di assenza per malattia o altro: “siamo intenzionati a ricorrere per vie legali o di rivolgerci direttamente al garante per la privacy se ciò dovesse passare, è un ulteriore schiaffo alla nostra dignità di lavoratori ed esseri umani soprattutto”.
Ma la delegazione del lagonegrese si dice anche ormai “sconcertata” dal comportamento dei sindacati i quali, come si legge nella nota, “sembrano ormai sempre più conniventi con le logiche e le politiche delle cosiddette stanze chiuse, non fornendo risposte chiare a quesiti ormai tristemente noti da anni”.
“Chiediamo inoltre”, proseguono i lavoratori vie blu del Lagonegrese, “un incontro con l’assessore alle Politiche agricole Fanelli, il quale dovrà spiegarci per bene cosa ne sarà del nostro futuro e verso quale direzione sarà indirizzata la futura programmazione, visto che il Consorzio e i suoi delegati sono assenti e lontani dalle problematiche o esigenze di noi operatori”.
Infine, un appello accorato a istituzioni e comunità: “lo ripetiamo a gran voce e col cuore in mano, siamo stanchi anche di doverci rivolgere ogni volta a mezzo stampa per cercare di ottenere anche solo un po’ di ascolto, ma davvero non è questione di visibilità o altro, ma solo di dignità lavorativa e umana. Dal nostro operato dipendono il futuro e la salvaguardia di famiglie e figli. Non è giusto essere trattati così, in un tempo in cui ogni forma di mestiere o operosità deve essere tutelata e giustamente remunerata”.