EDITORIALE – La mia età mi consente di esprimere una mia personale valutazione sul ruolo del papà nel tempo, nel susseguirsi delle varie generazioni.
Come figlia ho un ricordo dolcissimo del mio papà: era affettuoso, comprensivo, sempre indulgente e paziente. Un po’ perché la sua mitezza faceva parte della sua indole, ma anche perché trascorreva con noi figli pochissimo tempo. Il suo compito era quello di lavorare e di sostenere economicamente la famiglia. Usciva di casa al mattino e rientrava la sera tardi. Era la mamma che si occupava di tutto.
Ho fatto, poi, l’esperienza di moglie e di mamma. Le cose già incominciavano a cambiare. Il papà svolgeva, all’interno della famiglia, un ruolo importante a livello di educazione dei figli e di organizzazione del menage familiare. Dal punto di vista economico eravamo sullo stesso piano: entrambi lavoravamo. Anche se esistevano dei compiti rilegati esclusivamente alla donna, si incominciava a instaurare una sorta di collaborazione che prescindeva dall’antica concezione di considerare alcuni ruoli esclusivamente femminili, tra i quali anche provvedere alle necessità materiali dei figli, quali cambiare il pannolino, fare il bagnetto, dare la pappa.
Ho poi avuto l’opportunità di osservare il ruolo dei papà delle mie nipoti all’interno della famiglia. Oltre a proteggere e a coccolare le figlie, non si sono mai rifiutati di fare “cose da mamma”, come rifare i letti, spazzare i pavimenti con la scopa elettrica, fare la spesa e cucinare.
Va emergendo un nuovo concetto di coppia secondo il quale ci si aiuta senza ruoli prestabiliti, ma secondo le esigenze e le disponibilità di tempo o di attitudini.