EDITORIALE – Siamo talmente abituati alle relazioni digitali e a comunicare in maniera istantanea tramite app, mail e social network da avere quasi completamente perso l’abitudine di scrivere di nostro pugno anche le cose veramente importanti.
I giovani, in particolare, sono continuamente in contatto: basta inviare velocemente un messaggio, utilizzando spesso abbreviazioni o “faccine” simboliche, in grado di trasmettere sentimenti ed emozioni.
Numerosi sono i vantaggi connessi all’uso delle nuove tecnologie, ma non mancano anche gli aspetti negativi. Esse non potranno mai fare le veci dell’incontro con un amico: il contatto personale rimane indispensabile.
Anche inviare una lettera o una cartolina, come si faceva in passato, oggi sembra una forma di comunicazione inutile e superata. Invece non si può non riconoscere al messaggio epistolare il suo ricco e profondo valore.
Rovistando in una vecchia cassapanca trovai, qualche tempo fa, una cassetta di rame contenente delle lettere e delle cartoline, con immagini di donne bellissime, indirizzate a mia suocera, Anna Maria, e scritte da mio suocero, Angiolino. Mi soffermai sulla bella grafia e sui pensieri garbati e teneri che il giovane fidanzato inviava alla sua amata. Provai ad immaginare le sensazioni provate da entrambi: lui intento a scrivere di proprio pugno, che cerca di esprimere il proprio amore, ricercando le parole e le espressioni più adatte; lei che, in attesa della ricezione della lettera, controlla la cassetta della posta…poi apre la busta e finalmente legge quelle righe che le riempiono il cuore di gioia!
Emblematico del valore della comunicazione epistolare è anche la lettera inviatami da un amico, ritrovata per caso, risalente al periodo della Prima Guerra Mondiale. Il suo bisnonno scriveva al figlio, suo nonno, prigioniero di guerra in Germania. Oltre alle espressioni di premura e di affetto, colpisce la grafia, chiara ed elegante, risultato di un esercizio che impegnava la mente e richiedeva una certa abilità manuale. Tale scrittura aveva un suo fascino. Il gesto per scrivere era quello di intingere il pennino nel calamaio, dare due colpetti per togliere l’inchiostro in eccesso e poi vergare, con mano ferma e sicura, parole e frasi sul foglio. Questa lettera ha un grande valore storico: ci porta indietro nel tempo, è la testimonianza di un passato che ci appartiene, che va custodito, conservato e tramandato alle nuove generazioni.
Una lettera scritta manualmente, se custodita e conservata, rimarrà un ricordo indelebile, un’impronta della nostra vita.