LIPSIA (ANSA) – Filippo Turetta è stato fermato questa mattina in Germania.
Lo dice all’ANSA l’avvocato del giovane, Emanuele Compagno, che ne ha avuto conferma, ed ha informato i genitori.
L’arresto del 22enne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin è avvenuto vicino a Lipsia. Turetta, secondo quanto si apprende, è stato bloccato in auto sull’autostrada A9 all’altezza della cittadina di Bud Durremberg e si trova in un ufficio della polizia tedesca.
Quando è stato arrestato Filippo Turetta non ha opposto resistenza. Anzi, agli agenti della polizia stradale tedesca che lo hanno fermato è apparso stanco e rassegnato, come se fosse desideroso di consegnarsi. E’ quanto avrebbero comunicato, secondo quanto si apprende, le autorità tedesche a quelle italiane dopo il fermo del giovane su un’autostrada vicino Lipsia. L’auto di Turetta era ferma sulla corsia d’emergenza perché, secondo gli agenti, era finita la benzina e Filippo non aveva soldi per fare nuovamente rifornimento.
Ad insospettire la pattuglia che era in servizio sull’autostrada e che ha poi effettuato l’arresto, sempre secondo quanto si è appreso, è stato il fatto che la Punto nera era ferma in corsia d’emergenza senza le luci di emergenza accese. I poliziotti hanno così fatto un controllo sulla targa e hanno scoperto che quell’auto era segnalata nel circuito della cooperazione internazionale. Proprio perché la vettura era segnalata, gli agenti hanno proceduto con cautela all’identificazione del giovane che era alla guida ed è emerso che si trattasse proprio di Turetta. Il quale, una volta identificato, non ha opposto resistenza. Secondo quanto è stato possibile ricostruire finora, l’auto stava percorrendo l’autostrada in direzione sud e non verso nord, come invece avrebbe dovuto essere se la Punto proveniva dall’Italia. Per questo la polizia tedesca sta effettuando una serie di accertamenti attraverso le telecamere per vedere se il passaggio dell’auto sia stato fotografato nella zona di Berlino o comunque nel nord della Germania.
Tra i reperti raccolti nella zona industriale di Fossò, in provincia di Venezia, dove Filippo Turetta, sabato notte 11 novembre, ha ucciso l’ex fidanzata Giulia c’è anche un coltello spezzato. Lo apprende l’ANSA da fonti qualificate. Il coltello, che potrebbe anche non essere quello usato dal 22enne per colpire la ragazza, era stato trovato subito dagli investigatori, nella prima fase delle indagini, ma del fatto si è appreso solo oggi.
“Amore, mi manchi già tantissimo. Abbraccia la mamma e dalle un bacio da parte mia”. Lo scrive stamane sul proprio profilo Facebook Gino Cecchettin, il papà di Giulia, trovata morta ieri nella zona di Barcis in Friuli. Poi una citazione “L’amore vero non umilia, non delude non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide”.
Il paese di Vigonovo è stamani davanti alla casa della famiglia Cecchettin, dove abitava Giulia, la 22enne uccisa dal coetaneo Filippo Turetta. Tutto è controllato da due pattuglie di carabinieri, mentre i giornalisti attendono un’eventuale uscita di qualche familiare. Davanti al cancello tantissimi fiori, portati da bambini che si fanno il segno della croce. Tanti messaggi scritti, tra cui spicca un “Giulia riposa in pace tra le braccia della tua mamma, sei la figlia di tutti noi. Un abbraccio a tuo papà”
Il corpo di Giulia portato in braccio giù per il dirupo
Filippo Turetta non ha lanciato o lasciato cadere il corpo di Giulia dalla strada nella zona di montagna di Piancavallo ma lo ha portato in braccio giù lungo il dirupo e lo ha deposto sotto una grande roccia. Infine, lo ha coperto con alcuni sacchi neri che sono stati trovati nei pressi. E’ l’ultima ricostruzione di quanto avvenuto la notte di una settimana fa.
La sorella di Giulia sui social, ‘Io non starò mai zitta’
“Io non starò mai zitta. Non mi farete mai tacere”. E’ il messaggio che Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, affida alle ‘storie’ di Instagram. Negli ultimi messaggi del social, stamani Elena riprende e copia altre ‘storie’ dedicate alla violenza di genere, sulla “cultura dello stupro” che alimenta e protegge i violenti, e alla citazione dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres: “Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”.
Filippo ha usato banconote insanguinate per fare benzina
Banconote con macchie di sangue per fare benzina in un distributore automatico. Le ha usate durante la sua fuga Filippo Turetta, fermandosi domenica scorsa a fare rifornimento in un distributore automatico di Cortina. Le telecamere – scrive il Corriere Veneto – hanno inquadrato l’auto, la Fiat Punto nera, ed il ragazzo che introduceva il denaro nello sportello. Quando il titolare della stazione di servizio ha aperto l’impianto, qualche giorno dopo, tra le banconote ne ha trovata una da 20 euro con macchie di sangue.
Filippo, sul computer ricerche per kit di sopravvivenza
Ricerche su kit per la sopravvivenza in alta quota sarebbero emerse analizzando la cronologia del computer di Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Lo scrive oggi il Corriere della Sera. Dagli accertamenti effettuati sul pc, inoltre, vi sarebbe una ricerca su itinerari nel versante tirolese meridionale dell’Austria. Tra il materiale sequestrato a casa di Turetta c’è anche del nastro adesivo, per capire se si tratti dello stesso materiale che figura tra i reperti trovati nel parcheggio della ditta “Dior” a Fossò, teatro della lite violenta con Giulia registrata dalle telecamere di sorveglianza.