Operazione ‘Cashback’: in carcere Santoro e Larotonda

POTENZA (USB) – Ulteriori sviluppi nell’operazione CASHBACK eseguita lo scorso 22 gennaio, che portò all’applicazione di misure cautelari nei confronti di quattro soggetti: Donato CRIST0FARO ed Antonio MECCA, associati presso la locale Casa Circondariale e Gianvito LAROTONDA Gianluca SANTORO agli arresti domiciliari, in relazione a plurimi episodi di peculato ai danni dei Comuni di Ripacandida, Oppido Lucano, Genzano di Lucania e Cancellara.

In particolare, a seguito di ulteriori indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e svolte dalla Guardia di Finanza, Comando Provinciale di Potenza ed Aliquota GdF della sez. PG della Procura, è risultata aggravata la posizione di due degli indagati: gli imprenditori Gianvito LAROTONDA di Atella e Gianluca SANTORO di Ruvo del Monte.
Sulla base dei nuovi elementi emersi dalle indagini, sono stati tradotti in carcere di Potenza.

In particolare, come emerso da un quadro indizio ritenuto grave dal Giudice delle indagini preliminari· di Potenza che ha disposto la misura della custodia in carcere su richiesta della Procura:


Larotonda, disattendendo agli obblighi conseguenti al regime limitativo della libertà personale cui era sottoposto, che prevede, tra gli altri, il divieto di comunicazioni con soggetti terzi ad esclusione dei propri legali e dei familiari conviventi, intratteneva numerose conversazioni telefoniche su fatti attinenti alle indagini in corso. Al contempo, provvedeva, altresì, ad impartire istruzioni e disposizioni sulla prosecuzione e gestione della sua attività imprenditoriale, prefigurando una nuova veste giuridica da dare alla società coinvolta negli episodi delittuosi contestati, per ovviare alle problematiche conseguenti ad un’eventuale sentenza di condanna.

Santoro non soltanto conversava con soggetti terzi, cercando di trovare anch’egli degli escamotage per garantirsi una continuità aziendale, dando in tal senso sia disposizioni per dirottare i pagamenti in arrivo verso nuovi conti ed evitare il sequestro, sia ipotizzando la creazione di una nuova società da intestare a un prestanome, ma millantava la possibilità di suoi familiari di “addomesticare” le indagini e riottenere velocemente quantomeno la libertà personale.

Su direttive della Procura della Repubblica di Potenza, sono proseguite le investigazioni con una meticolosa ricostruzione delle movimentazioni finanziarie, individuando ulteriori beni da sottoporre alla misura reale del sequestro preventivo sui conti dei quattro indagati per oltre 1,2 milioni di euro.