Papa Francesco e quelle ultime parole che suonano, oggi, come una profezia

EDITORIALE – “In questo giorno, vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! […] Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo. La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana”. Queste parole, che sono l’ultimo messaggio che Papa Francesco, ormai stanco e carico di sofferenza, ha pronunciato tramite la voce di Monsignor Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, in occasione dell’Urbi et Orbi di Pasqua, ci sembrano, oggi, quasi profetiche, annunciatrici di un’immagine che difficilmente dimenticheremo. Un testamento spirituale, forse, che il “Papa degli ultimi”, da sempre messaggero di pace, ha voluto lasciare al mondo, a coloro che hanno in mano le redini dei popoli, che li guidano e li governano. Consegnato con ostinazione e coraggio all’umanità, nonostante le poche forze ormai rimaste e nonostante quelli nel suo petto fossero ormai i finali battiti terreni, l’ultimo messaggio di Papa Francesco sembra trovare materializzazione concreta in quanto accaduto questa mattina, poco prima dei funerali celebrati in suo onore, all’interno della Basilica di San Pietro. Seduti su due sedie rosse. Uno di fronte all’altro. Pochi centimetri di distanza a separarli. Nessuno intorno a loro. Nessun interprete. Nessun mediatore. Soltanto Donald Trump e Volodymyr Zelensky, faccia a faccia, per circa 15 minuti. Cosa si sono detti, nello specifico, non possiamo (almeno per il momento) saperlo, ma quel che è certo è che se già la presenza, oggi, al Vaticano, del capo di stato statunitense era suonata ai più come una sorpresa e, al tempo stesso, una “possibilità” politica, il suo colloquio testa a testa, in un clima di distensione, con il presidente ucraino è stato davvero un evento inatteso, imprevedibile forse. Tanto più che, nelle scorse ore, lo stesso Zelensky aveva fatto sapere che, con ogni probabilità, non avrebbe partecipato alla commemorazione funebre del papa, “per evitare importanti incontri militari”. Il meeting tra i due capi di stato non ha inficiato la solennità e l’importanza dell’ultimo saluto a Jorge Bergoglio ma, se vogliamo, lo ha caricato di significato, concretizzando, fino all’ultimo, quello che è stato, tra gli altri, l’impegno del papa a favore della pace. E questo perché è fresco, nella nostra memoria, il ricordo dello scontro, dai toni peraltro molto accesi, che c’è stato, neppure due mesi fa, proprio tra Trump e Zelensky, in occasione della visita di quest’ultimo alla Casa Bianca e che prevedeva la firma dell’accordo sulle terre rare. Uno scontro che oggi è diventato in Italia, a Roma, un incontro che, fa sapere Washington, è stato “molto produttivo”; anche Kiev si è detta soddisfatta del colloquio che, proprio il presidente ucraino ha definito “storico”. Ma quelli tra USA e Ucraina non sono stati gli unici momenti diplomatici significativi della giornata. Sempre prima dei funerali, infatti, a San Pietro vi è stato uno scambio di battute di USA e Ucraina anche con Francia e Inghilterra, come mostra la pacca sulla spalla di Macron a Zelensky mentre quest’ultimo parla con Starmer alla presenza di Trump. E pare che, subito dopo le esequie, vi sia stata anche una stretta di mano tra Trump e la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Insomma, una giornata, quella di oggi, sicuramente storica e pregna di valore sotto diversi punti di vista, da quello religioso a quello politico e civile, da quello spirituale a quello umanitario. Oggi, a dare l’ultimo saluto ad un papa che è entrato nel cuore di milioni di persone di tutto il mondo, oltre ai circa 400 mila fedeli che hanno occupato Piazza San Pietro e le vie del percorso verso Santa Maria Maggiore, vi erano 160 tra leader, autorità e delegati politici provenienti da tutto il pianeta. Forse un primo passo verso quella pace tanto auspicata e desiderata da Papa Francesco?

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