LAGONEGRO (PZ) – Il giudice monocratico del tribunale di Lagonegro, Filippo Lombardi, ha prosciolto da ogni accusa Maria Rosaria Mauro e Rosa Maria Falabella, rispettivamente coordinatrice e un’operatrice sociosanitaria di una casa di riposo di Lagonegro, finite nel maggio del 2019 agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti pluriaggravati ai danni degli anziani ospiti. Il giudice ha, innanzitutto, riqualificato questa accusa in quella di percosse, rilevando successivamente il difetto di procedibilità per mancanza di querela da parte delle persone offese o dei loro familiari. Mentre per l’accusa di abbandono di incapace, il giudice ha disposto l’assoluzione di entrambe le imputate perché il fatto non sussiste.
La procura di Lagonegro aveva ipotizzato “condotte gravemente vessatorie sotto il profilo morale e fisico, originati da un incomprensibile atteggiamento di astio e disprezzo verso taluni pazienti in particolare. Nell’ordinanza di quattro anni fa, il gip aveva evidenziato come i pazienti venissero “percossi, intimiditi, umiliati, con aggressioni fisiche e verbali”. In particolare, secondo l’accusa, la coordinatrice era pienamente consapevole dei maltrattamenti ponendo a sua volta in essere alcuni “atti di violenza nei confronti dei pazienti maggiormente bisognosi di assistenza”. All’operatrice socio-sanitaria, invece, veniva contestato di aver vessato gli ospiti a lei affidati schernendoli e denigrandoli, lasciando in un caso un’anziana a terra dopo la caduta da una sedia senza soccorrerla. Accuse cadute al termine del processo di primo grado, celebrato con il rito immediato: una terza imputata (operatrice socio-sanitaria) aveva optato per un patteggiamento a due anni, con pena sospesa.
I difensori di Rosa Maria Falabella, gli avvocati Vincenzo Mastroianni e Antonella Latronico insieme all’avvocato Domenico Stigliani, difensore di Maria Rosaria Mauro, esprimono “piena soddisfazione per la sentenza, che finalmente rende giustizia e pone fine a una gogna ingiusta alla quale sono state sottoposte le proprie assistite. Durante il processo, sono state presentate testimonianze e prove che hanno confutato le affermazioni dell’accusa, contribuendo a smontare il quadro accusatorio”.