Qualche anno fa i Righeira cantavano: “L’estate sta finendo e un anno se ne va…In spiaggia gli ombrelloni non ce ne sono più. E’ il solito rituale, ma ora manchi tu”

EDITORIALE – Qualche anno fa i Righeira cantavano: “L’estate sta finendo e un anno se ne va…In spiaggia gli ombrelloni non ce ne sono più. E’ il solito rituale, ma ora manchi tu…

Quanta nostalgia in questi versi! Non a caso l’estate è chiamata anche la “bella stagione”, forse per i colori, i suoni, i profumi, per quel bisogno di sentirsi liberi di godere le numerose bellezze della natura. 

Anche il caldo eccessivo di questa estate ancora in corso non ha rappresentato un limite al piacere di godere del diletto e del benessere di un tuffo o di una nuotata nel mare, di una passeggiata o di una sosta davanti a un bar con gli amici fino a tarda sera. 

E’ bello, dopo i ritmi frenetici e intensi del giorno, i numerosi e gravosi impegni quotidiani, il caldo, godere il fresco della sera, che consente di vivere il tempo del silenzio, della pace interiore, di quella solitudine che permette a ognuno di ritrovarsi con pensieri, meditazioni e riflessioni esclusivamente propri e rigeneranti. Solo dopo una pausa di questo tipo e con l’aria fresca della notte si può finalmente dormire. 

Le giornate estive rappresentano per me un “tuffo” nel passato, mi riportano alla mente le lunghe estati di vari anni fa, che iniziavano a maggio e terminavano a settembre.

 Come dimenticare il frinire delle cicale durante il giorno, era quasi una nenia che conciliava il dolce torpore pomeridiano, o il canto del grillo nelle lunghe e piacevoli serate trascorse all’aperto alla ricerca della sospirata frescura! E le lucciole? Era uno spettacolo vederle brillare nel buio della notte, a quei tempi ancora profondo anche nei centri abitati. Nella mia fantasia di bambina le paragonavo alle stelle, che immaginavo piccole così come le vedevo.

Ricordo, poi, grandi distese di campi di grano, punteggiate, qua e là, da papaveri e fiordalisi…e tramonti meravigliosi! 

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