Raganello un anno dopo. Il ricordo delle vittime e la reazione di Civita oltre le immancabili polemiche

EDITORIALE – Il 20 agosto  2018 sarà ricordato come il giorno in cui la Calabria si scoprì fragile e turbata, ma allo stesso tempo operosa, solidale e collaborativa. Era una giornata grigia, uggiosa, la ricordo bene perché a Lauria avevo l’onore e onere di moderare il libro di Sergio Ragone che poi spostammo al chiuso proprio causa maltempo. E proprio in quei minuti in cui ci riunimmo tutti, che le agenzie cominciarono a battere la triste notizia che una piena aveva travolto dei turisti e le loro guide all’interno delle gole del Raganello all’altezza del “Ponte del Diavolo” presso Civita. Il groppo in gola iniziale, non solo per la tragedia in sé, ma anche perché quel percorso outdoor è meta di molti amici e vi ci opera, qualche volta, anche una guida escursionista a me molto cara. Il mio primo riferimento è proprio lui, gli telefono e mi risponde immediatamente, rassicurandomi che è a casa e non era sul posto, ma anch’egli ha la voce tremante in attesa di conoscere e capire cosa davvero sia successo lì. Le notizie si susseguono ed escono le prime ufficialità su dispersi e operazioni di salvataggio, e in contemporanea, immancabili, le ipotesi su mancata sicurezza o azzardi da parte di operatori ed escursionisti. Il bilancio finale sarà di 10 morti, con il gruppo travolto dalla piena del torrente, ingrossato dalla pioggia che stava cadendo abbondante da ore sulla regione, mentre era intento a fare rafting. Una tragedia evitabile, come hanno tristemente constatato e dimostrato le indagini svoltesi in questo anno e che porteranno i pm a chiedere molto probabilmente il rinvio a giudizio per circa 14 persone. “Ignorata l’allerta meteo (gialla), diramata dalla Protezione civile da parte di amministratori locali, operatori turistici e guide”, questa la motivazione di una complessa attività penale scatenatasi immediatamente dopo la tragedia, ma l’interrogativo è sicuramente più difficile e triste: può un atto di imprudenza trasformarsi in una tragedia così immane? Il gruppo era ben nutrito, circa 44 persone, e per fortuna il tragico epilogo non ha registrato numeri più alti tra le vittime, con in testa la guida esperta  Antonio De Rasis, 32enne di Cerchiara, volontario della Protezione civile e tra i soccorritori della tragedia di Rigopiano, purtroppo deceduto anche lui.

Ci sarà la giustizia a fare il suo corso, e sicuramente non è nostra materia entrare in merito a responsabilità eventuali o di inoltrarci in un rischioso e poco attinente ambito penale, un campo a noi del tutto sconosciuto, ma restano le vittime, resta la natura di un macro attrattore affascinante e frequentato, che da sempre si porterà il marchio triste del 20 agosto 2018. E’ una dura e triste lezione che dovrà servire per il futuro in qualsiasi ambito, dalla sicurezza fino al turismo, senza ignorare che più e più volte il nostro Paese è stato definito come quello che “chiude le stalle dopo che sono scappate tutte le vacche”. Ma se si parte dalle polemiche non si cresce, ci si migliora solo se davvero c’è l’intenzione di superare gli stereotipi, di lavorare bene e meglio ognuno nel proprio ambito e di credere nel proprio mestiere, senza giudicare o sforare in oneri e responsabilità che con le competenze singole di ognuno di noi c’entrano poco. Oggi Civita ricorderà quelle dieci vittime nella chiesa di Santa Maria Assunta alle 18:00 con una messa in suffragio a cui parteciperanno le autorità civili, religiose e militari del comprensorio, i componenti del “Comitato Familiari Vittime del Raganello”, presieduto da Teresa Santopaolo, i familiari delle vittime e i rappresentanti istituzionali delle comunità di alcune delle vittime. Subito dopo, alle 20:00, organizzata dallo stesso comitato ci sarà una fiaccolata che arriverà fino al Belvedere. Il ricordo e la reazione, per una comunità che ha reagito con umanità e senso di abnegazione alla tragedia, e che vuole guardare oltre a questa terribile data. Non si dimentica, nell’obbligo morale di ricordare le vittime e di portare a mente che tragedie del genere non dovranno mai più ripetersi…mai più.