Raid Usa su Baghdad, ucciso capo militare iraniano

NEW YORK. Donald Trump ordina l’uccisione del potente capo militare iraniano Qassem Soleimani e i militari americani eseguono una delle operazioni destinata a segnare profondamente i rapporti tra Washington e Teheran e le sorti del Medio Oriente.

Lo scenario tra Iran e Iraq
Soleimani era una figura di spicco dell’Iran, molto vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e considerato da alcuni il potenziale futuro leader del Paese. Era inoltre colui a cui facevano capo i Pasdaran, i guardiani della rivoluzione khomeinista e il suo braccio estero Al Quds. Ed era infine la figura chiave attorno a cui gravitavano tutte le formazioni sciite filo-iraniane che operano nella regione. A partire dalle Unità di mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi), la coalizione di milizie paramilitari sciite pro-iraniane attive in Iraq e protagonista di una escalation di tensioni e scontri con le forze Usa culminate con l’assedio all’ambasciata americana di Baghdad del 31 dicembre. I manifestanti hanno protestato contro il raid Usa sulle basi di Kataib Hezbollah, nei pressi del valico di al Qaim, a cavallo del confine con la Siria, che ha provocato la morte di almeno 25 combattenti e 55 feriti, come ritorsione all’attacco alla base di Kirkuk di venerdì scorso in cui è rimasto ucciso un contractor americano e ferite alcuni militari Usa. Eventi dinanzi ai quali gli Stati Uniti si aspettano ulteriori attacchi come afferma il segretario alla difesa Mark Esper che lancia un chiaro avvertimento: «Se accadrà se ne pentiranno, noi siamo pronti a difenderci e a impedire ulteriori azioni da parte di questi gruppi guidati dall’Iran». 

(Fonte, La Stampa)