MARATEA (PZ) – I requisiti, ufficialmente, li aveva tutti: italiano, piena età lavorativa, nessun reddito. Così l’uomo, un sessantenne nato e residente a Maratea ha regolarmente presentato la richiesta per l’accesso alla misura di contrasto alla povertà, prevista per chi ha introiti inferiori agli 8.000 euro annui, denominata “Reddito di Cittadinanza”. Dal mese di maggio, il beneficiario variava la propria condizione occupazionale in quanto avviato in un’attività di lavoro dipendente. Il tutto taciuto ai competenti organi e pertanto oggetto di denuncia all’Autorità Giudiziaria per la specifica casistica prevista dalla legge entrata in vigore lo scorso mese di aprile. All’operaio, i finanzieri della Tenenza di Maratea, sono arrivati facendo un controllo ad una multiproprietà condominiale amministrata da professionisti incaricati. Diversi i lavoratori impegnati con varie mansioni tra i quali il beneficiario del Reddito di Cittadinanza che, per un breve periodo, aveva addirittura prestato la propria opera alle dipendenze del Condominio senza contratto di assunzione. Così, se da un lato l’amministratore del condominio è andato incontro alle relative sanzioni previste per queste casistiche, dall’altro, i militari, hanno approfondito la posizione contributiva dell’operaio non in regola. Veniva quindi scoperto che il sessantenne, aveva già percepito regolare stipendio relativo al mese di maggio con un contratto di € 1.220,00 mensili e, contemporaneamente aveva già ottenuto nr. 2 accrediti relativi al Reddito di Cittadinanza pari ad € 614,52 relativi ai mesi di maggio e giugno. Un altro caso, invece, ha riguardato un beneficiario del Reddito di Cittadinanza che, in violazione alle norme che disciplinano gli aiuti, ha “dimenticato” di segnalare l’avvio all’attività lavorativa di un componente del proprio nucleo familiare. I due responsabili sono stati quindi segnalati alla competente Autorità Giudiziaria per violazione all’art. 3, comma 8 e art. 7, comma 2, del D.L. nr. 4/2019 che prevedono la reclusione da 1 a 3 anni. Gli Uffici INPS competenti, appositamente interessati, provvederanno alla revoca immediata del beneficio, al recupero di somme indebitamente percepite ed in caso di condanna, per i due soggetti non sarà possibile ripresentare la domanda per i prossimi dieci anni.