Sant’Andrea Avellino e il suo legame con Castronuovo

EDITORIALE – Castronuovo è un paese lucano che non raggiunge i 1000 abitanti, ma ha qualcosa in comune con una metropoli come Napoli. Il legame tra le due città è un santo. 

Si trova in provincia di Potenza. Il suo nome fa supporre una fondazione di origine romana, recenti studi la fanno risalire al 70 a.C., durante le guerre civili, quando il ribelle Spartaco arrivò in Lucania. Sicuramente l’attuale sito iniziò ad essere abitato in epoca medioevale, quando nel primo periodo delle invasioni barbariche le popolazioni delle campagne, per ragioni di sicurezza, si ritirarono nei centri maggiormente difendibili arroccati sulle colline. 

Il suo Santo Patrono è Sant’Andrea Avellino, per l’appunto compatrono della città partenopea, difatti il suo nome compare nella lista dei numerosi patroni della città stilata il 24 settembre 1625. 

Il legame tra il piccolo borgo e il Suo patrono è fortissimo, tanto che al toponimo Castronuovo, dalla storia antichissima, nel 1863 fu aggiunto “di Sant’Andrea”, in onore di Sant’Andrea Avellino nativo di questo centro. Un legame altrettanto forte esiste tra questo Santo nato a Castronuovo e Napoli, dove ha svolto molto del suo operato e dove ha concluso la sua vita terrena.

Lancillotto Avellino, questo il suo nome di Battesimo, nasce a Castronuovo nel 1520, probabilmente tra il 4 ottobre ed i primi giorni di novembre, primo di due figli di Giovanni e di Margherita Appella. Appartiene ad una famiglia molto probabilmente non povera, perchè viene avviato agli studi già in tenera età. A curare la sua prima educazione scolastica è lo zio materno, don Cesare Appella arciprete a Castronuovo. Appena dodicenne viene mandato a Senise per continuare gli studi. Nel paese molto più grande del borgo natio, il giovane Lancillotto può allargare i suoi orizzonti di conoscenza in nuove materie come le lettere, la musica, la matematica. Appare chiaro che, come lo zio, si sta avviando ad una carriera ecclesiastica, difatti quando è diciassettenne, il 17 agosto 1537, il vescovo di Anglona lo ordina diacono, primo gradino dell’ordine sacro e lo invia a collaborare con lo zio arciprete. A 25 anni è ordinato presbitero, ma il suo progetto per il futuro non è quello di fare il parroco di un paesino, non si accontenta degli studi fatti. Quindi, un anno dopo va a Napoli dove si iscrive all’Università. Don Lancillotto è un prete che non si accontenta di fare il semplice sacerdote, ma aspira ad altro. La sua prossima tappa è quella della laurea in utroque iure, oltre a essere prete si prefigge lo scopo di essere dottore in diritto civile e canonico, questo fa pensare ad una meta a cui spera di arrivare. Forse pensa di diventare Vescovo? O aspira ad essere un principe del Foro? Non conosciamo quei suoi sogni di giovane studioso, ma alle volte alcuni sogni non si realizzano perché fermati da aspirazioni ancor più grandi ma da ottenere nell’umiltà. A scombinare i piani del prete di Castronuovo saranno le nuove idee portate da Ignazio di Loyola. Lancillotto conosce nel 1548 un gesuita spagnolo, Padre Diego Lainez.

La frequentazione di questo padre, dell’ambiente gesuita, degli esercizi spirituali tenuti da loro rivelano a Lancillotto un modo nuovo di sentire il suo essere sacerdote, di fatti egli stesso non nasconderà che questo momento della sua vita sarà quello di una vera conversione.  Don Lancillotto continuerà i suoi studi universitari, ma rinuncerà alla laurea, imparerà a dominare quello che gli suggerisce la sua volontà, cercherà di raggiungere una perfezione tale da consentirgli di accettare sempre di più la volontà di Dio. Terminati gli studi, dopo la rinuncia al titolo, conosce l’ordine dei Teatini, che San Gaetano di Thiene aveva da poco fondato e che era presente a Napoli, nella Basilica di San Paolo Maggiore. In questo periodo un altro episodio segna in modo particolare la sua scelta di vita: è provvisoriamente presso la Curia di Napoli dove esercita l’attività di avvocato e viene incaricato della difesa in tribunale di un sacerdote. Da buon avvocato quale era diventato, non ha problemi nel vincere la causa, ma ciò avviene usando la menzogna. Capisce in questa situazione che questo modo di agire, questo lavoro, lo allontanava dalla Verità. La crisi interiore si fa nuova ricerca, non arrendevolezza. 

Viene intanto incaricato dalla curia napoletana di riformare la vita del monastero di Sant’Angelo a Baiano. La consuetudine per le famiglie nobili di obbligare le figlie, che non avevano trovato un matrimonio abbastanza conveniente per loro e soprattutto per le loro famiglie, a farsi monache, aveva creato una situazione di rilassamento e di allontanamento dalle regole, totalmente incoerente con la vita monastica. Don Lancellotto procurò con tutte le sue forze un cambiamento totale di questa vita dissoluta, introducendo una disciplina più dura e più consona alla vita religiosa, questo gli procurò inimicizie, risentimenti e avversioni. Addirittura fu vittima di un tentativo di omicidio.

In questo periodo torna a Castronuovo, qualcuno pensava per dedicarsi alla vita più comoda di un curato di campagna, ma non è così, torna per cedere al fratello la sua parte di eredità. Liberò dai beni materiali ritorna a Napoli ed il 14 agosto 1556 fa il suo ingresso, come postulante, presso la comunità dei teatini a San Paolo: comprende che la sua vocazione è quella di essere un semplice religioso. Il successivo 30 novembre fu ammesso come novizio ed indossando l’abito dei teatini prende il nome di Andrea. Il 25 gennaio del 1558  padre Andrea Avellino professò i voti che lo immettevano in modo perpetuo all’Ordine teatino.

L’anno seguente venne convocato a Roma da Papa Paolo IV che, insieme a san Gaetano aveva fondato l’ordine dei Chierici Regolari Teatini e, nel 1560, diventò maestro dei novizi, incarico che portò avanti per 10 anni in modo encomiabile. I suoi impegni nell’ordine diventano sempre più pressanti, viene nominato preposito di San Paolo Maggiore, visitatore delle Province Lombarda e Campana.

I suoi propositi per essere un buon superiore erano pochi ma precisi: agire con fermezza e dolcezza, insegnare con l’esempio e poi con la parola, vedere tutto, dissimulare molto, correggere poco, valutare la buona volontà e apprezzare l’operato dei confratelli e farlo conoscere agli altri.

Fu attivo nella vita sociale della città, si dedico in modo estenuante alla formazione dei giovani, mise a disposizione dei bisognosi i beni del suo ordine. Durante il periodo in cui fu superiore l’ordine ebbe un  grande sviluppo nelle province di Napoli, Roma e Milano.

Il 10 novembre 1608, nella Basilica di San Paolo Maggiore a Napoli ai piedi dell’altare dove stava per iniziare la celebrazione della Messa fu colto da un malore e la sera dello stesso giorno durante una visione celestiale terminò la sua esistenza terrena.

Il processo di beatificazione ebbe inizio nel 1614 e fu dichiarato beato da papa Urbano VIII il 14 ottobre 1624, papa Clemente XI lo proclamò Santo il 22 maggio 1712. Le sue spoglie mortali riposano in San Paolo Maggiore a Napoli, la sua festa liturgica si celebra il 10 novembre.

Sant’Andrea Avellino è invocato contro la morte improvvisa. È patrono del suo paese natio Castronuovo di Sant’Andrea, di Monasterace in provincia di Reggio Calabria e di Badolato in provincia di Catanzaro. È compatrono di Napoli e della Diocesi di Tursi Lagonegro. Nel suo paese dove viene festeggiato oltre che il 10 novembre anche la terza domenica di maggio e il 13 agosto, c’è una cappella intitolata al santo sorta sulla sua casa natale. Vi sono, inoltre, un ulivo legato alla sua memoria sulla strada che conduce da Castronuovo a Calvera ed un museo della Vita e delle Opere di Sant’ Andrea nella cappella precedentemente intitolata a san Filippo Neri. Si hanno notizie di una chiesa intitolata al Santo nel Comune di Macerata fatta edificare dal Marchesi Consalvi presso la loro casa di campagna nel 1787.

È interessante notare come, la figura di questo lucano, partito da un piccolo paesino, grazie alla potenza del suo ideale (diremo della sua santità) sia oggi conosciuta in tutta Europa. Sculture e dipinti raffiguranti Sant’Andrea si trovano in molte parti di Italia ma anche di Europa, oltre che in San Paolo Maggiore a Napoli, nella chiesa di Sant’Antonio a Milano vi è un dipinto raffigurante l’apoteosi di Sant’Andrea Avellino opera del Procaccini. Sculture raffiguranti il Santo di Castronuovo sono presenti in Basilicata, a Moliterno nella chiesa di Santa Croce una scultura lignea testimonia il precoce culto di Andrea già da Beato (busto reliquiario sull’altare maggiore). La chiesa moliternese era annessa al convento francescano dei riformati fondato da Don Luigi Carafa che fu amico del Santo (si conserva la corrispondenza tra i due). Oltre a questo emblematico caso di legame con la sua terra di origine, sculture di Sant’Andrea si trovano a Milano, Firenze e nella chiesa di San Gaetano a Madrid. 

Antonio Rubino