«Scappare da noi è molto, molto più facile che scavare dentro di noi» Geografia di un dolore perfetto di Enrico Galiano

EDITORIALE – Il protagonista del romanzo, Pietro, è un professore universitario di mezz’età. Appassionato di geografia, ha una vita apparentemente serena, ma dentro di sé conserva un punto spezzato che non riesce in alcun modo a riparare. È in vacanza quando riceve la notizia che sconvolge la sua esistenza e rimette in gioco tutta la sua vita: deve immediatamente partire per Tenerife perché suo padre è in fin di vita. Quella di Pietro è una storia complicata: abbandonato dal padre all’età di otto anni, ha costruito, da quel momento, l’immagine di un papà supereroe, specie nei racconti fatti ai compagni di scuola, dove quel padre è diventato un ricercatore, un geografo sempre in giro ad esplorare nuove e lontane terre. Un bambino che diventa un adulto consapevole, conscio del fatto che si può essere orfani di genitori vivi.

Galiano riesce con fluidità, delicatezza e intimità a esprimere il dolore e la sensazione di rottura dovuti all’abbandono del padre. La spezzanza di cui parla è proprio la sensazione di sentirsi rotti in tanti piccoli pezzi, poiché quando qualcosa si rompe non sempre c’è un rimedio. E difatti, a cuore aperto, l’autore confessa che “anche quando sorridi, anche quando sei felice e spensierato, sai che sei rotto in qualche punto, come un giocattolo difettoso. Cerchi di nasconderlo, camuffi più che puoi, ma sai che è così e hai sempre paura di essere scoperto”. E così che si sente Pietro, spezzato dal dolore di un’infanzia segnata da quella mancanza.

Geografia di un dolore perfetto èun romanzo autobiografico di un’attesa che diventa viaggio a ritroso nella vita; è l’attesa di un bambino seduto alla finestra ad aspettare, come si aspetta la neve, un padre che non arriva. Enrico Galiano svela la sua anima al lettore, scandagliando le sfumature e le complessità dei rapporti tra padre e figlio. Un rapporto a volte precario, a volte indistruttibile. Vuoti da riempire, fantasmi da affrontare con la fantasia, desiderio di sopravvivenza al dolore intenso di un abbandono, perché come scrive Galiano “dentro la spezzanza c’è sempre un po’ di speranza”.

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