Sono trascorsi esattamente otto anni dal crollo dell’albergo di Rigopiano (Abruzzo), a causa di una valanga. Era il 18 gennaio 2017

EDITORIALE – E’ ancora vivo in tutti noi  il ricordo di una tragedia in parte dovuta alla forza bruta della natura, ma anche agli errori e alle inadempienze degli uomini. Prendendo spunto da alcune testimonianze ascoltate in programmi televisivi nell’immediatezza della tragedia, provai a immaginare una situazione terribile nella quale tutti potremmo trovarci coinvolti.

Neve…neve…neve…tanta neve! Il cielo è una coltre bassa e lattiginosa.

Nadia ha dormito poco. Alle prime luci dell’alba è già dietro i vetri della finestra dell’albergo dove, con suo marito ed il figlio, è giunta due giorni prima per trascorrere il fine settimana. 

Guarda, sorpresa e preoccupata, il paesaggio innevato e la danza dei fiocchi di neve.

Durante la notte spesso è stata svegliata dal cigolio del letto che si muoveva. Ormai  hanno imparato a convivere con quelle scosse sismiche, ma non riescono a frenare l’ansia e il terrore che li assale in quei secondi interminabili!

Accanto a lei suo marito Sebastiano. Il piccolo Edoardo dorme tranquillo nel suo letto: la sera prima ha voluto che fosse accostato al lettone dei genitori.

– Dobbiamo andare via al più presto. Non è prudente rimanere qui.

– Queste scosse mi terrorizzano. Non possiamo uscire dall’albergo, affonderemmo                                             nella neve! 

Il paesaggio che si mostra ai loro occhi è unico, straordinario!

Una coltre bianca copre ogni cosa. I rami degli alberi, appesantiti dal grande carico di neve, tendono i loro rami verso il basso quasi alla ricerca di un sostegno per alleggerire l’enorme peso.

Gli ospiti dell’albergo si ritrovano nella sala da pranzo per la colazione. Sono tutti molto preoccupati e ansiosi di andare via al più presto.

Il direttore dell’albergo li tranquillizza, dicendo:

“Ho inviato una e-mail a vari organismi istituzionali: manderanno entro oggi i mezzi necessari per rendere percorribile la strada. Preparatevi, aspetteremo l’arrivo della turbina tutti insieme nella hall”.

Alle 15 sono tutti pronti con i loro bagagli.

Quello che succede all’improvviso è inimmaginabile!

Un boato assordante precede il crollo dell’albergo, che si accartoccia su se stesso. Travi, pietre, mobili e oggetti vari vengono sospinti da una massa enorme di neve frammista a tronchi e rami di alberi, che si abbatte con una violenza inaudita sugli eleganti e raffinati locali dell’albergo e li trasforma in un ammasso caotico e 

indefinito. In pochi secondi si consuma una tragedia che rimarrà indelebile nella memoria di chi l’ha vissuta e ne è uscito vivo.

Sembra incredibile come la Natura che noi spesso consideriamo materna e protettiva possa accanirsi con tale violenza sui suoi figli, aggredendo, travolgendo e uccidendo senza pietà!

Il silenzio che segue è spettrale. 

La vita e la morte sono facce della stessa medaglia. Ognuno di noi possiede la sua medaglia che, lanciata nelle intricate “strade” della VITA, può posarsi mostrando l’uno o l’altro verso. Si decide così il nostro destino!

Anche per gli ospiti dell’albergo Rigopiano, il verso della loro medaglia ha segnato la VITA o la MORTE.

Certamente era il verso della VITA quello di Giorgia, Vincenzo e Francesca.

Si sono ritrovati vicini, in uno spazio angusto che appena permetteva loro di muoversi su un fianco, al buio e al freddo, circondati da macerie e da un’ingente massa di neve ghiacciata. 

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