Stellantis, la DS 8 prima speranza per il rilancio di Melfi

MELFI (PZ) – Della DS N°8 si conoscono ormai tutti i dettagli: motorizzazioni, allestimenti e prezzi. Arriverà nelle concessionarie a settembre, ma già oggi è stata aperta la raccolta ordini e l’impianto cui è stata assegnata ha iniziato a sfornare i primi esemplari. Parliamo della fabbrica di Melfi, in Basilicata, un sito alle prese da anni con un forte calo dei volumi (Jeep Compass e Renegade sono alla fine del loro ciclo di vita, mentre la Fiat 500X è quasi fuori produzione) e ora nel pieno di una fase di rilancio grazie all’arrivo di sette novità.  

Si parte dalla francese. I numeri, come al solito, forniscono un quadro esaustivo del periodo di difficoltà affontato dall’impianto lucano. Quattroruote ha avuto la possibilità di visitare la fabbrica e, in particolare, il suo cuore pulsante: l’unità di montaggio. Ebbene, attualmente la linea opera su un solo turno lavorativo di sette ore (alla lastratura e alla verniciatura i turni sono invece due) e sforna appena 170 vetture al giorno: come detto, si tratta per lo più di Jeep Compass e Renegade e di qualche unità della Fiat 500X. Inoltre, è iniziato l’assemblaggio proprio della DS N°8. Nell’attuale fase, se ne producono 10-12 ogni giorno. La cifra è ancora esigua, ma è comprensibile: il nuovo modello non arriverà nelle concessionarie prima di settembre e gli ordini sono stati aperti poche settimane fa, più che altro per intercettare la domanda di canali come il il noleggio e le flotte aziendali. Per quanto bassi, i volumi attuali sono comunque importanti per garantire il necessario addestramento alla forza lavoro. In sostanza, meglio una “salita produttiva soft” che una rapida, ancor più se si considerano tutte le novità di processo legate al nuovo modello. Infatti, a Melfi è stato avviato circa un anno e mezzo fa l’assemblaggio dei pacchi batteria: le celle arrivano dall’esterno e poi vengono inserite in apposite strutture portanti prodotte internamente.

DDS Melfi-9

Il confronto con il passato. Una cosa è certa: gli attuali volumi totali e la dimensione della forza lavoro sono lontani dai record del passato. Le 170 automobili odierne si confrontano con anni in cui la catena di montaggio sfornava fino a 450 vetture al giorno su un singolo turno. Inoltre, oggi Melfi impiega oggi circa 5 mila persone, quasi 2 mila in meno rispetto al record di oltre 7 mila raggiunto quando Sergio Marchionne decise di portare nello stabilimento lucano le prime produzioni all’estero della Jeep (prima la Renegade e poi la Compass). Bastano poi i volumi per comprendere le difficoltà di una fabbrica che rappresenta un importante sbocco occupazionale per l’intera area circostante e per diverse regioni (al massimo della sua operatività dava lavoro perfino a persone in arrivo dalla Calabria o dalla Sicilia). Il 2024, secondo i dati della Fim-Cils, è stato un anno nero per Melfi, con poco più di 108 mila veicoli prodotti, ben il 63,5% in meno rispetto al 2023. Eppure, l’impianto lucano ha una storia importante alle sue spalle: è stato l’ultimo grande stabilimento realizzato dal gruppo Fiat (l’inaugurazione risale al 1993) e il primo improntato alle nuove metodologie della produzione snella, ha sfornato modelli cruciali per il rilancio del Lingotto, come le Fiat Punto e Grande Punto e le Lancia Ypsilon. Inoltre, è stato l’architrave del sistema World Class Manufacturing (voluto da Marchionne e oggi abbandonato per non si sa per quali motivi) e il primo sito estero a produrre modelli del marchio Jeep.

Le strategie di DS. Oggi, Melfi è il primo impianto italiano a sofrnare modelli DS. Il debutto, come detto, è affidato alla DS N°8 (tra l’altro assegnata a Melfi già a maggio 2021, poco dopo il perfezionamento della fusione tra FCA e PSA), ma sarà seguita tra pochi mesi da altri sei modelli. Se l’ammiraglia del marchio francese sarà solo elettrica, tutte le altre vetture saranno sia a batteria, sia ibride: la nuova Jeep Compass entro la fine dell’anno, un altro modello DS nel 2026 e quindi un’altra ammiraglia per la Lancia, la Gamma. Tutte le vetture saranno cruciali per raggiungere l’obiettivo (indicato da Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa di Stellantis) di riportare Melfi a produrre almeno 200 mila auto l’anno. Ovviamente, molto dipenderà dall’andamento del mercato delle elettriche, ma la decisione del gruppo di portare in Basilicata anche la piattaforma multi-energia Stla Medium e quindi le ibride rappresenta una speranza concreta di rilancio. Fare previsioni è oltremodo difficile e complesso: in ogni caso, la N°8 rappresenta una delle prime speranze per Melfi e, soprattutto, l’opportunità per la DS di rilanciare le sue fortune, in primis in Italia. L’ammiraglia, infatti, non è solo la “testimonianza di un know-how premium” o la chance di aumentare la notorietà del marchio, ma è anche il tassello necessario per sostenere un ritorno alla crescita dei volumi. La N°8, che quest’anno sarà accompagnata da un altro lancio (il modello non è ancora stato precisato, ma dovrebbe essere la nuova generazione della DS 4) dovrà supportare un ritorno alla crescita per il marchio, anche in Italia: il management conta di passare dalle 6 mila immatricolazioni del 2024 a 7.500 nel 2025 (per il 55% nel canale B2B e questo spiega perché sono stati già aperti gli ordini della nuova ammiraglia), consolidando una presenza che attualmente ha una penetrazione dello 0,5% (2,5% nella fascia alta). Per il 2026 si sale, invece, a 8.500 vetture, per crescere ulteriormente negli anni successivi. Insomma, Melfi è destinata a tornare al centro del mondo dell’auto europeo, a patto che il mercato e la domanda non le voltino le spalle.

Fonte e info dettagliata, Quattroruote.it

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