EDITORIALE – In tutti i Comuni d’Italia è presente un monumento dedicato ai caduti in guerra. Anche nella frazione più periferica, questi monumenti rappresentano ancora oggi una storia che per quanto particolareggiata, drammatica, complessa, risulta anche affascinante e ‘accomunante’.
Ricostruire le vicende di un monumento ai caduti, della sua costruzione, delle sue “aggiunte”, dei suoi nomi, significa raccontare anche un pezzo di storia dell’ Italia intera. Per certi versi, si ripercorre quell’assunto che vuole che la Grande Guerra del ‘15-‘18 sia stata la grande tragica occasione di reale unificazione del popolo italiano.
Storia di un monumento ai caduti: Moliterno.
Il 21 luglio 1921, il Sindaco di Moliterno Vincenzo Doti rende noto che si è costituito un comitato pro monumento ai caduti. La volontà popolare di edificare un monumento che ricordasse i caduti della Grande Guerra, terminata da qualche anno, si traduce anche in una raccolta di fondi. Il comitato appena sorto ha proprio questo scopo, una sottoscrizione pubblica per avere i fondi necessari a costruire il monumento.
Nel 1922 arriva un contributo di lire 500 da parte del Ministero per la Real Casa, direttamente, quindi, da Sua Maestà Vittorio Emanuele III.
Intanto, il 1922 è anche l’anno in cui Dario Lupi, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, lancia la proposta di creare in tutti i centri abitati d’Italia un Parco o un Viale della Rimembranza, per ricordare e onorare i caduti della prima guerra mondiale.
Siamo agli albori del fascismo, la prosopopea del regime trasforma il ricordo della Grande Guerra in propaganda, facendo del malcontento dei reduci anche strumento per nuovi scontri, violenza, divisioni. Ma non solo questo. Nei Parchi della Rimembranza, in epoca fascista, si prevede che per ogni caduto in guerra i bambini delle scuole dovranno piantare un albero e curarlo. La cura dell’albero si traduce in cura dell’amor di Patria e della memoria.
A Moliterno, il 4 ottobre 1924, il Consiglio Comunale delibera di realizzare un Parco della Rimembranza all’interno del quale doveva poi inaugurarsi una lapide in ricordo dei caduti della Grande Guerra.
Si legge in una delibera di consiglio del 27\12\1925 che il Comune intende intervenire con uno stanziamento di bilancio per agevolare l’opera di un comitato per la erezione di un monumento ai caduti, che ha già raccolto una somma che se integrata dal Comune può raggiungere lo scopo di creare il parco e il monumento in ricordo dei caduti.
Emerge dai documenti che gli amministratori hanno scelto che il parco della rimembranza debba sorgere sulle colline del Petrosello (allora luogo non incluso nel centro abitato).
Mentre la burocrazia dello stato fascista si imbriglia nelle beghe paesane per scegliere il posto migliore dove far sorgere il nuovo parco della memoria, il 2 dicembre 1925 viene promulgata una legge che rende obbligatorio in ogni Comune la presenza di Parchi o Viali della Rimembranza. La commemorazione dei caduti non poteva essere più solo un valido auspicio, ma era una imposizione di legge.
I documenti di archivio ci raccontano di un vasto dibattito sulla giusta ubicazione del Parco della Rimembranza. È un’Italia dove il confronto politico ha già registrato fatti come il delitto Matteotti. Mussolini ha già pronunciato un famigerato discorso nel quale afferma che se il fascismo è una associazione a delinquere lui ne è il capo. Il dibattito politico, nei fatti, è soppresso. Eppure nei piccoli paesi si dibatte su dove edificare il monumento ai caduti.
A Moliterno c’è chi lo vuole al Petrosello, lungo la via la Nazionale, fuori dall’abitato. Un altro gruppo invece sostiene che debba sorgere nel giardino della Chiesa di Santa Croce. Intanto, mentre ancora non si posa la prima pietra, il Comitato pro Monumento ai Caduti di Moliterno decide, anche per ottemperare alla legge, di commissionare una lapide con i nomi dei caduti della prima guerra mondiale. Sul finire dell’anno 1925 la lapide, della quale in archivio si conserva un bozzetto su carta, venne affissa sul muro della chiesa di Santa Croce:
Il Comune scrive nel marmo i nomi dei figli suoi / che la fiorente vita diedero in sublime olocausto / all’amore di Patria / nella titanica guerra 1915-1918. / Ne duri perenne la memoria / esempio monito incitamento / alle generazioni future / onde per esse si compia e coroni / l’opera dei caduti / restituendo all’Italia / il soglio di regina delle Nazioni / due volte tenuto nel corso della sua storia trimillenaria.
Il 30/11/1927 la carta intestata del Comune di Moliterno presenta ancora la dicitura “Sindaco”, ma sul finire del 1926 il Regime aveva annullato gli organi elettivi, a capo dei Comuni viene posto un Podestà nominato (prima dal Re e poi dal Ministero dell’Interno). Il Prefetto della Provincia e la Giunta Amministrativa Provinciale hanno potere di controllo sui Podestà, le “autonomie locali” sono smantellate. E il 30 novembre del ’27, su quella carta intestata che ancora richiama gli organi consiliari e la figura del Sindaco, il Podestà di Moliterno De Gerardis, registra la sua deliberazione: bisogna procedere senza indugio alla costruzione del parco della rimembranza e del monumento ai caduti. Nell’atto deliberativo ricorda che l’opera del comitato ha permesso di incassare la cifra di 20.000 lire.
La volontà di edificare il monumento è reale, condivisa dai cittadini che partecipano con quote pro capite alla raccolta fondi. Ma, davvero, l’indole del moliternese non si piega a una scelta rapida e superficiale basata sulle risorse a disposizione. Già tutti i Comuni limitrofi si stanno dotando del monumento, ma Moliterno in quegli anni è il centro principale del comprensorio, il paese di riferimento. Sarconi viene annesso a Moliterno come frazione. I moliternesi non si accontentano di un semplice monumento: tra il 1921 e il 1926 si susseguono preventivi e contatti che emergono dai fascicoli dell’archivio storico, discussioni molto lunghe verbalizzate in seno al comitato. Viene recepito il preventivo di un artista, tale Barone, che propone un monumento in marmo di Carrara (se ne conserva il bozzetto) che costerebbe 60.000 lire. Ma la spesa è troppo alta anche per l’orgoglio paesano. Il progetto viene bocciato.
I Podestà di nomina regia e ministeriale si susseguono e continuano a deliberare: parco e monumento si devono fare. Ma, qualcosa si blocca sempre: una volta nasce un intoppo sugli espropri (c’è qualche conflitto di interesse? costano troppo?), una volta si vuole fare le cose così in grande che non bastano i soldi (il vecchio detto che vuole i moliternesi orogliosamente smargiassi, nasce il detto degli “spacca frittate”). Fatto sta che il monumento non si realizza.
Il 5 ottobre 1929, all’ennesima delibera che da Moliterno viene inviata alla Giunta Provinciale, contenente come dispositivo l’intenzione di istituire il Parco della Rimembranza, il Prefetto di Potenza risponde così:
Restituisco la deliberazione del 17 agosto 1929, n.81, relativa all’oggetto sopraindicato, osservando che per l’impianto del parco della Rimembranza, dai diversi amministratori che si sono succeduti in cotesto Comune si sono fatte finora molte proposte e nulla si è attuato. La prego pertanto scegliere definitivamente la località dove si vuol sorgere ora detto parco fornendomi chiarimenti ed indicandomi la somma disponibile per lo scopo.
L’intimazione prefettizia non produce nulla nell’immediato. Le divisioni tra fazioni contrapposte oppure altre imperscrutabili ragioni, soffocano la volontà dei cittadini. La svolta arriva nel 1932.
25 settembre 1932, il Comitato per il Monumento ai caduti presieduto dal Podestà Don Giuseppe Gatta, si riunisce. È l’ora delle decisioni irrevocabili. Nel verbale dell’incontro si legge:
La somma di Lire 24.389,80 raccolta dal comitato e depositata su un libretto presso Il Banco di Napoli filiale di Moliterno, non è sufficiente allo scopo di erigere un monumento ai gloriosi caduti di Moliterno nella guerra 1915-18, per cui sarebbe opportuno invertirla in altre opere che potrebbero egualmente dedicarsi alla memoria dei nostri gloriosi caduti. Richiamata la delibera consiliare n.5 del 4\10\1924, dalla quale si rileva che il consigliere avv. Galante Domenico faceva notare che la spesa per un monumento degno di Moliterno, giusta lettera dello scultore Barone, ammontava a lire 60.000 per la sola statua, per cui non essendosi né potendosi raggiungere mai tale somma mediante pubblica sottoscrizione si rende irrealizzabile l’encomiabile, ma inattuabile costruzione del ripetuto degno ricordo monumentale. Ritenuto che ad imperituro ricordo dei nostri gloriosi caduti i loro nomi sono già scolpiti nel marmo in una lapide apposta sulla facciata della Chiesa di Santa Croce attigua al municipio; Ritenuto altresì che dalla grande guerra sono ormai trascorsi tre lustri senza che l’aspirato e desiderato monumento abbia vista la luce, per cui la summenzionata somma non avrebbe altra sorte che rimanere accantonata senza alcun utile pel Comune, non solo, ma senza neppure ravvivare nella cittadinanza il ricordo dei caduti, pur trovando sempre il sacro culto dei morti largo eco nella nostra popolazione educata a si nobili tradizioni di patriottismo;
Il presidente ciò premesso propone che la summenzionata somma di lire 24.389,80 raccolta per l’erezione del monumento ai caduti, sia destinata invece alla costruzione di un villetta comunale nel largo compreso tra Via Roma e la Casa del Fascio per la quale occorrerebbe una somma di lire 28.000. (come da preventivo dell’ing Giulio Giliberti).
Tale villetta, che potrebbe essere dedicata alla memoria dei nostri gloriosi caduti, avrebbe anche il merito di apportare un notevole miglioramento estetico alla principale strada del paese, dotando il Comune di un verdeggiante, simpatico e comodo luogo di passaggio.
Approvato alla unanimità.
Dopo dieci anni, ecco la soluzione. Intano, nel giugno 1932 si era acquisito il progetto dell’ing Giulio Giliberti di Saponara (attuale Grumento Nova) che prevedeva la sistemazione a villetta recintata con una vasca centrale che doveva essere da progetto di forma circolare.
Il progetto di Giliberti prevede una spesa di lire 28.000. Il Comune utilizzando i soldi del Comitato deve aggiungere la cifra di 3610 lire. Il Podestà non perde tempo e il 20 novembre del 1932, autorizzando un mandato di pagamento a suo nome (essendo egli anche presidente del Comitato pro-monumento) stabilisce che la somma necessaria a completare l’opera verrà reperita dagli interessi di un deposito del Comune al Banco di Napoli relativo ai proventi dei tagli boschivi.
La Giunta Provinciale Amministrativa non approva la spesa. La delibera viene bocciata. Si blocca di nuovo l’iter.
Immaginiamo, però, che i preparativi per sistemare il luogo scelto per onorare la memoria dei caduti non si fermino. Ormai la scelta è compiuta. I lavori per l’edificazione della villetta partono. Resta il problema di come far fronte alle maggiori spese previste dal progetto. La volontà di avere un monumento si è intersecata con la possibilità della sistemazione di un luogo che costeggia la trafficata via Nazionale, allora percorsa da chiunque dalla Valle dell’Agri si recasse verso la Campania, il Vallo di Diano, Salerno e Napoli. Ancora oggi la Villa Comunale è il centro nevralgico del paese, nata per onorare i caduti ne conserva nel cuore il monumento in memoria. Ma in quel fine anno 1932 villa e monumento ancora non ci sono.
Delibera del Podestà del 12 agosto 1933: si decide che gli interessi del deposito per le somme introitate per il taglio del bosco Faggeto, devono essere iscritte in bilancio come contributo per la costruzione del monumento ai caduti.
Il Podestà decide allora di scrivere lettere a tutti i rappresentanti del comitato, tra i quali ci sono personalità di spicco, basti pensare a Domenico Galante, all’epoca già segretario generale del Senato.
Nel carteggio archivistico riguardante l’affare Momumento ai caduti, si perdono le tracce di altri atti deliberativi. Nella tabella delle opere pubbliche del 1933, la spesa prevista per il monumento e la villa viene aggiornata: 33.608,25 lire. Evidentemente le questioni contabili sono risolte, non sapremo come.
Oggi il Monumento ai Caduti di Moliterno porta la data del 1933.
Ma, la sua storia non si esaurisce in quell’anno, non solo perché alle lapidi verranno aggiunti anche i nomi dei caduti della Seconda Guerra Mondiale. La documentazione archivistica ci dice che in quel 1933 fervono ancora le attività per il completamento del monumento. Vengono chiesti al Ministero della Guerra dei residuati bellici.
Il 25 dicembre 1933 (si proprio nel giorno di Natale) il Ministero fascista della Marina aveva concesso 4 spezzoni di catena per l’importo complessivo di favore di lire 50. Il 23 gennaio 1934 le bombe per bombarda da 400 stanno arrivando alla stazione di Montesano. Il 22\2\1934 il Podestà scrive alla direzione d’artiglieria del corpo d’armata di Bologna: sono arrivate le 4 bombe per bombarda da 400 vuote, sono giunte da un mese, ma sono sprovviste di spolette. Il 26\2\34 da Bologna rispondono che tutte le bombe in loro possesso sono prive del tappo. Che si accettino quelle o che si faccia allestire un tappo da un artigiano locale.
Dopotutto, dopo una storia lunga dieci anni, non poteva essere una spoletta il problema del monumento. Difatti, ancora oggi le bombe che adornano il monumento sono prive di spoletta. Qualcuno soffermandosi dinanzi al monumento si chiede come mai quelle vecchie bombe siano prive di tappo. Il motivo emerge dai documenti di archivio, che raccontano di una storia italiana forse ancora in grado di parlare all’oggi. La retorica dell’epoca chiedeva la potenza della guerra: voleva anche le spolette! Oggi, senza retorica, senza quelle spolette, dobbiamo ricordare per la Pace.
La storia del monumento di Moliterno emerge da un fascicolo dell’Archivio Storico del Comune di Moliterno, dove viene reperito anche questo inedito testo, che alcuni illustri cittadini moliternesi dedicarono ai soldati in partenza per la Grande Guerra, la forza degli archivi non è il tempo, ma l’amore che cova tra la polvere in attesa di riemergere:
Voi figli di Moliterno, chiamati dalla Patria a compiere il dovere d’italiani nel dramma più colossale che la storia abbia mai illuminato sul nostro pianeta: il cui epilogo sarà la vittoria della civiltà, il trionfo del diritto contro la forza brutale, dell’ideale latino avverso alla tenebrosa barbarie, vi seguono con affettuosa simpatia, con materna sollecitudine quanti restano nel paese natio trepidanti e pur nobilmente vividi dell’altissima missione.
Nessuna preoccupazione deve turbare le menti vostre. Noi vi diciamo che le persone care, da voi qui lasciate, saranno considerate con affetto, pari a quello che nutrite per essi, da tutti i cittadini.
Siate tranquilli, l’impegno solenne sarà mantenuto.
Voi difronte al nemico ricordate sempre di essere i conterranei di Giuseppe Parisi, il generale stimato da tutta Europa, di Achille Mazzitelli, le cui ossa fremono o sussultano nella tomba recente, lo spirito del quale vi guarda e v’incora e vi protegge; di Giacomo Racioppi, primo fra i migliori di nostra gente, di Emilio e Tiberio Petruccelli, di Francesco Lovito che tanto contribuirono al risorgimento della Patria adorata.
La visione del campo di Battaglia e di vittoria non impressionerà voi concittadini di Petruccelli della Gattina che destò nel mondo indimenticabili moti e fremiti di orrore, di ammirazione, di pietà descrivendo altri campi di battaglia della nostra indipendenza.
Con voi portate tutte le fulgide tradizioni di Moliterno e lo sguardo di tutti è a voi rivolto. Siamo sicuri che ne sarete degni, che porrete in ausilio della nostra grande Patria tutte le energie feconde delle anime vostre.
Lo vincerete il nemico che tenta di respingere il mondo nel baratro tenebroso della miseria dei bassi tempi, e tornerete presto migliori di quando partiste, in tempo per gridare con noi:
Viva L’Italia, Viva Moliterno ! il giorno non lontano della commemorazione del centenario del nostro grande Ferdinando Petruccelli della Gattina (1915). Fortuna e Gloria a voi .
Vincenzo Pecora, Alferio Cilento, Vincenzo Valinoti Latorraca, Fedele Perfetti, Pasquale De Gerardis, Michele Padula, Donato Viceconti, Giuseppe Metelli, Gabriele Miglionico, Giovanni Bianculli, Giovanni Di Maria, Carlo Grande, Vincenzo Doti, Giuseppe Ferraro, Luca Petruccelli, Antonio Dalessandri.
Nel 2024 il monumento ai caduti di Moliterno è stato restaurato.