a cura di Emanuele Cantisani
EDITORIALE – La vicenda del rinnovo di Paulo Roberto Falcão con la maglia della Roma, svelata nel libro di Gianluca di Marzio, è senza dubbio una delle più suggestive e curiose dell’intera storia del calciomercato. Nell’estate del 1983 infatti, il fuoriclasse brasiliano era sul punto di lasciare la capitale a parametro zero, subito dopo aver vinto il secondo campionato della storia giallorossa da assoluto protagonista. Nessuno però conosceva ancora con certezza la sua destinazione: si erano fatte avanti Verona e Napoli, ma l’Inter grazie alle furbizie e alle abilità del direttore sportivo, Sandro Mazzola, sembrava la possibilità più accreditata per il trasferimento. Difatti, proprio il presidente neroazzurro Friazzoli in extremis, riuscì a trovare l’accordo con il procuratore del brasiliano, Cristoforo Colombo.
Prima di depositare il contratto in Lega, la mattina seguente, il ds Mazzola decise di chieder conferma al patron interista, ma proprio in quel momento accade l’impensabile. Subito dopo aver saputo dell’addio di Falcao da Roma, infatti si intromisero nella questione addirittura la politica e la Chiesa. Il rinnovo diventa a tutti gli effetti un dossier che finisce addirittura tra le aule della Camera e del Senato, finendo tra le mani di Andreotti, fanatico tifoso romanista. Il braccio destro di quest’ultimo, Franco Evangelisti, prende in mano la situazione e scopre che la madre del brasiliano, la signora Azise, è profondamente religiosa oltre che estremamente legata al figlio. “Sembrerebbe che papa Wojtila speri nella sua permanenza in giallorosso” sono le parole che vengono pronunciate telefonicamente alla madre del giocatore, la quale inevitabilmente riferisce tutto al figlio.
Il contratto nerazzurro fu tempestivamente stracciato e l’avvocato del brasiliano, Colombo, convinto dal presidente della Camera di Commercio Italo-Brasiliano, firmò definitivamente il rinnovo con la Roma. Questo, proprio nello studio di Andreotti, in un palazzo davanti al Parlamento, con il Presidente del Consiglio fotografato mentre stringe la mano all’avvocato e all’intermediario Dario Canovi.