#TellMeRock, Sting e la triste e potente attualità di “Russians”. Trentanove anni dopo

EDITORIALE – Trentanove anni fa, il musicista britannico Gordon Matthew Thomas Sumner, alias Sting, ha scritto una canzone che oggi, alla luce del conflitto in corso in Ucraina, ritorna di grande attualità. La canzone si intitola “Russians“, parla dell’amore che anche i russi hanno per i loro figli ed è stata scritta in piena guerra fredda, quando Unione Sovietica e Stati Uniti si confrontavano minacciandosi a vicenda. Come stanno facendo oggi Russia e America.

La storia di quella canzone inizia il 23 aprile 1891, giorno della nascita di un futuro pianista e direttore d’orchestra, ma soprattutto di un compositore che avrebbe segnato la storia della musica: Sergei Prokofiev. Molti credono che fosse russo, ma ciò non è esatto. Prokofiev nacque nell’Impero russo, ma il suo luogo d’origine – il villaggio di Sontsivka – si trovava nell’attuale Ucraina.
Nel 1933, all’età di 42 anni, Prokofiev tornò in Unione Sovietica e ricevette la sua prima commissione: doveva comporre la musica per il film “Il tenente Kijà”.

Quella colonna sonora, suddivisa in cinque parti, comprendeva anche il tema della storia d’amore del tenente. E fu proprio quel tema ad ispirare, nel 1985, il musicista pop Sting, il quale aveva appena lasciato la sua band The Police e lanciato la sua carriera da solista con il suo primo album “The Dream of the Blue Turtles”. In quell’album, la terza traccia, che si chiama “Russians“, riprende la melodia della Romance of Lieutenant Kijé.

Nella sua canzone, scritta durante la guerra fredda, Sting si riferisce alla dottrina MAD (Mutual Assured Destruction), che consiste nell’uso di armi nucleari su larga scala per annientare l’avversario. Il cantante vi accenna nel testo, chiedendo: “Come posso salvare mio figlio dal giocattolo mortale di Oppenheimer?” (Robert Oppenheimer è considerato il padre della bomba atomica, ndr.) Poi, più volte, Sting ripete un messaggio d’amore: “Spero che anche i russi amino i loro figli”.

Nel 2010, intervistato dalla televisione russa, Sting rivelò alcuni dettagli sulla genesi della canzone. Alla domanda sul perché avesse scritto: “Spero che anche i russi amino i loro figli”, il cantante spiegò che, negli anni ’80, un suo amico era riuscito a rubare il segnale di un canale televisivo da un satellite. Fu così che, una domenica mattina, riuscì a guardare programmi russi per bambini.
Quello che mi colpì, disse Sting nell’intervista, “è stata la cura e l’amore e l’attenzione che c’era in quei programmi. Quindi è chiaro che i russi amano i loro bambini. Ed ecco perché non ci hanno fatto saltare in aria: perché sia l’Occidente che i sovietici si preoccupavano del nostro futuro, cioè dei nostri figli”. Oggi, mentre le bombe piovono sui civili ucraini, quel ritornello solleva più interrogativi che certezze.

Il cantautore inglese è tornato sul brano anche nella triste occasione dello scoppio del conflitto russo ucraino con un post pubblicato sui suoi canali social. Sting ha spiegato, incredulo, di aver preso in mano la chitarra per cantare Russians, spiegando, in un breve messaggio iniziale, perché erano anni che non la suonava. «Ho cantato solo raramente questa canzone nei molti anni trascorsi da quando è stata scritta, perché non avrei mai pensato che sarebbe stata di nuovo rilevante. Ma, alla luce della sanguinosa e tristemente sbagliata decisione di un uomo di invadere un vicino pacifico e non minaccioso, la canzone è, ancora una volta, un appello alla nostra comune umanità. È per i coraggiosi ucraini che combattono contro questa brutale tirannia e anche per i molti russi che protestano contro questo oltraggio, nonostante la minaccia di arresto e imprigionamento – Noi, tutti noi, amiamo i nostri figli. Fermate la guerra».

Visto il successo del brano, Sting ha voluto farne anche un video. Che è stato diretto dal regista e fotografo Jean-Baptiste Mondino. Il quale ha scelto uno stile in bianco e nero, facendosi influenzare da quello della Nouvelle Vague francese degli Anni 60. Il video ha per protagonista un bambino, Felix Howard. Allora modello molto richiesto, che parteciperà anche al video, sempre diretto da Mondino, Open Your Heart di Madonna de 1986. Oggi Felix è un compositore e produttore musicale molto noto nell’ambiente.

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