EDITORIALE – Allarme signore e signori: la più grande rock band inglese emergente della metà degli anni ’70 è in apparente crisi.
Apparente perchè nel 1976, i Queen si trovarono proiettati nell’Olimpo delle grandi rock band dell’epoca e poi di sempre, posizione non certo fastidiosa per chi di mestiere fa musica. Ma si trovarono anche nella, questa sì, spiacevole situazione di dover dare un seguito all’album che aveva cambiato la loro vita, la loro carriera e anche un pezzo di storia del rock grazie a Bohemian Rhapsody.

A Night At The Opera dell’anno precedente è stato un album sperimentale e perfetto allo stesso tempo: il rock che incontra la musica classica e la “dittatura” dei tempi dei brani trasmessi dalle radio annientata e rivoluzionata.

Serve uno sforzo, un’idea, qualcosa di diverso si, ma che non stravolga la band e il genere su cui si è incamminata.
I mesi successivi portarono ispirazione e metodo nella mente eclettica di Freddie Mercury, fino ad arrivare al 10 dicembre del 1976, data in cui i Queen pubblicano il loro A Day At The Races
Il disco riprende solo in parte la magnificenza del suo predecessore, come nella cover e nel titolo preso da un film dei Fratelli Marx. Musicalmente i Queen sono più aggressivi, i suoni sono taglienti e la voce protagonista di Freddie, lascia il posto alla chitarra di Brian May.
A Day At The Races puo’ sembrare la versione riveduta e corretta di A Night At The Opera, meno stravagante e più aggressivo.
Gli eccessi vengono lasciati a brani come The Millionaire Waltz e White Man, mentre il resto dell’album è un saliscendi continuo di atmosfere diverse come l’apertura affidata al rock di Tie Your Mother Down cui segue la ballata piano e voce You Take My Breath Away.
Chiunque decida di approcciarsi ai Queen e alle loro opere deve sapere una cosa importante. Freddie Mercury si riteneva il frontman della band, non il suo leader. Tutti e quattro i componenti della formazione infatti, erano ugualmente importanti. Ma sicuramente il cantante ha messo la propria firma su alcuni dei brani più iconici e di successo della storia della musica. Tra i tanti ce n’è uno in particolare che Freddie amava particolarmente, quella che riteneva essere la sua miglior canzone.
Quel brano è Somebody To Love, una tra le più grandi e riconoscibili canzoni mai scritte da Freddie Mercury e pubblicata come singolo il 13 novembre 1976.
Secondo il leader della band britannica questa canzone probabilmente era la sua preferita, ancor più di Bohemian Rhapsody.
Dopo l’incredibile successo di A Night At The Opera, tutti gli occhi erano puntati sui Queen per vedere cosa avrebbero fatto dopo la pubblicazione di quell’incredible disco. La band trascorse in studio buona parte dei cinque mesi che precedettero l’uscita di A Day At The Races adottando un metodo completamente nuovo per la realizzazione, facendo leva su un titolo simile per bissare il successo del precedente LP e autoproducendosi per la prima volta un album di inediti.
Il titolo prendeva liberamente spunto da un film dei fratelli Marx e la copertina cercò in ogni modo di ricalcare la “familiarità” lanciata dalla band con l’ormai iconico logo che grazie a A Night At The Opera aveva riempito gli scaffali dei negozi di dischi di tutto il mondo.
Mentre Freddie Mercury lavorava ad un nuovo brano, improvvisamente l’ispirazione arrivò da una delle migliori cantanti del mondo: e così finì che il cantante si trovò a improvvisare un coro Gospel con Brian May e Roger Taylor.
Nacque Somebody To Love, forse il brano più famoso tratto dall’album dei Queen del 1976, pesantemente influenzato dall’amore artistico infinito per l’immensa regina del soul, Aretha Franklin.
Musicalmente, è una ballata rock d’amore impostata su un tempo di 6/8 e presenta il caratteristico stile chitarristico del gruppo, con intricate armonie e un notevole assolo da parte di Brian May. Dal lato del testo, invece, il brano risulta in particolar modo connesso, come suddetto, con l’influenza gospel, creando così una canzone sulla fede, la disperazione e la ricerca dell’anima. Freddie Mercury, autore del testo, si chiede il perché della mancanza d’amore nella sua vita, e del ruolo in tutto questo svolto dall’esistenza di Dio.
Spinto forse dal successo del singolo Somebody to Love, A Day at the Races riscosse immediatamente un grandissimo successo quando uscì il 18 dicembre 1976 in Gran Bretagna e in Europa e una settimana dopo negli Stati Uniti.
La stampa dell’epoca riservò al disco delle recensioni piene di entusiasmo, tanto da spingerne le vendite e facendogli scalare le classifiche nel Regno Unito diventando immediatamente disco d’oro (e successivamente di platino).
La chiusura è affidata a un omaggio della band al Giappone, nazione che all’epoca era letteralmente impazzita per il quartetto inglese: Teo Torriatte (Let Us Cling Together), ballata composta da Brian May ha il ritornello cantato in giapponese, un tocco esotico che segna un ulteriore punto a favore per A Day At The Races, il primo album dei Queen nei panni di rockstar internazionali.