EDITORIALE – Oltre ad avere una delle copertine più iconiche della storia della musica, October è anche ricordato per non essere ricordato, o meglio, come l’album degli U2 di minor successo e ad oggi (non giustamente a mio modesto avviso), quasi dimenticato.
Uscito proprio il 12 Ottobre del 1981, rappresenta il secondo lavoro in studio del quartetto irlandese.
Classico “album di transizione”, segna un allontanamento musicale dall’esordio Boy, avvicinandosi invece a quello che due anni dopo sarà War. Dal punto di vista lirico, il cambiamento è invece totale: mentre i testi di Boy erano incentrati soprattutto su tematiche tipicamente adolescenziali, quelli di October hanno per tema centrale la religione.
Bono stava attraversando un periodo di crisi mistica, ed era entrato in una setta di estremisti cattolici, gli “Shalom”, portandosi dietro pure The Edge. L’aspetto religioso viene rappresentato al massimo nel brano di apertura Gloria, famosa soprattutto per il ritornello/preghiera in latino “gloria in te domine” (“gloria a te signore”), o in With a Shout, il cui testo sembra quasi quello di un canto della chiesa (“I wanna go to the foot of the Messiah / To the foot of he who made me see / To the side of a hill where we were still / We were filled with our love / We’re gonna be there again / Jerusalem / Jerusalem”).
Questo aspetto dell’album fa abbastanza storcere il naso, mentre all’epoca fece addirittura infuriare Adam Clayton, tant’è che la band fu quasi sul punto di sciogliersi. A distaccarsi dal tema religioso è Tomorrow, il brano più bello del disco e probabilmente uno dei migliori degli U2, in cui Bono racconta la sua disperazione durante il funerale di sua madre, morta quando aveva 14 anni.
Peccato che sia stato accantonato e che non venga più riproposto dal vivo probabilmente da una trentina di anni. I Fall Down, I Threw a Brick Through a Window e il singolo Fire sono i brani che più tendono a virare verso War, scostandosi dalle influenze post-punk degli esordi, mentre Rejoice e la conclusiva Is That All? sembrano fare un po’ il verso a due brani di Boy, rispettivamente Out of Control e Stories for Boys.
October e Scarlet sono invece due riempitivi, sebbene la title track abbia goduto di maggiori esecuzioni dal vivo rispetto alle altre canzoni dell’album e sia anche particolarmente amata dai fan. Stranger in a Strange Land va considerata a parte, in quanto sembra addirittura anticipare le atmosfere di The Unforgettable Fire, che uscirà nel 1984.
October risulta quindi un disco più maturo di Boy, ma non all’altezza dei successivi. Fra i suoi più grossi svantaggi vi sono soprattutto l’eccessiva religiosità ed una produzione troppo grezza. Non lo si può comunque collocare troppo in basso nella discografia degli U2 e di certo non meritava di finire nel dimenticatoio, come invece è stato.