#TellMeRock, 14 aprile 1980: i Judas Priest di British Steel, il primo manifesto Heavy Metal

EDITORIALE – “L’album che determina che cosa sia l’heavy metal”. Questa breve dichiarazione è firmata da Scott Ian degli Anthrax ed a prescindere da quanto possa essere condivisa, contiene perlomeno una parte di verità, indicando come British Steel sia a tutti gli effetti considerabile come uno snodo fondamentale per la determinazione del concetto di heavy metal moderno.

Distaccandosi quasi completamente dagli ultimi frammenti di blues e pur restando sostanzialmente connesso con la decade che chiudeva, British Steel introduceva un suono metal determinato da una produzione che fece scalpore per l’epoca che, per essere correttamente valutata a distanza di un lasso di tempo così lungo, deve essere rapportata alla scena di quel momento ed alle produzioni coeve.

La cosa, per la cronaca, si spiega anche e soprattutto con l’inizio della collaborazione dei Judas Priest con un nome leggendario ed importantissimo per le sorti della band e di tutto il movimento heavy, quel Tom Allom che aveva già firmato tanti altri dischi epocali . A questo proposito è da amarcord ricordare come per ottenere certi effetti si usassero mezzi decisamente casarecci, cui è difficile credere nell’era digitale. Tanto per fare un esempio, il suono di vetri infranti in Breaking the Law che nel video girato all’epoca -uno dei primissimi di settore- accompagna l’irruzione in una banca, fu ottenuto buttando in terra alcune bottiglie di latte e registrando il suono in presa diretta; altri tempi.

Reduci dal grandissimo successo del live Unleashed in The East e di Killing Machine, i Judas piazzarono con questo vinile il colpo definitivo, quello che li avrebbe incoronati come indiscussi imperatori della scena metallica del momento. 

British Steel, pubblicato il 14 aprile del 1980, è fin dal titolo una dichiarazione d’intenti che, come per altre canzoni della band, si presta ad una doppia interpretazione: una musicale, l’altra industriale. Un manifesto che stabilì in maniera quasi definitiva i confini di un genere che essi stessi avevano tracciato con le loro prove precedenti. Il nuovo standard, la nuova stella polare per i naviganti dei mari metallici mondiali, i quali potevano adesso appoggiarsi sulle rotte tracciate dalla coppia Downing/Tipton, indicate dallo screaming dell’allora moderatamente lungocrinito Halford e raggiunte grazie al gran lavoro di remi di Holland ed Hill.

Registrato presso Tittenhurst Park, residenza di Ringo StarrBritish Steel è aperto dalla iconica Breaking the Law, corta, cattiva e subito eletta al rango di classico live ed in cui la prestazione del singer fa il vuoto nei confronti della concorrenza.

Poi arriva Rapid Fire, un altro inno che è ancora sempre e solo metal allo stato brado, cui segue Metal Gods, un altro titolo a doppio significato in relazione al testo, tra incubo tecnologico e affermazione del proprio ruolo. Basta ascoltare questo terzetto e rapportare il tutto all’anno di uscita del platter per rendersi conto del perché British Steel ebbe l’impatto che ebbe.

E poi Grinder, marziale e possente; United, un pezzo dall’enorme impatto dal vivo sulle legioni di ragazzi che ricominciavano ad alzare le criniere dopo essere stati ghettizzati dal punk, così come Living After Midnight, certamente meno heavy della media dell’album, ma dannatamente coinvolgente.

Quindi You Don’t Have to be Old to be Wise, maggiormente legata al passato recente, che funge da testa di ponte tra ciò che era stato fatto prima e quanto si preparava per il futuro incombente.

A chiudere, The Rage e Steeler, con la prima che rallenta ad arte per preparare l’affondo finale, l’accelerazione che stende definitivamente e scrive la parola “fine” in coda ad un disco sensazionale.

L’edizione rimasterizzata aggiunge due bonus tracks: Red, White & Blue (song lenta e cadenzata creata per suonarla ai concerti per far partecipare anche il pubblico; magari più coinvolgente della stessa e simile sopracitata United presente nel disco) e la versione live di Grinder.

British Steel è un album fondamentale dell’Heavy Metal e della Storia dell’Heavy Metal, obbligatorio per ogni “maniaco” del genere

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