#TellMeRock, 14 Novembre 1970: la Black Magic Woman di Carlos Santana, l’apice del Latin Rock e l’eredità dei Fletwood Mac

EDITORIALE – Grande canzone scritta nel 1968 da Peter Green per i Fletwood Mac e poi riletta magistralmente da Carlos Santana il 14 novembre del 1970, cioè cinquantatré primavere fa.

Mick Fletwood la definì scherzosamente “tre minuti di effetti di chitarra con due assoli squisiti di Peter”.

Black Magic Woman diede ai Fletwood una grande popolarità, ma fu anche, in qualche modo, una trappola per il suo autore, perchè dopo che il brano fece il suo ingresso in classifica , Peter entrò in contatto con donne che davvero praticavano la magia nera.

Furono loro, almeno secondo quello che ha dichiarato Christine McVie a Cameron Crowe di Rolling Stone, a iniziarlo all’acido, cioè all’inizio della fine. Cominciò a girare per strada in accappatoio, a farsi crescere una lunga barba e diventò schizofrenico.

Due soli anni dopo l’uscita di Black Magic Woman e nello stesso anno in cui Santana la riprese, Peter Green lasciò i Fletwood Mac e scivolò nell’oscurità bruciando il suo talento. Quello stesso talento che aveva fatto dire a B.B. King: “Nessuno suona così dolcemente la chitarra come Peter Green. E’ l’unico che mi fa venire i sudori freddi”.

Venendo alla versione più popolare del brano e ai suoi giovani e ritmati 53 anni, il successo di Carlos Santana, dopo la sua esibizione a Woodstock nell’agosto del 1969, era all’apice.

Quale testo o musica migliore da riprendere per il suo nuovo “latin rock” se non un brano che parla di magia nera, donne, superstizione e radici?

Black Magic Woman fu inserita in un medley con la canzone Gypsy Queen di Gabor Szabo in un mix di jazz, musica folk ungherese e ritmi latini. 

Il brano è inserito nell’album Abraxas, un concentrato di ritmo, introspezione, e fusione di generi. Chitarre pettinate, psichedelia e il tocco inconfondibile del maestro Carlos Santana