EDITORIALE – Nel 1979, con “Lodger”, David Bowie concludeva la sua collaborazione con Brian Eno e si completava quella che sarà definita la trilogia berlinese, osannata negli anni successivi ma che tutto sommato all’epoca non aveva trovato il riscontro di pubblico sperato.
In particolare proprio “Lodger” fu stroncato da molti critici e ignorato dal grande pubblico, nonostante fosse un grande album che io tuttora amo moltissimo e che ho sempre considerato un suo capolavoro incompreso; fortunatamente nel corso degli anni in molti lo hanno recuperato e apprezzato.
L’uscita di “Scary Monsters (and Super Creeps)”, uscito l’anno successivo, il 14 settembre 1980, conosciuto più semplicemente come “Scary Monsters” era per certi versi cruciale. Bowie voleva realizzare un album che scalasse le classifiche e che fosse in grado di risollevare i risultati commercialmente modesti della trilogia berlinese e per farlo torna a scrivere in esclusiva tutti i brani, fatta eccezione per “Kingdom Come” di Tom Verlaine e si circonda di collaboratori fidati e artisti con i quali aveva già collaborato come il chitarrista Robert Fripp e Roy Bittan, pianista della E Street Band di Bruce Springsteen, che aveva già lavorato con lui per “Station to Station” uscito nel 1976.
Il risultato sarà il lavoro che noi tutti conosciamo, sarà accolto benissimo all’uscita e, osannato dalla critica, scalerà le classifiche di tutto il mondo raggiungendo i primi posti, avrà un notevole successo anche in Italia dove raggiungerà la top ten.
L’album inizia con “It’s No Game (No. 1)”, brano che sarà anche la chiusura in una versione diversa It’s No Game (No. 2)”, ma nella versione No.1 Bowie ha voluto costruire un colpo di teatro per criticare l’atteggiamento sessista che vedeva le donne messe secondo piano e per ottenere questo effetto ribalta e attacca il concetto di geisha.
Lui stesso dichiarò in una intervista “Volevo abbattere un particolare tipo di atteggiamento sessista nei confronti delle donne. Pensavo che l’idea diffusa della ragazza giapponese lo rappresentasse, dove tutti la immaginano come una geisha, molto dolce , pudica e non pensante, quando in realtà è l’esatto opposto di come sono le donne. Pensano moltissimo, con la stessa forza di qualsiasi uomo. Volevo fare una caricatura di quell’atteggiamento avendo una voce giapponese molto forte” e per fare questo coinvolgerà Michi Hirota del Red Buddha Theatre e realizzerà un piccolo capolavoro, con un testo molto bello e una interpretazione singolare e unica.
Il secondo brano “Up the Hill Backwards” vede ancora Robert Fripp alla chitarra, come in gran parte dell’abum, e un cantato con voci soprapposte, mentre la successiva title track “Scary Monsters (and Super Creeps)”, nel narrare l’isolamento e la discesa verso la pazzia di una ragazza, sembra un po’ un momento autobiografico, con la solita grande chitarre di Fripp e percussioni al top.
Le ultime due canzoni del lato A sono i primi due singoli estratti, “Ashes to Ashes”, uscito prima dell’album e piazzatosi quasi immediatamente al primo posto della classifica inglese e “Fashion” che sarà il secondo singolo, anch’esso sarà baciato dalla fortuna.
“Ashes to Ashes” fu accompagnato da un costosissimo video musicale, ad opera dello specialista David Mallet, che all’epoca fu molto apprezzato per gli effetti speciali realizzati e che oggi ha il suo fascino vintage, nel quale compare Steve Strange dei Visage. Il pezzo, dal punto di vista musicale, è un classico alla Bowie
In Ashes to Ashes torna l’astronauta di Space Oddity, lo sfortunato Major Tom, il cui ricordo funge da espediente narrativo per raccontare gli anni settanta del musicista, tanto esaltanti professionalmente quanto difficili personalmente. Il protagonista del brano che aveva accompagnato i primi passi dell’Umanità sulla Luna viene celebrato e salutato da Bowie, che gli dedica un’orazione funeraria (“ashes to ashes, dust to dust“, cenere alla cenere, polvere alla polvere) prima di farlo sparire definitivamente nello spazio infinito.
Il Maggiore cantato nel 1980 è diverso da quello del 1969: se la sua prima incarnazione era profondamente legata a alla positività hippie del periodo, la versione che appare in Scary Monsters (and Super Creeps) è figlia di un’analisi (anche spietata) che Bowie compie sui suoi ultimi anni, segnati dalla dipendenza dalla droga, da eccessi e dal divorzio con sua moglie Angie.
Major Tom stavolta è infatti un “junkie”, un drogato esiliato nel cielo, dove la sua depressione è infinita (“We know Major Tom’s a junkie / strung out in heaven’s high / hitting an all-time low“) e proprio queste note così autobiografiche mettono in rilievo il giudizio intransigente del musicista nei confronti delle sue debolezze passate.
Ashes to Ashes trascina l’ascoltatore dentro un mondo profondamente triste, che oltre a voler seppellire il vecchio Bowie sembra voler salutare anche la giovinezza come luogo sicuro e pieno di aspettative: la parte finale (“My mother said / to get things done / you better not mess with Major Tom“), che ricalca e modifica una famosa filastrocca per bambini, sembra essere stata composta proprio con questa finalità di sofferto congedo.
Il Pierrot interpretato da Bowie (la sua ultima maschera per anni) attraversa con sofferenza il video promozionale della canzone, tra i più costosi e innovativi degli anni 80: gli incroci di suoni e immagini, che mescolano parti di vissuto con visioni oniriche e surreali, sottolineano l’estrema solitudine del musicista rinchiuso nel suo mondo.
“Fashion”, il cui singolo avrà come lato B l’ottima “Scream Like a Baby” , sarà accompagnato da un bel video, sempre di David Mallet, con tutti i componenti della band. Musicalmente é un pezzo funky, impreziosito dalla solita chitarra di Fripp che lo caratterizza e un testo dove ironicamente Bowie critica la determinazione nel voler essere alla moda seguendo solo le idee di altri.
Il lato B dell’album sembra essere più debole, anche se si apre con uno dei suoi capolavori, la sottovalutata “Teenage Wildlife”, che inizia come fosse una nuova “Heroes” e poi lentamente diventa altro, nel testo sembra che Bowie se la prenda con Gary Numan, suo grande fan, ma che il Duca Bianco disprezzava profondamente ” … Sei un magnate dal naso rotto Uno dei ragazzi della new wave La stessa vecchia roba travestita di nuovo Che viene avanti baldanzoso, oh ““ ooh Brutto quanto un ragazzino milionario Che fa finta che sia un mondo di bambini prodigio“.
Voglio ricordare anche “Because You’re Young” per la presenza della chitarra di Pete Townshend degli Who, che non riuscirà comunque a risollevare un brano debole rispetto agli altri, che sarà scelto come lato B del singolo “Scary Monsters (and Super Creeps)” e “Scream Like a Baby” che narra di una Gran Bretagna fascista, con i modi del futuro capolavoro “V for Vendetta” di Alan Moore , dove la violenza distrugge il pensiero e uccide le minoranze.
La copertina dell’album, molto bella, è opera del famoso fotografo Brian Duffy ed il disegno dell’artista Edward Bell e rappresenta un Bowie stile Pierrot, che ricorda quello del video di “Ashes to Ashes”, mentre sul retro riporta immagini prese e rielaborate dagli album della trilogia berlinese e da “Aladdin Sane”.
“Scary Monsters”, nonostante alcuni momenti non superlativi, resta un album molto importante nella storia di Bowie, nel quale i vecchi fan sembrano ritrovare le varie abilità del Duca Bianco, per poi essere completamente sorpresi e spiazzati dal suo successivo lavoro, “Let’s Dance”, ma questa è un’altra storia. Questo era Bowie, sempre un passo avanti, mai banale sempre sorprendente.