#TellMeRock, 15 settembre 1975: la nascita di Shine On You Crazy Diamond, l’assenza e la follia secondo i Pink Floyd

EDITORIALE – Ancora la follia come protagonista. Se The Dark Side Of The Moon aveva fotografato la follia nella società, l’album Wish You Were Here, nelle intenzioni di Roger Waters doveva raccontare la follia che aveva dilaniato l’amico ed ex fondatore dei Pink Floyd Syd Barrett, verso cui tutta la band provava un forte senso di colpa.

Con lui non era più possibile andare avanti, ma senza di lui era tutto più difficile.

Inoltre erano consapevoli che quello che avevano ottenuto lo dovevano in gran parte a lui.

Floyd si riunirono presso gli studi di Abbey Road il 5 marzo del 1975 e scrissero quindi questa composizione epica in nove parti, dedicata al loro “diamante pazzo”.

La canzone fu eseguita per la prima volta durante il tour francese del 1974, e l’anno successivo fu inserita nel concept album Wish You Were Here uscito il 12 settembre del 1975, per poi essere pubblicata come singolo tre giorni dopo. Con una durata complessiva di 26 minuti, si tratta della canzone più lunga composta dal gruppo.

Le sessioni iniziali furono un processo difficile e faticoso, finchè Waters decise di dividere la suite di “Shine on you crazy diamond” in due parti, per poi unire ogni metà con tre nuove composizioni.

La prima parte di Shine On You Crazy Diamond parla della vecchia storia di Syd.

La seconda, a chiusura dell’album, è il suo vero elogio, con tanto di funerale nella musica finale.

Questa seconda parte è come un discorso in sospeso, ripreso dai Pink Floyd dopo altre tre canzoni in cui hanno parlato di industria musicale e di vita. Sembra che l’album non possa finire senza rivolgere un ultimo pensiero a Syd.

“Nessuno sa dove sei, quanto vicino o quanto lontano” non è inteso fisicamente, quanto mentalmente, spiritualmente forse. Tutti sanno dov’è Syd Barrett, e sanno che si fa chiamare Roger ora, il suo nome di battesimo. Ma al tempo stesso nessuno sa dov’è.

Waters sembra dirgli di aspettarlo, dovunque Syd andrà, perché quando si incontreranno potranno godere delle gioie, i trionfi e i successi dei bei tempi.

É la fiducia di rincontrare l’amico, una volta o l’altra, un amico rimasto giovane e ingenuo (boy child); un vincente nei Pink Floyd e un perdente nella vita; un minatore, cioè una persona che fatica e si sbatte per creare cunicoli nella vita, ci entra senza paura e ne estrae verità, riservando comunque grandi delusioni a chi gli sta vicino.

Come on, you miner for truth and delusion

Roger Waters non ha mai nascosto che fosse molto deluso da Syd Barrett, una delusione grande come l’affetto che provava per lui.

Nel rush finale, completamente strumentale, i Pink Floyd cambiano stile più e più volte e sembrano elogiare in questo modo la complessa personalità di Syd Barrett.

Nella parte VIII, arpeggi e sintetizzatori si trasformano in uno straordinario jazz-funk ritmato, nella parte IX ritornano le accelerazioni di sintetizzatori, fino agli ultimi minuti in cui la musica sfuma, prosegue e si spegne con un ritmo di marcia funebre. L’elogio perfetto.

In studio però, qualche mese dopo, accadde l’incredibile.

Il 5 giugno del 1975, alla vigilia del secondo tour americano, durante il missaggio finale proprio di Shine on you Crazy Diamond e prima del party voluto da Waters per festeggiare il matrimonio con Ginger, entrò in studio un uomo obeso, con le sopracciglia rasate (particolare che Waters farà poi suo nel film The Wall depilando Pink-Geldof), impermeabile e scarpe bianche e un sacchetto di plastica in mano. Dal taschino dell’impermeabile spuntava uno spazzolino da denti.

Quando, dopo un po’ di tempo, riconobbero Syd Barrett, i vecchi amici scoppiarono a piangere. Barrett partecipò anche alla festa di Waters, ma non disse praticamente nulla. Solo una volta, quando gli chiesero perché continuasse a pulirsi i denti con lo spazzolino, disse che “a casa aveva un frigo gigante pieno di carne di maiale”.