#TellMeRock, 16 Settembre 1968: Electric Ladyland e la nascita del mito di Jimi Hendrix

EDITORIALE – L’inizio è folgorante: “Sei balzata davanti alla mia macchina, hai sempre saputo che 90 miglia all’ora è la mia velocità, mi dici che ti va bene, che saprai sopportare un po’ di dolore, mi dici che vuoi soltanto che ti porti un po’ in giro, ma sei come un ingorgo che rende difficile arrivare a te”.

Jimi Hendrix scrisse Crosstown Traffic nel 1968 per l’album Electric Ladyland, che fu pubblicato proprio il 16 ottobre del suddetto anno negli Usa.

Il brano lo scrisse pensando a una fidanzata di cui non riusciva a liberarsi e che pretendeva sempre di più, mentre lui ribadiva che la loro storia era nata in tutt’altro modo e che non era il primo e nemmeno l’ultimo a volere “una botta e via”, ( il testo originale parla letteralmente di hit and run, colpire e scappare) contiene il famoso assolo di kazoo che Jimi volle utilizzare per simulare il traffico, invece di suoni registrati come clacson e rumori di freni. Ma, attenzione, non si tratta di un vero kazoo, anche se il suono è simile: Hendrix ottenne quel risultato suonando un pettine contro il cellophane.

E, come avrebbe cantato poi Paolo Conte in Bartali, fa piacere un bel mazzo di rose e anche il rumore che fa il cellophane… soprattutto, se a farlo, è Jimi Hendrix.

Electric Ladyland rappresenta il vertice della produzione discografica dell’inarrivabile Jimi Hendrix.

Si tratta di uno degli album più importanti ed innovativi della storia del rock; un lavoro molto complesso ed articolato che necessità di un graduale ed assiduo ascolto per essere degnamente apprezzato in tutte le sue molteplici sfaccettature.

Il chitarrista intendeva realizzare con il suo gruppo (The Jimi Hendrix Experience) qualcosa di veramente importante ed innovativo fondendo il virtuosismo della sua sei corde con una qualità delle composizioni maggiore rispetto alle due precedenti fortunate releases della band (Are You Experienced? e Axis: Bold As Love).

Un’impresa non semplice e lo dimostra il fatto che la gestazione di questo platter fu lunghissima e molto costosa per quell’epoca. Jimi rimase, infatti, quasi un anno da solo negli studi di registrazione per ricercare nuove alchimie sonore estromettendo spesso il resto della band (Noel Redding e Mitch Mitchell); per tale motivo sarebbe più opportuno considerare Electric Ladyland un suo disco solista tanto è vero che sono pochi i brani eseguiti dal trio al completo e moltissime, invece, le collaborazioni esterne (Steve Winwood, Jack Casady, Al Kooper, Dave Mason ecc ecc..).

Electric Ladyland però è anche il disco che contiene un assoluto capolavoro riletto da Hendrix.

Bob Dylan scrisse All Along The Watchtower dopo il famoso incidente in moto del 29 luglio 1966, (quando riportò la frattura di una vertebra cervicale che lo costrinse per mesi in ospedale) e dopo un lungo periodo trascorso a leggere la Bibbia e ad approfondire le Sacre Scritture, in particolare il Libro di Isaia.

E’ da quelle pagine, soprattutto dal capitolo 21 versetti 5 – 9, che Dylan ereditò l’immagine delle watchtower, le torri di guardia. La versione originale del brano era molto semplice ed essenziale, con la chitarra a rispondere ai versi invece che ad accompagnare, compito svolto da basso e batteria, mentre l’armonica lacera l’aria e riempie i suoni.

Jimi Hendrix il 25 giugno 1968 trasformerà All Along The Watchtower in un delirio psichedelico, sostituendo ovviamente l’armonica con la chitarra. Lo stravolgimento piacque così tanto a Dylan che, da allora, ha sempre eseguito la canzone nella versione di Hendrix, in pratica chiudendo il cerchio, perchè l’omaggiato restituisce l’omaggio. A dire la verità, Jimi e Bob sono estremamente diversi. Il primo ha puntato su assoli di chitarra frenetici, mentre il secondo ha sempre prediletto brani country molto più pacati, almeno sotto l’aspetto sonoro. Secondo Hendrix, Dylan ha dimostrato che è possibile essere artista e poeta nella musica popolare. “Dylan mi ha davvero incitato a formarmi musicalmente, non solo per le sue parole o la sua chitarra”, così pensava il buon Jimi.

Jimi Hendrix incontrò Bob Dylan in una sola occasione, al Kettle of Fish di New York, ma è bastata per nutrire una passione fuori dal comune per brani come Like a Rolling Stone. Non a caso, il chitarrista si ispirò al futuro Premio Nobel per la Letteratura anche nella sua folta chioma. Inoltre, decise di proporre una cover di Bob, la celebre All Along the Watchtower, che contribuirono alla crescita della fama del musicista. In seguito, Dylan avrebbe detto di considerare il brano quasi come più appartenente ad Hendrix che a lui stesso.

Ecco cosa significa prendere una canzone capolavoro e realizzare un altro capolavoro, trasformandola di fatto in una canzone tutta nuova.

All Along The Watchtower è stata riletta da molti grandi artisti: Hendrix su tutti, ma anche U2, Neil Young, Grateful Dead, Pearl Jam, Bryan Ferry, Prince, John Mellencamp. XTC e Paul Weller. Nel 2006, inoltre, gli australiani Wolfmother hanno scalato le classifiche con un brano dal titolo Joker and The Thief ispirato proprio ai protagonisti della canzone.

Tornando alla versione di Jimi Hendrix, il leggendario chitarrista la registrò per l’album Electric Ladyland del 1968 e divenne, come suddetto, a tutti gli effetti uno degli esempi più fulgidi della creatività e della carica innovativa del chitarrista di Seattle. Particolarmente interessante il contrasto tra l’accompagnamento con la chitarra acustica e il sound per l’epoca avanguardista dell’elettrica. Hendrix ha abbassato la tonalità originale del brano di un semitono, trasportandola alla tonalità di Dom. Ha inoltre modificato leggermente la sequenza degli accordi.

L’esordio del brano presenta subito i due protagonisti, un giullare e un ladro non meglio specificati, e sembra mettere davanti ai nostri occhi una Babilonia moderna, piena di gente pronta ad approfittare della minima occasione; il riferimento a Babilonia non è fuori luogo in quanto il testo della canzone presenta vari riferimenti biblici. Tali rimandi si rifanno essenzialmente, come scritto in apertura, al libro del profeta Isaia: è proprio Isaia a parlare di una “torre di guardia”, a preannunciare la distruzione di Babilonia e a citare l’inquietante presenza di due cavalieri (come saranno poi definiti, nel finale del pezzo, il ladro e il giullare).

Dunque si potrebbe ipotizzare in questi versi la volontà, tutta cristiana, di cercare una via d’uscita dalla confusione che regna nel mondo. Oppure, volendo tenere presente un altro piano di lettura, si potrebbe identificare il ladro e il giullare con lo stesso Dylan, e, di riflesso, anche con Hendrix: in chiave allegorica il brano sintetizzerebbe, quindi, il momento di crisi dell’artista che cerca una via d’uscita da una situazione, dove i “businnesmen” e i “plowmen” (contadini aratori), si arricchiscono col suo ingegno e la sua bravura cercando di controllare la sua vita, scavando dentro di lui.

Proprio per restare tra sacro e profano, una versione del brano fa parte anche della serie TV The Young Pope..

In ultimo posso affermare che senza dubbio, e per chi scrive, questa è la miglior cover rock di tutti i tempi.

Durante le sessioni di registrazione dell’album Electric Ladyland ai Record Plant Studios, spesso Hendrix e la band uscivano la sera per esplorare qualche locale di New York City ed effettuare qualche jam session con i musicisti del luogo.

Dopo una di queste jam session al club “The Scene”, Hendrix portò in studio un gruppo di circa venti persone (questa sua abitudine di invitare tanti estranei in studio mentre si registrava era invisa a Noel Redding che lasciò il Record Plant presto quella sera e non fu quindi presente durante l’incisione di Voodoo Chile). L’organista Steve Winwood dei Traffic, il bassista Jack Casady dei Jefferson Airplane, e il chitarrista jazz Larry Coryell facevano parte dei presenti in studio. Sebbene Coryell fosse stato invitato a suonare, declinò l’offerta e Hendrix procedette a registrare Voodoo Chile con Mitch Mitchell, Winwood, e Casady. I restanti invitati fornirono il rumore della folla in studio.

Winwood ricorda, “non c’era nessuno spartito, niente di scritto. Lui [Hendrix] iniziò semplicemente a suonare. Fu un lavoretto da una sola take “buona la prima”, con lui che cantava e suonava in contemporanea. Aveva una tale padronanza tecnica dello strumento e sapeva bene chi era e quello che poteva ottenere grazie alle sue abilità. L’ingegnere del suono Eddie Kramer la pensa invece in maniera differente: “l’idea che queste jam session fossero del tutto improvvisate e spontanee non mi trova per nulla concorde. Possono sembrare casuali ad un ascoltatore esterno, ma Jimi le pianificava meticolosamente. Durante la registrazione del pezzo, è possibile udire Hendrix che avvisa Winwood della sua parte di organo.

L’incisione ebbe luogo circa alle 7:30 del mattino e furono registrate tre take, secondo il biografo John McDermott e Kramer. Durante la prima take, Hendrix mostrò agli altri gli accordi della canzone mentre venivano accordati gli strumenti. Nel corso della seconda take, Hendrix ruppe una corda della chitarra (queste due take furono poi montate insieme e pubblicate come Voodoo Chile Blues sulla compilation postuma: Blues). La terza take fornì il master poi utilizzato per Electric Ladyland.

Per il brano, Hendrix voleva ricreare in studio l’atmosfera di una jam informale in un locale notturno, ma la registrazione non catturò abbastanza rumori di fondo. Così si procedette a registrare ulteriori voci di sottofondo e rumori vari dalle 9:00 alle 9:45. Poi Hendrix e Eddie Kramer mixarono la traccia, aggiungendo il “sottofondo da club”.

L’atto conclusivo degli Experience è un platter seminale, una vera icona del rock, con un guitar sound che ha fatto letteralmente scuola: da avere se si vuole comprendere pienamente l’evoluzione della musica moderna!

Curiosa la vicenda che riguarda la cover del disco: inizialmente doveva ritrarre il chitarrista insieme a delle ragazze nude ma, poiché Hendrix non si presentò per la foto, la stessa fu realizzata con le sole donne.

Qualcuno, però, si rifiutò di mettere in vendita Electric Ladyland con una simile copertina ritenendola troppo scandalosa; si optò allora per una seconda versione che ritrae un’immagine del solo chitarrista; tale soluzione, peraltro, fu preferita da Hendrix perché riteneva che tutte quelle belle ragazze svestite distogliessero troppo l’attenzione del pubblico dal contenuto del disco.

Rock, psichedelia, blues e melodia sono alcuni degli ingredienti di questo doppio vinile, composto da sedici tracks, che si discosta molto da ciò che era stato prodotto nel passato soprattutto per la durata di alcuni brani qui notevolmente allungata rispetto ai canonici 4-5 minuti. Questa scelta di Hendrix, tra l’altro, fu osteggiata dal fidato produttore Chas Chandler al punto da incrinare irrimediabilmente i rapporti con l’artista.

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