EDITORIALE – Nessuno dei R.E.M. avrebbe mai immaginato che Losing My Religion, pubblicata il 19 Febbraio 1991 e quindi trentatré anni fa, potesse diventare ciò che è diventata: vale a dire la canzone simbolo del gruppo, quella che tutti i fan, dai più integralisti ai meno esigenti, aspettavano in concerto.
Non si era mai visto un singolo di cinque minuti con un assolo di mandolino conquistare il mondo. Fu forgiata in prima battuta dal chitarrista Peter Buck, che scrisse il riff e il ritornello.
Da pochi giorni stava imparando a suonare il mandolino, registrando i suoi tentativi. Riascoltandoli si rese conto di quel riff che, lavorandoci sopra, poteva diventare una canzone.
Lo portò in studio, e Mike Mills aggiunse una linea di basso alla John McVie dei Fletwood Mac, mentre il frontman e cantante Michael Stipe lavorava ai testi.
Losing My Religion è un’espressione del sud degli Stati Uniti, che significa “perdere la testa”. Niente a che vedere con la religione anche se, per complicare le cose, il video è pieno di immagini religiose.
Stipe aveva in mente un video tipo quello di Sinead O’Connor in Nothing Compares 2 You, cioè in primo piano sul volto. Il regista Tarsem Singh pensava invece a qualcosa di più melodrammatico, ma quando vide Stipe ballare in quel modo assurdo, decise che la cosa migliore sarebbe stata tentare un “miscuglio” di tutte le idee, compresa quella di ispirarsi parzialmente a un racconto di Gabriel Garcia Marquez, A Very Old Man with Enormous Wings, (Un Uomo molto vecchio con ali enormi). Lo stesso cantante e paroliere dei R.E.M. dichiarò, inoltre, che la canzone si ispirava anche a “Every Breath You Take” dei Police
Il brano è colonna portante dell’album Out Of Time, pubblicato il 12 marzo 1991.