EDITORIALE – Il pubblico di Philadelphia attende da ore.
E’ ordinato, felice ed eccitato, l’unico a stare male è Roger Waters, ha dei dolori lancinanti allo stomaco. Ha contratto una forma non grave di epatite, ma ancora non lo sa. Non lo sanno neppure i medici, che gli fanno un paio di iniezioni per consentirgli di salire sul palco. Annullare il concerto sarebbe una follia, ancora più assurdo sarebbe farlo senza di lui, che ne è la mente ( a volte lucida altre volte folle), dopo l’allontanamento di Syd Barrett.
Waters è convinto di non farcela, non riesce neanche ad alzare un braccio, si sente vuoto, distrutto. Ha la vista annebbiata, sale sul palco e spera che tutto vada per il verso giusto. Saranno le due ore più lunghe della sua vita: vede poco, ma sente che la gente si diverte comunque. Nessuno sembra accorgersi che sta male, eppure si sente imbambolato e intontito. Ma se non altro è felice perché il pubblico è felice a sua volta, si sente, insomma comfortambly numb, serenamente stordito.
Quando, a distanza di due anni da quel concerto, il 17 aprile 1979, David Gilmour gli fa ascoltare una musica che aveva composto per il suo album da solista ma che all’ultimo momento aveva deciso di tenere fuori, Waters si ricorda di quella sensazione e scrive di getto il testo.
Il pezzo prese davvero vita quando Waters inserì i suoi versi sulla parte strumentale. Poi nacque il conflitto: “Quando eravamo nel Sud della Francia, dove abbiamo registrato la maggior parte dei brani di The Wall – ha raccontato il bassista ad Absolute Radio nel 2011 – io e David abbiamo avuto un serio scontro a proposito della registrazione di Comfortably Numb. Probabilmente questa è una storia il cui ricordo è quasi identico per entrambi. Tutto è iniziato quando ho composto un pezzo ritmato che amavo molto, mentre secondo lui non era abbastanza preciso a livello ritmico. Così tagliò di nuovo la parte di batteria e disse ‘Così va meglio’. Io risposi ‘No, non va meglio, a me non piace’”.
Nel libro di Mark Blake viene riportato anche il racconto del co-produttore dell’album, Bob Ezrin, il quale ha spiegato che, mentre la versione di Gilmour era più “dura e minimale”, quella di Waters era una “grandiosa versione orchestrale”. Tra i due musicisti ci fu un vero braccio di ferro, a Ezrin piaceva di più la versione di Waters ma alla fine fu trovato un accordo: il corpo della canzone avrebbe mantenuto l’arrangiamento orchestrale, mentre la parte finale, compreso il meraviglioso assolo, sarebbe stata ripresa dalla versione più dura di Gilmour.
È difficile immaginare Comfortably Numb diversa da come la conosciamo, perché così è semplicemente perfetta: alla fine, dunque, la scelta di unire le idee dei due geni creativi dei Pink Floyd è stata sicuramente quella più appropriata, perché così facendo la band ha regalato al mondo l’ennesimo capolavoro.
Ed è così che nasce il successo Comfortably Numb, pubblicato come singolo il 2 gennaio del 1980 e pezzo colonna portante dell’opera The Wall, pubblicata il 30 novembre dell’anno precedente.
Inoltre i Pink Floyd proprio nel 2021, hanno deciso di diffondere attraverso i propri canali Youtube e Spotify la versione di Comfortably Numb suonata nel live at Knebworth del 1990.
Come le altre canzoni nell’album The Wall, Comfortably Numb racconta una parte della storia di Pink, il protagonista dell’album. .
Pink, completamente isolato dalla società, non riesce a sopportare la pressione di una vita da rock star e ha un malore nella sua camera d’albergo, prima di un concerto. Un dottore viene mandato nella camera e fa un’iniezione a Pink, dandogli la forza di cui necessita per esibirsi.
Alle parole del medico Pink risponde confusamente ricordando momenti dell’infanzia correlandoli alla situazione nella quale è precipitato, ma tutto in modo “piacevolmente intorpidito” ed abulico. Il testo è scritto come una conversazione, con la voce di Waters per il dottore e quella di Gilmour per Pink.
Durante la reunion della band al Live 8 di Londra, Comfortably Numb viene eseguita al termine dell’esibizione.
Sarà l’ultima volta nella lunga storia della canzone dove tutti i 4 membri della band sono visibili dal pubblico.
Ma Comfortably Numb, come ogni pezzo epico che si rispetti, ha un suo b-Side, che in questo caso è la superlativa Hey You.
La scelta è azzeccatissima, in quanto questo brano riassume i temi presenti nel disco The Wall. L’apertura è fornita dal riff di chitarra, uno dei più famosi esempi della tecnica hi-string per accordare lo strumento a corde. Poi pian piano subentrano i vari elementi: il basso fretless, il piano elettrico Fender Rhodes, la voce ed infine la batteria. Dal punto di vista del contenuto testuale, come già accennato, viene ripreso il concetto generale di The Wall: cioè la solitudine e la disperazione che un proprio simile può trovare.
Entrando più nello specifico, possiamo iniziare col dire che Hey You vede la sua narrazione dal punto di vista del protagonista, Pink, così come tutte le altre canzoni contenute nell’album.
Questo, una volta che si è reso conto di essersi chiuso troppo in sé stesso, isolandosi, cerca nuovamente un contatto con il mondo esterno, ma il muro blocca il suo richiamo, con l’urlo di Pink che si fa sempre più disperato.
Tale immagine si può assimilare ancora una volta alla figura di Syd Barrett, a cui i Pink Floyd già avevano dedicato l’album Wish You Were Here del 1975 ed in particolare la canzone Shine On You Crazy Diamond, oltre alla celebre title track.