#TellMeRock, 21 Febbraio 1972: il “Rock and Roll” dal Vangelo secondo i Led Zeppelin

EDITORIALE – La critica era stata abbastanza severa con i Led Zeppelin nell’accoglienza del loro volume III.

C’era chi scriveva che il gruppo ormai era passato al folk, confondendo così l’impianto “mitologico” dell’album, e chi parlava addirittura di perdita di potenza o energia da parte di Jimmy Page e soci, nonostante Led Zeppelin III, per capirci, fosse l’album di Immigrant Song.

Fatto sta che gli Zeppelin erano già al lavoro per il loro quarto lavoro ed erano riuniti, verso la fine del 1971, presso gli studi dell’Headley Grange mansion, nell’Hampshire in Inghilterra.

Il più intenzionato a rispondere alle critiche è Robert Plant il quale, dichiarerà poi in una intervista del 1988, “che in quei giorni stava pensando in maniera ossessiva a un brano che potesse dare un deciso calcio nel c**o a tutti gli psudocritici”.

L’occasione arriva mentre la band stava cercando, con difficoltà, di completare la canzone “Four Sticks”. Quel giorno in particolare John Bonham cominciò a dare di matto per non riuscire a mantenere bene il tempo della sua batteria durante il brano e così, in preda al delirio, cominciò a suonare un ritmo per conto suo.

Quell’assolo in solitaria diventerà poi l’intro della mitica Rock n’Roll, pubblicata come singolo il 21 febbraio del 1972.

 In realtà John Bonham si mise a suonare l’introduzione di Keep A-Knockin’ di Little RichardPage vi aggiunse un riff di chitarra in stile Chuck BerryRobert Plant scrisse il testo, e in un quarto d’ora la base per il brano era pronta. Fare una canzone epica con il minimo sforzo: “questo è rock“, esclamò Page!

E’ un brano che condensa in 3’40 vent’anni di storia del genere ma in particolare i suoi primordi, Elvis, Jerry Lee e più di loro il già sopra citato Little Richard.

Il testo manifesta la nostalgia del suo autore, Robert Plant per un periodo più rock: “È passato molto tempo da quando facevo rock ‘n’ roll […] Ooh, lasciami ritornare, lasciami ritornare. Lasciami ritornare, baby, alle mie origini. È passato molto, molto tempo. È stato un lungo e solitario, solitario, solitario, solitario, solitario periodo.”

La canzone inizia appunto con la batteria di Bonham che imposta un ritmo velocissimo e potente da spaccare i polsi, poi entrano il giro di chitarra da urlo di Page e la ritmica di Jones. A quel punto Plant attacca a cantare e non ce n’è più per nessuno, perché riesce a fare cose incredibili con quella voce irraggiungibile. Ultima chicca, l’intercedere finale al pianoforte di John Paul Jones, che richiama molto Jerry Lee Lewis. Un ennesimo omaggio al Dio del rock

Una musica che non ti lascia stare fermo e ti obbliga a muovere la testa e il resto del corpo, a mimare la batteria o gli altri strumenti.

Il brano è inserito nel mitico Led Zeppelin IV, uscito l’8 novembre 1971.