EDITORIALE – Com’è noto, The Wall dei Pink Floyd è uno dei concept album più importanti e iconici della storia del rock.
Il tema su cui si concentra l’album è la storia di Pink, attanagliato dalla sua stessa vita, dalla solitudine, dall’incomprensione dell’essere. Difficile cercare di spiegare con poche parole il grande contenuto di quest’album.
Possiamo dire però, che quello che cerca di fare il gruppo è mettere Pink a nudo, davanti sé stesso. Piccoli frammenti, figure imponenti e ingombranti hanno inquinato la sua vita e adesso, nel suo muro -titolo dell’album- che seppur metaforico, diventa qui un vero e proprio limite invalicabile. L’album, pubblicato il 30 novembre del 1979, fu bene accolto sia dal pubblico che dalla critica e in generale si trovano delle espressioni di positività nei suoi confronti.
Run Like Hell è la terza traccia del quarto lato del loro progetto. E’ stata pubblicata come singolo il 22 aprile del 1980 e anche questa, come tutto l’album, raggiunge ottime posizioni. La canzone è stata scritta da Roger e e David Gilmour e molto probabilmente è stato il loro ultimo pezzo scritto assieme, visto che l’attrito tra i due divenne sempre maggiore.
in origine Run Like Hell era una trama di sola chitarra. La demo fu poi lavorata con un graffiante ritmo discorock come suggerito da Bob Ezrin e corredata con i testi scritti da Roger Waters, diventando uno dei brani più rappresentativi di The Wall. È inoltre l’unica canzone dell’intero album in cui si ascolta un assolo di sintetizzatore realizzato da Wright.
Accorciata con decisione su disco per motivi di spazio, Run Like Hell è un altro pezzo dello show narrato nel disco in cui emergono i risvolti violenti della paranoica allucinazione di Pink: il pubblico è irretito, si muove diretto da una regia superiore, mentre la sala è svuotata dalle presenze indesiderate grazie al pugno duro degli Hammers. Sul piano narrativo Run like hell è il proseguimento dello spettacolo messo in scena da Pink e ne incarna il momento più alienante. Il battere quadrato della batteria, tipico della musica da discoteca, induce il pubblico a muoversi all’unisono come un organismo unico, senza volontà, che obbedisce ai deliri del dittatore.
Potrebbero esserci dei rimandi o ispirazione alla cosiddetta Kristallnacht, ovvero la notte dei cristalli. La canzone precedente In The Flesh Pt.2 aveva già rimarcato la presenza nazista, facendo riferimento al Raduno di Norimberga. Questi raduni si riferivano ai congressi tenuti dal partito nazista dal 1923 al 1938. Qui il riferimento alla notte dei cristalli potrebbe essere visto in continuità della traccia precedente, così come in connessione al film, dove i seguaci di Pink devastano quartieri e vetrine correndo per le strade. Il tutto nel mentre Pink è ormai diventato come chi cercava di sconfiggere…
Per la registrazione del brano Gilmour usò una Fender Telecaster reissue del 1952. Le percussioni furono invece incise da Bobbye Hall, un turnista di Detroit che vantava collaborazioni con Janis Joplin (Me And Bobby McGee) e Bill Withers (Ain’t No Sunshine).
Nel brano si odono anche dei rumori di fondo provenienti dalla strada: l’effetto dell’uomo che corre respirando affannosamente fu registrato nel gennaio 1979 da James Guthrie tra l’ingresso della South Kensington Tube Station ed Exhibition Road a Londra, mentre le urla di Roger Waters alla fine furono riprese in un parcheggio di Los Angeles: il bassista sbraitava dal finestrino posteriore mentre Phil Taylor sgommava spericolato alla guida della sua Ford LTD intorno a Guthrie, che si trovava al centro con il microfono.