#TellMeRock, 23 ottobre 1996: L’imboscata di Battiato e la sua “cura” a emozioni, amori e sentimenti

EDITORIALE – La duttilità in musica è la madre della creatività e della sperimentazione. Solo i grandi riescono ad avere questa dote, come nella vita, l’arte di adattarsi ai cambiamenti senza snaturarsi o perdere il genio. Si prenda d’esempio il Franco Battiato de “L’Imboscata”, disco uscito il 23 ottobre del 1996 e primo capitolo della “nuova era” con la casa discografica Polygram (oggi Universal Music). Con testi del filosofo Manlio Sgalambro, questo album raggiunse il secondo posto in classifica, risultando uno dei dischi italiani più venduti di quell’anno e consegnando al Maestro una popolarità simile a quella che aveva avuto negli anni ottanta.

Il disco è dedicato allo scrittore Gesualdo Bufalino, suo amico e conterraneo, scomparso pochi mesi prima. La copertina dell’album riprende un frammento del quadro “Napoleone arringa i soldati prima della battaglia delle Piramidi” di Antoine-Jean Gros.

Il disco incrocia la migliore tradizione di cantautore intellettuale di Battiato con l’uso delle chitarre elettriche. L’appoggio di Sgalambro con i suoi testi in italiano elevato ed aulico, sfiorano il plurilinguismo: inglese, francese, portoghese e tedesco. Tra i brani dell’album spiccano “Di passaggio”, una riflessione sul “panta rei” di Eraclito che si stende su lunghi riff di chitarra elettrica e “La cura“, un altro dei grandi successi commerciali, una meravigliosa e aulica confessione d’amore sospesa fra utopia intellettuale e ricerca della propria essenza.

Cosa dire poi di uno dei capolavori assoluti della musica italiana, un brano da brividi e citazioni a cui è impossibile restare indifferenti a emozioni o anche commozione. Forse perché la sua forza principale è proprio riuscire a mandare un messaggio di qualsiasi tipo d’amore, non vincolato a uno specifico di rapporto. La cura di Battiato è stato interpretato in diversi modi. E, come si diceva, probabilmente è proprio questa la sua potenza: parlare a tutti di una forza estrema come l’amore, delle piccole attenzioni che richiede ogni giorno (“Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore”) e dei gesti iperbolici che si è disposti a fare per amore (“Supererò le correnti gravitazionali,/lo spazio e la luce per non farti invecchiare”).

In fondo, il significato del brano è proprio la volontà di accudire, di prendersi cura della persona amata: “perché sei un essere speciale,/ed io, avrò cura di te”.

In un’intervista a Radio DEEJAY nel 2009, Franco Battiato spiegava proprio che si tratta di una canzone d’amore in cui non si capisce se parla il padre alla figlia, la madre oppure il fratello. Il significato emerge proprio dalle sue parole nell’intervista a Radio DEEJAY:

“Quando l’ho scritta, nella mia testa era una canzone d’amore senza mai usare la parola amore e nello stesso tempo senza avere un ritorno. Qualcosa per qualcun altro e basta. Un amore incondizionato, vero, quello che dà e basta”.

Una risonanza che ha involontariamente messo in ombra la maestosità di tutta la fatica discografica, la seconda scritta a quattro mani con il filosofo Manlio Sgalambro.

Oltre all’immancabile ed elevatissima impronta testuale, l’album brilla anche per la presenza di musicisti di altissimo profilo: dal celeberrimo David Rhodes, già chitarrista di Peter Gabriel, al pianista Carlo Guaitoli passando per il basso di Saturnino: presenti inoltre dei contributi vocali di Antonella Ruggiero, Nicola Walker Smith, Giovanni Lindo Ferretti e dello stesso Sgalambro.

Tutte le dieci tracce vivono di una fortissima energia tensiva a tinte rock che si palese fin dall’inaugurale e già citata “Di passaggio” ed esplode nella potente “Strani giorni“, storia della violenza umana riassunto in appena quattro minuti; passaggi rockeggianti riecheggiano anche nella conclusiva “Serial Killer e nella coda di “Memorie di Giulia“.

Spazio anche alla sperimentazione in “Splendide previsioni” e alla meraviglia di “Amata solitudine“, magistrale storia di inganno strutturata in diversi piani, tanto magnetica quanto orecchiabile.

Ed è proprio questo il punto di forza, il gioco di prestigio di tutta “L’imboscata“: riuscire a risultare profonda, complessa ma estremamente comprensibile ed emozionante, catturando quindi l’attenzione di un pubblico vastissimo nella propria sensibiltà e capacità di stupirsi.

L’ennesima Meraviglia del Maestro Battiato che ogni giorno ci manca sempre di più.