#TellMeRock: 23 settembre 1977, i 47 anni di Heroes e la trilogia berlinese di Bowie

EDITORIALE – Bowie traslocò temporaneamente in quel di Berlino Ovest ricorrendo al “non musicista” Brian Eno per assecondare una perenne voglia di cambiamento e consegnare l’ennesima tra le sue camaleontiche mutazioni.

Senza dubbio quella più fulgida dal punto di vista artistico e in prospettiva la più influente, che lo racconta in grado di inventare un futuro aldilà del punk già nel 1977 dopo averne poste le fondamenta estetiche all’epoca del glam.

David Bowie arrivava da un periodo non felice, costellato di dipendenze dalla droga e deliri assortiti, superati aiutando l’amico Iggy Pop e se stesso a rinsavire con gli eccellenti The Idiot e Lust For Life. Lavori che in un certo senso possiamo considerare introduzioni di rango, qualora non vere e proprie prove generali, per la svolta di cui parlavamo sopra, un’infatuazione per il rock “made in Germany” o krautrock, (termine coniato dalla stampa e critica angloamericana in riferimento alla scena musicale costituita dai gruppi attivi in Germania negli anni settanta), di Neu!, Kraftwerk e Can trasformata in realtà nella leggendaria “trilogia berlinese”.

David Bowie e Brian Eno

Tra l’imprescindibile Low e le venature etniche di Lodger, spicca nell’esatto mezzo Heroes, diviso come il predecessore in una prima facciata di canzoni e una seconda, invece, consacrata a strumentali di sentori ambientali. Stavolta, però, allestiti affidandosi a Cluster e ai primi Tangerine Dream e chiudendo i giochi con un brano cantato, l’auto esplicativa ed ipnotica The Secret Life Of Arabia.  

La title track Heroes è la canzone più famosa della trilogia. Proprio per essere stata concepita e poi pubblicata il 23 settembre del 1977 nella Berlino spezzata in due, per molti anni si è pensato che il verso “standing by the wall” si riferisse al muro di Berlino, cosa in realtà non vera. Anche il significato della canzone non  è mai stato percepito nella sua completezza. Bowie aveva in mente di raccontare la vita difficile di due emarginati, di un alcolizzato e di una compagna con molti problemi; la parabola d’amore di due sconfitti che, tenuti in disparte dal mondo, possono vendicarsi e diventare eroi “anche solo per un giorno”… (We can be heroes just for one day).

Nel modo in cui era originariamente concepita la canzone, la storia era dunque quella di due persone che volevano ottenere dei risultati importanti all’interno della loro relazione, non nel mondo intero, ma su una scala ridotta a due.

Mentre David Bowie registra Heroes, poco lontano dagli Hansa Studios le guardie di frontiera della Germania Est sparano al diciottenne Dietmar Schwietzer mentre scavalca il Muro per fuggire a Ovest, pochi mesi dopo il ventiduenne Henri Weise annega mentre cerca di attraversare a nuoto il fiume Spree. In HeroesBowie canta anche la paura e il senso di isolamento che incombe sulla città raccontando la storia di due amanti (ispirata alla relazione segreta tra Tony Visconti e la corista Antonia Mass) che si incontrano vicino al Muro e provano, senza speranza, a stare insieme.

Nel giugno 1987, quando David Bowie torna a Berlino per partecipare al Concert for Berlin un festival di tre giorni che vede oltre 60.000 persone radunarsi davanti  al Reichstag a Berlino Ovest e un numero imprecisato nella strade e nelle piazze a Berlino Est per ascoltare da lontano, sceglie proprio Heroes per iniziare il suo concerto.

La musica rock è proibita in Germania Est, ma il segnale delle stazioni radio del settore americano di Berlino Ovest che trasmettono rock in continuazione arriva anche al di là del Muro. Le etichette discografiche e gli artisti concedono a queste radio di trasmettere in diretta tutto il Concert for Berlin in cui oltre a Bowie si esibiscono Eurythmics e Genesis.

Appena salito sul palco nella Bowie dice in tedesco: «Voglio salutare tutti gli amici dall’altra parte del muro». Gli abitanti di Berlino Est salgono sui tetti delle case, molti si avvicinano alla Porta di Brandeburgo

«Sapevamo che avrebbero potuto sentirci, ma non sapevamo quanti fossero. È stato come fare un concerto doppio, con il pubblico diviso dal Muro. È stato incredibilmente emozionante». Peter Schwenkow, promoter del concerto, ha raccontato che almeno un quarto delle casse del palco costruito davanti al Recihstag sono state girate verso Est: «Era una vendetta, volevamo provocarli». Il terzo giorno del festival, l’8 giugno durante il concerto dei Genesis, il regime della Germania Est reagisce duramente: la polizia interviene per disperdere la folla, oltre 200 persone vengono arrestate. Una settimana dopo, il presidente americano Ronald Reagan visita Berlino Ovest e in un celebre discorso dice al leader sovietico Mikhail Gorbaciov di «Tirare giù quel Muro«. Gli abitanti di Berlino Est sono in fermento. Il Concert For Berlin diventa un evento simbolo, l’inizio degli eventi politici e sociali che porteranno alla caduta del Muro nel 1989.

Il Ministero degli Esteri tedesco ha celebrato il ruolo di David Bowie con un tweet il giorno della sua scomparsa nel 2016: «Addio Bowie, adesso sei tra gli Eroi. Grazie per aver aiutato ad abbattere il Muro».

David Bowie ha ricordato spesso quel giorno in cui la sua voce ha davvero trasformato tutti gli abitanti della Berlino divisa dal muro in una cosa sola, facendo sentire tutti eroi per un giorno: «È stato uno dei concerti più emozionanti della mia vita. Ero in lacrime».

Come talvolta accade quando si è in presenza di un successo imponente, la canzone ha subìto uno slittamento di significato abbracciando il sociale, complici anche le interpretazioni che Bowie ha dato in altre occasioni importanti come il 1985: quando nel corso del Live Aid si fece accompagnare da Thomas Dolby alle tastiere, o nel 1992, al Freddie  Mercury Tribute Concert con i Queen. Ma anche nel 1996 al The Bridge Benefit Concert e nel 2001 al Concert  for the New York City, svoltosi dopo l’attentato alle Torri Gemelle.

Anche se nella mia mente e in quella di molti, rimarranno sempre impresse le immagini di Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, il film tratto dal libro di Cristiane F., con Bowie, il vero Bowie in carne e celluloide , che canta Heroes, ispirato come non mai.

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