EDITORIALE – Subito dopo Siamese Dream, Billy Corgan aveva lavorato come un ossesso, quasi in preda a una febbre malarica. Voleva entrare in studio per il nuovo album Mellon Collie & The Infinite Sadness, con molte canzoni e altrettanti spunti. Le contò ed erano ben 56.
L’ultima, la cinquantaseiesima, si intitolava 1979 ed era poco più di un abbozzo, per di più senza testo. Quando il produttore Flood la ascoltò per la prima volta, pensò che non era abbastanza valida per far parte del disco e ciò provocò in Billy Corgan lo stimolo a lavorarci sopra e finirla in quattro ore.

Il giorno successivo, quando Flood ascoltò la versione definitiva, chiese scusa e la mise immediatamente in cima alla lista.
1979 è una canzone molto personale che racconta la difficile fase transitoria dall’età adolescenziale a quella adulta. Corgan la scrisse come sempre dopo aver visualizzato un’immagine. Le sue canzoni nascevano spesso così, da un’istantanea. Nella sua mente si materializzava una scena, lui la frizzava e provava a scriverci sopra una storia.
Nel caso di 1979, era lui a 18 anni, mentre guidava verso casa, in una notte di pioggia e in attesa che il semaforo diventasse verde. Quell’attesa lo fece pensare a un futuro dietro l’angolo, oltre casa sua, oltre la giovinezza e le difficoltà che la sua vita gli aveva dato fino a quel momento.
Da quel ricordo nacque il pezzo 1979, pubblicato proprio il 24 gennaio del 1996 a seguito dell’ uscita del capolavoro Mellon Collie & The Infinite Sadness.
L’unica stranezza è che nel 1979 Corgan aveva 12 anni. In realtà l’anno fu scelto solo per la rima efficace del primo verso – 1979, cool kids never have the time.
Una volta, per scherzo, Corgan commentò la canzone dicendo che l’aveva scritta per Michael Jackson, ma poi si era accorto che non poteva ballarci il Moonwalk sopra e quindi l’avevano tenuta i Pumpkins.