#TellMeRock, 24 Maggio 1997: ‘Subsonica’ e quel capolavoro di sperimentazione e narrazione urbana

EDITORIALE – Lo abbiamo ripetuto più volte e fino alla noia dell’importanza che il 1997 ebbe nel panorama musicale italiano. Una rinascita fatta di band emergenti che per la prima volta esplorarono sonorità finora sconosciute ai canoni che la nostra nazione si era imposta, divisa tra pop e cantautorato.

Hai Paura del Buio degli Afterhours, Tabula Rasa Elettrificata dei Csi e l’esordio dei Subsonica, riportarono il rock italiano a un livello sperimentale sia nei suoni che nei testi, divisi tra impegno sociale, tematiche giovanili e spazi metropolitani.

Proprio in quest’ultimo contesto i Subsonica, esattamente ventotto anni fa, si prendevano le redini sociali, musicali e innovative della loro Torino, nel loro album omonimo che avrebbe cambiato per sempre non solo la carriera dei cinque componenti, ma anche l’intera discografia italiana.

Registrato in Casasonica, sala di registrazione punto di riferimento per molte band indie e groove del periodo, tra cui Assalti Frontali, Gem Boy, Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, Cristina Donà, Sikitikis e AntiAnti, il disco si compone di dodici brani, il cui singolo di apripista, Istantaee, da subito l’idea di quali siano le intenzioni dei cinque musicisti e dj torinesi.

Il brano apre a sonorità tipiche della musica elettronica, melodie hip hop e reggae, che poi diventeranno il marchio di fabbrica dei Subsonica. Un testo “da strada” con un video underground che riporta a quelle atmosfere metropolitane sopra citate.

In fondo i Subs vengono da un territorio turbolento, ma musicalmente intenso come la zona dei Murazzi del Po a Torino, cantano e suonano la realtà che vivono. Si legge nelle loro canzoni, nel modo di fare musica.

Sarebbe banale dire che questo è uno dei lavori più belli usciti nell’intero panorama musicale italiano ma è così: i Subsonica sanno miscelare vari generi come se niente fosse, e quello che si ottiene è armonia. Sono capaci di dirigersi verso quel tipo di musica, quella elettronica, a cui tutto il mondo guardava venticinque anni fa, ma senza divenire troppo nauseanti. Riescono a non far pesare l’uso di campionamenti e di effetti elettronici, forse perché miscelati al reggae e all’hip hop con maestria, o forse perché sanno cosa esige il pubblico italiano.

L’album si apre con Come se (dedicato a tutti coloro ingiustamente detenuti in carcere), ritmi cadenzati, effetti elettronici per poi dar spazio all’incantevole e incantatrice voce di Samuel che spezza la melodia con un riff acidissimo, da brivido.

Non identificato è un pezzo energico con un bel giro di basso alla James Bond. Si arriva poi ad Onde quadre, un pezzo con notevoli effetti di distorsione il quale risulta uno dei pezzi più ballabili.

Ma i Subsonica vengono, oltre che dai dj set suburbani, anche dal mondo delle radio, ed è così che Radioestensioni diventa un tributo all’etere libero con una dedica particolare alle tre radio libere di Torino.

Cose che non ho è uno degli inni generazionali dei primi Subsonica. Un video originale ed estroverso in cui la band da prova di tutta la loro abilità con il raggae, facendo propria il detto torinese dei primi club che recita: “a Torino non si vede il mare, ma c’è”. Cose che non ho si rifà su un ritornello facilmente orecchiabile, ma soprattutto ballabile.

In Preso blu arriva la denuncia, accompagnata da una base molto dub, di come la diversità diventi, a volte, motivo di sfogo di rabbie e paure (paura del diverso, paura del possibile, paura che il diverso sarebbe anche possibile). Un brano contro razzismo e bullismo, ripreso ancora a gran voce nei live della band.

Funk Star e Velociraptor prendono le sonorità jungle in voga verso la fine degli anni ’90. Qui esce il lato più “rave” dei Subsonica, con melodie che viaggiano ai limiti della techno senza però appesantire l’ascoltatore. Velociraptor è stato il brano di apertura di molti live dei primi anni 2000.

Ventotto anni di un mini capolavoro, di un disco spartiacque per la musica italiana, che dal 1997 in poi avrebbe guardato alle band da club e sobborghi con occhio diverso. Subsonica è la prova evidente che si può fare musica oltre i talent e la programmazione tv e discografica, un messaggio di intraprendenza e sperimentazione senza pari che oggi, a quasi trent’anni dalla sua uscita, per noi amanti della musica “suonata e ballata” è decisamente ancora attuale e da lezione.

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