EDITORIALE – Era il 24 settembre del 1991 e il mondo iniziava ad ascoltare e amare Nevermind
Difficile immaginare cosa sarebbe oggi il rock se Smells Like Teen Spirit non fosse mai stata scritta: 4’e 58″ che hanno modificato per sempre la storia della musica, non solo sotto il profilo stilistico, ma sul piano del rapporto della grande industria discografica con fermenti “duri e puri”provenienti dall’underground. Anche se su major avevano già inciso, oltre ai ben più potabili R.E.M., band come Husker Du e Sonic Youth, i Nirvana dimostrano l’efficacia, anche se commerciale, di ciò che viene dal “basso”, arrivando alla vetta delle classifiche americane e tracciando una netta linea di demarcazione tra il punk “di prima” e quello di inizio anni 90.
“Volevo scrivere la pop song definitiva, nello stile dei Pixies”. Così nel gennaio del 1994 Kurt Cobain raccontava la genesi di Smells Like Teen Spirit, singolo apripista del capolavoro Nevermind. L’idea del titolo fu suggerita a Cobain da Kathleen Hanna, la cantante dei Bikini Kill, che scrisse con o spray Kurt Smells Like Teen Spirit sul muro della sua stanza da letto, dopo una notta passata a bere e a disegnare graffiti per le strade di Seattle.
All’epoca Cobain era fidanzato con un’altra ragazza delle Bikini Kill, la batterista Tobi Vail e, dicendo che puzzava di Teen Spirit, Kathleen voleva dire che gli abiti di Kurt e la sua pelle si erano impregnati del profumo della fidanzata.
A Kurt la scritta piacque molto, anche perché non la capì. Non essendo pratico di profumi femminili, non aveva la minima idea che Teen Spirit fosse un profumo e avendo trascorso tutta la notte a parlare di ideali, anarchia e sogni, pensava che la frase di Kathleen fosse una bellissima metafora per dire che lo spirito, la ribellione e gli ideali della sua giovinezza si erano impossessati di lui.
Si rese conto dell’errore solo mesi dopo l’uscita del singolo.
Nel 1991 certa critica parlava e scriveva di “morte del rock”, ma Nevermind, perfetta sintesi di quel non genere e non movimento etichettato per ragioni di comodo come “grunge”, zittì i “catastrofisti del rock” con un urlo alienante, acido e disperato, in un irresistibile abbraccio di punk e hard rock, dietro le cui distorsioni affioravano brillanti melodie pop.
Più quadrato dell’esordio di Bleach e meno omogeneo e maturo del successore In Utero, il secondo Nirvana esplose come una bomba atomica, imponendo Kurt Cobain come icona di inizio anni 90 e spargendo sul mondo intero un micidiale “fallout”.
E se la suddetta Smells Like Teen Spirit è assurta al rango di inno generazionale, fungendo da detonatore a tensioni e istinti creativo – emotivi troppo a lungo repressi, è toccato agli altri episodi chiarire meglio i termini della rivoluzione messa in atto dal “power trio” di Aberdeen/Seattle. Una potenza di fuoco ed energia mossa dalla voce rauca e rabbiosa di Cobain che, accompagnata dal continuo e duttile basso di Chris Novoselic e dall’energica batteria di quel David Grohl ora diventato leader carismatico dei Foo Fighters, passa dal cieco furore di Territorial Pissing e Breed, alle rarefatte e crude armonie di Something In The Way e Polly, arrivando per i repentini cambi di atmosfere di Lithium e Come As You Are.
Quest’ultimo leggendario brano è il secondo singolo estratto da Nevermind e, in tutti i sensi, testamento ideale di Kurt Cobain, se alle porte della sua città natale, Aberdeen, nello Stato di Washington, hanno piazzato un cartello che dice “Welcome to Aberdeen. Come As You Are (Benvenuto ad Aberdeen. Vieni come sei).
Grandissima canzone. Da brividi, soprattutto nella versione Unplugged, il passaggio dove dice: “And I Swear that I don’t have a gun” (e giuro di non avere un’arma), e pensare a come poi, purtroppo, Cobain si tolse la vita.
Il brano, uscito come singolo il 2 marzo del 1992, presenta notevoli somiglianze con Eighties, un pezzo dei Killing Joke del 1985; questa è la ragione per cui i Nirvana non erano troppo entusiasti dell’idea di pubblicarlo come singolo, preferendo In Bloom. I Killing Joke non la presero bene, ma cercarono di adottare un atteggiamento conciliante. Fecero scrivere all’editore dei Nirvana dal loro produttore e non gradirono affatto la risposta.
Come ha ricordato il chitarrista dei Killing Joke, Geordie Walker: “Scrissero semplicemente che non sapevano neppure chi fossimo. Ma se non ci conoscevano, perché ci avevano spedito pochi mesi prima gli auguri di Natale?”.
A questo punto la storia si fa oscura: alcune fonti riportano che i Killing Joke fecero causa, ma la ritirarono dopo la morte di Cobain, altri che lasciarono perdere sin dall’inizio. Poco importa, quel che resta è, per fortuna, un grandissimo brano e, per disgrazia, un testamento.
L’album è un autentico manifesto di disagio post adolescenziale e del desiderio di esorcizzarlo con il rock n’roll. Vigoroso, ruvido, sanguigno ed essenziale, esprime un’urgenza di comunicazione magari confusa e contorta ma indiscutibilmente sincera.
E’ uno degli album più “coverizzati” dai gruppi emergenti, con un inno quasi continuo e perenne nelle feste musicali liceali di metà anni 90, oltre alle magliette portate con fierezza o inconsapevolezza che si acquistavano anche nelle feste di paese.
Curiosa e intrigante è anche la storia della copertina di Nevermind, diventata un manifesto della storia del rock e della musica in genere. Il bambino nella copertina dell’album è Spencer Elden, fotografato all’età di 4 mesi nudo in una piscina di Pasadena, California, dal fotografo Kirk Weddle, mentre sembra rincorrere un biglietto da un dollaro appeso ad un amo da pesca (dettaglio aggiunto in post-produzione). I genitori, Renata e Rick Elden, ricevettero un compenso di 150 dollari.
L’idea dell’immagine era venuta a Cobain dopo aver visto un documentario sul parto in acqua. Il gruppo regalò poi al ragazzo il disco di platino dell’album in segno di riconoscenza.
Per impedire che la distribuzione del disco fosse bloccata per paura della censura, si pensò anche di preparare una versione alternativa della copertina cancellando con l’aerografo il pene del bambino. Kurt Cobain si oppose categoricamente alla censura della copertina chiarendo che l’unico compromesso che avrebbe potuto accettare sarebbe stato l’apporre un adesivo sulla stessa a copertura dei genitali del bambino, ma precisò anche che, secondo lui, «chi poteva sentirsi offeso dall’immagine del pene di un neonato, probabilmente doveva essere un pedofilo represso.
Lo stesso Spencer Elden, oggi trentenne, ha deciso di fare causa ai Nirvana per sfruttamento sessuale di minori.
Secondo quanto riporta il sito TMZ, Elden afferma che, avendo avuto solo quattro mesi, non avrebbe potuto dare il suo assenso all’uso dell’immagine. A portarlo sul set è stato il padre, che per quello scatto ha ricevuto 150 dollari. Per Elden l’immagine è pornografia infantile, anche perché la band aveva promesso di coprire i genitali con un adesivo (cosa che poi non è avvenuta). L’idea della cover fu di Kurt Cobain, che non volle nessun tipo di censura perché «chi poteva sentirsi offeso dall’immagine del pene di un neonato, probabilmente doveva essere un pedofilo represso».
Nelle carte, che hanno consultato sia Tmz che Pitchfork, Elden parla di «danni permanenti» dovuti alla copertina dicendo che è stato costretto a «atti sessuali a fini commerciali» quando aveva meno di 18 anni. Il danno di cui ha sofferto – riportano i documenti – «include, ma non si limita ad esso, stress emotivo estremo e permanente con manifestazioni fisiche, interferenze col normale sviluppo educativo, perdita di guadagni, spese per far fronte a problemi medici e psicologici, perdita della gioia di vivere e altre perdite che saranno descritte e provate al processo».
Nel 2006 Spencer disse pubblicamente di essere felice di aver preso parte a quel progetto. Due anni dopo ricreò anche l’immagine, facendosi ritrarre nella stessa poizione, ma in costume. Lo scorso anno, però, pare aver cambiato idea sulla questione, chiedendo ai componenti della band e agli eredi di Cobain almeno 150mila dollari a testa di risarcimento.
La notizia ha suscitato ironia e rabbia in rete, con la risposta leggendaria del bassista dei Nirvana, Krist Novoselic, già virale sui social e in rete. Ve la propongo qui sotto… Quando un’immagine vale più di mille parole…