EDITORIALE – “Questo disco parla di religione, violenza, amore e denaro, tutti elementi che distolgono gli uomini da cose veramente importanti”, dirà Nick Mason in una intervista a proposito di The Dark Side Of The Moon, perchè il disco in effetti è tutto ciò, la prima vera denuncia sociale e autobiografica della band inglese.
Proprio oggi, quarantotto anni fa, il disco si posizionava al primo posto della classifica statunitense, per poi restare al suo interno per ben 741 settimane.
Il pubblico americano amava molto il “prisma”, soprattutto per il suo singolo apripista “Money“, in cui la popolazione di oltreoceano rivedeva il proprio status consumistico, innalzato dall’ideale eterno del “sogno americano” .
Il testo della canzone è stato composto dal bassista Roger Waters ed è un’ironica critica all’eccessivo attaccamento al denaro, uno dei “lati oscuri” della natura umana, cause di disagio e sofferenza, che costituiscono il tema centrale di The Dark Side of the Moon.
“È opinione comune che il denaro sia la radice di tutti i mali odierni” , osserva Waters, “ma nessuno è mai davvero disposto a privarsene” .
È opinione diffusa che Waters si sia ispirato al libro della scrittrice George Eliot, il celebre Silas Marner, per la scrittura del testo.
La canzone è nota per le strofe in tempo irregolare 7/4, caratteristica non insolita per un certo rock degli anni 70 ma caso unico per i Pink Floyd, nonché piuttosto rara per un singolo di successo.
Al pari di tutte le canzoni dello stesso album, che vedono un largo uso di effetti sonori grazie anche al tecnico del suono Alan Parsons, Money si apre con vari rumori di un registratore di cassa e suoni di monete opportunamente loopati in modo da scandire il tempo in 7/4, fino allattacco vero e proprio del brano.
Un’ipotesi alternativa è che si tratti invece di una slot machine meccanica, di cui si sente lintroduzione della moneta, il tiro-rilascio della leva da qui il nomignolo “one-arm bandit” dato alla macchina mangiasoldi, la rotazione dei rulli.
Il primo strumento ad entrare in scena è il basso, seguito poi da tutti gli altri. A metà canzone è anche presente un assolo di sassofono, suonato da Dick Parry, amico di Gilmour che fu scelto senza indugi, dal momento che era in grado di suonare un assolo in 7/4.
Dopo l’assolo, il tempo cambia da 7/4 ad un più comune 4/4 sul quale David Gilmour esegue un assolo di chitarra per vari “giri”, separati da un riff molto ben riconoscibile, suonato all’unisono da tutti gli strumenti.
Gilmour ha dichiarato in un’intervista che il cambio di tempo avesse anche lo scopo di “rendergli la vita più facile” nell’assolo.
Dopo la ripresa del cantato, e il ritorno alla struttura metrica iniziale. Il brano sfuma su un tempo nuovamente di 4/4, con la voce che ripete ad oltranza la parola “away”, l’ultima del testo mentre tornano i frammenti di parlato, che ricorrono in tutto il disco e che in questa sezione trattano di episodi di violenza verso il prossimo.
Il tutto si dissolve nel tappeto di organo che costituisce l’introduzione di Us and Them, brano successivo.
Particolare la versione Live inserita nell’album Delicate Sound of Thunder in cui, dopo l’assolo di Gilmour, l’esecuzione del brano vira su un tempo reggae e dà lo spunto all’originale assolo di basso di Guy Pratt; dopo di ciò inizia la parte in cui si evidenziano i “giochi” di tastiera/organo Hammond della coppia Wright/Carin in puro stile jazzistico per poi ritornare sull’assolo di chitarra e quindi proseguire con l’ultimo cantato.
Una versione simile, sebbene con differenti fraseggi strumentali, è stata eseguita anche nel leggendario live di Venezia del 15 luglio 1989.