EDITORIALE – Nel febbraio del 1986, Zucchero partecipa al Festival di Sanremo con il brano “Canzone triste”.
Anche questa volta la partecipazione alla kermesse canora non gli dà particolari soddisfazioni poiché si posiziona al 21esimo posto (penultimo), ma il brano è uno dei più trasmessi alla radio, proprio come avvenne l’anno prima con il capolavoro “Donne”. Non basta, però, avere un singolo di successo; anche l’album deve vendere, dato che i due lavori precedenti avevano floppato alla grande. Quindi il destino di Sugar è in bilico. L’album “Rispetto” esce il 29 aprile dello stesso anno, e vede la collaborazione di musicisti eccellenti, tra i quali Randy Jackson (che aveva già lavorato al disco precedente) e David Sancious, ex tastierista della E Street Band di Bruce Springsteen. I testi sono scritti dallo stesso Fornaciari eccetto un paio di brani scritti da Alberto Salerno e Gino Paoli che scrive il testo di “Come il sole all’improvviso”. Fatto fuori, quindi, Mogol che non aveva saputo entrare pienamente nello spirito di Zucchero con i testi dell’album precedente.
L’album è quello che io considero una copia più riuscita del precedente, poiché in alcuni punti sembra un fratello gemello, con la differenza che qui troviamo episodi che rasentano il capolavoro, a differenza dell’album precedente che di capolavori non ne conteneva proprio.
Le danze di aprono con un’introduzione strumentale di 34 secondi che riprende il ritornello dell’ultima canzone del disco “No – No (non gli dire no)”, dopodiché parte subito la titletrack “Rispetto”, che si rivelerà un singolo di successo e uno dei brani più importanti di Zucchero.
La canzone ha echi soul e funky, e certamente fu qualcosa di nuovo all’epoca per il mercato discografico italiano. Pare sia stata scritta dopo una lite con Mogol, che avrebbe dovuto scrivere i testi dell’album, ma che poi fu fatto fuori. Fu il primo brano che Zucchero scrisse completamente da solo; niente a che vedere, quindi, con le canzoni presenti nei due album precedenti.
A seguire troviamo un altro vero e proprio capolavoro: “Come il sole all’improvviso”, il quale testo è stato scritto da Gino Paoli, è una delle canzoni più belle del primo periodo di Zucchero. Inizialmente non ottenne grande successo, ma col tempo è diventata una vera e propria chicca, e fu inserita anche nell’album di duetti del 2004 “Zu & Co.”, cantata insieme a Macy Gray e Jeff Beck alla chitarra. Una versione stupenda e le ennesime grandi collaborazioni che fanno di Zucchero Fornaciari uno dei migliori artisti italiani tra i più ambiti.
L’album prosegue con tracce di second’ordine, quali “Tra uomo e donna”, dall’insolito arrangiamento raggae, e “Nella casa c’era” con testo scritto da Alberto Salerno.
Più interessante invece è “Solo seduto sulla panchina del porto guardo le navi partir…”, che si inserisce in quel filone di titoli chilometrici a cui Zucchero ci aveva abituato nei primi anni. Nella canzone il bluesman scomoda il poeta Quasimodo cantando “Trafitto solo da un raggio di luce” che riprende il verso “Trafitto da un raggio di sole” di “Ed è subito sera”.
La successiva “Torna a casa” è un’altra canzone a mio modesto avviso trascurabile, mentre “Nuovo meraviglioso amico” si inserisce tra gli episodi più riusciti dell’album. Una sentita dedica che Zucchero rivolge al suo idolo di sempre Joe Cocker, che dopo un periodo di malattia era tornato sulle scene. Il 1986 è, infatti, l’anno di “9 settimane e mezzo” e del famosissimo brano “You can leave your hat on”.
Al decimo posto della tracklist troviamo “Canzone triste” che già conosciamo, mentre a chiudere le danze troviamo la canzone più divertente e simpatica dell’album: “No – No (non gli dire no)”. Il ritornello riprende spudoratamente “Happy song” di Otis Redding, ed è curioso notare come “Rispetto” sia anche il titolo di uno dei brani più famosi di Redding; “Respect” infatti fu una canzone scritta nel 1965 dal famoso soulman statunitense, e portata al successo due anni più tardi da Aretha Franklin.
“Rispetto” arriva a raggiungere la settima posizione nelle classifiche, e l’album venderà 300.000 copie, rivelandosi quindi una parziale affermazione per Zucchero.
Per concludere, possiamo dire che l’album ci propone uno Sugar Fornaciari a tratti ancora acerbo, ma che in diversi episodi dimostra di avere un grandissimo talento, che sarebbe esploso definitivamente di lì a poco. L’anno successivo, infatti, “Blue’s” diventerà l’album più venduto in Italia… ma di questo ne parleremo un’altra volta…