#TellMeRock, 3 Febbraio 1970: il doppio primato di Led Zeppelin II e la nuova anima dell’hard rock

EDITORIALE – Il tempo scorreva velocemente alla fine degli anni 60’, e la sperimentazione la faceva da padrona, così tanto che non bastava un anno o un semplice mese per rendersi conto di quanto il rock fosse in evoluzione.

In quel 22 ottobre del 1969, i Led Zeppelin probabilmente non sanno che passeranno alla storia per un singolare primato difficilmente eguagliabile: contribuire in modo massiccio all’evoluzione della musica rock senza inventarsi nulla di innovativo, ma solo contribuendo in modo deciso e netto alla evoluzione definitiva del repertorio blues e rock-blues degli anni 50 e 60, oltre che del folk e della musica orientale.

UNITED KINGDOM – DECEMBER 01: Photo of LED ZEPPELIN posed on a Jaguar car in London in December 1968. Left to right: John Paul Jones, Jimmy Page, Robert Plant and John Bonham.(Photo by Dick Barnatt/Redferns)

Ciò può apparire come uno dei più vistosi paradossi della storia del rock, ma tant’è.

Seppur nato “sotto pressione” della casa discografica e registrato fra questa e quella delle centocinquanta tappe di un tour interminabile, “Led Zeppelin II” scalzò dalla testa delle chart americane addirittura loro maestà i Beatles, oramai a fine corsa con Abbey Road. Il disco si apre con il “caos apocalittico” di Whole Lotta Love, per alcuni il riff più potente della storia, per altri, quel che di più vicino a un orgasmo possa essere stato riprodotto in musica.

Proprio Il 3 febbraio del 1970, “Led Zeppelin II” è ai primi posti sia in USA che in Gran Bretagna, nonostante sia uscito già da vari mesi. Il disco rimarrà in classifica per ben 138 settimane.

Fatto sta che nel pezzo di apertura dell’album, la chitarra di Jimmy Page e il disumano (perché ultraterreno), ululato di Robert Plant, sono storia della musica che già dagli anni 70 viene tramandata come vangelo del rock. “Sul secondo disco si sente l’identità della band che si afferma”, ha sempre dichiarato fieramente Jimmy Page, e in Led Zeppelin II c’è quella ecletticità necessaria a rendere la band britannica tra le icone del rock mondiale, perché ogni singolo elemento ha libertà di dare sfogo alla sua follia, al suo estro, in un album dove ogni elemento gioca da singolo per dar forza alla squadra.

Un esempio lampante? Moby Dick…brano ispirato dal celebre romanzo del 1851 di Herman MelvilleBonham si siede alla batteria, scalda le bacchette ed  esegue un lunghissimo e stupefacente assolo che in concerto veniva dilatato a dismisura, quasi per mezz’ora. Estro che “Bonzo” mette in sfogo anche in Ramble On, dove al posto della batteria usò una custodia di chitarra, uno sgabello della batteria e un cestino della spazzatura.

Leggenda narra che Jimi Hendrix, proprio dopo aver assistito a una esibizione live di Moby Dick, disse a Bonham: “Ragazzo, hai il piede destro più veloce di quello di un coniglio!”

Il brano, tornando ai riferimenti letterari, ha svariati riferimenti allo scrittore britannico John Ronald Reuel Tolkien, il celebre autore del signore degli anelli. Il riff veloce come un proiettile di Heartbreaker fino al blues impazzito di Bring It on Home e la ballata romantica e innamorata di Thank you, brano che Plant dedica alla moglie, sono pietre miliari che risiedono con fierezza nell’Olimpo del Rock.

Led Zeppelin II non è solo un intelligente connubio tra i generi musicali, è anche un album che porta con se una ventata di cambiamento a livello sonoro. Infatti, la sua grandezza sta nel fatto che i quattro artisti abbiano  rielaborato il tutto ricreando qualcosa che per l’epoca era veramente nuovo e innovativo.

A decenni di distanza i critici sottolineano chiaramente come all’interno di questo disco si possa scorgere il prototipo di un nuovo tipo di rock che verrà poi chiaramente delineato negli anni 70, ossia l’hard rock e l’heavy metal.

Le canzoni di Led Zeppelin II, infatti, mostrano ritmi più veloci e energici e melodie dai tratti più aggressivi, totalmente diversi da ciò che si poteva sentire all’epoca. Non sorprende, dunque, che questo sia stato l’album che portò i Led Zeppelin ad una definitiva consacrazione artistica sia in ambito nazionale che internazionale.

Fu presente in classifica nel Regno Unito per 138 settimane e arrivò alla prima posizione il febbraio dell’anno successivo.

A mezzo secolo dall’uscita di un album che ha segnato non solo una spaccatura definitiva tra l’ordinario e l’ecletticità, i Led Zeppelin sono tutt’oggi la band che insieme ai Pink Floyd ha avuto il coraggio di osare, pensando al futuro piuttosto che al presente, in una visionaria sfera di cristallo in cui estro e sperimentazione possono portarti a essere leggenda.

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