#TellMeRock, 4 novembre 1967: i Cream di Disraeli Gears e la psichedelia che incontra il blues

EDITORIALE Il biennio 1966/1967 è un periodo che può essere definita cruciale per la storia del rock e della musica più in generale. Sono anni di grandi sperimentazioni, di nuovi approcci filosofici e politici, di grande maturità musicale e di altissime ed eccezionali collaborazioni e contaminazioni.

In questo biennio, ad esempio, l’ex chitarrista degli Yardbirds, Eric Clapton, si unisce al bassista Jack Bruce e al batterista Ginger Baker della Graham Bond Organization per formare i Cream.

Questo super gruppo, rivisitando vecchi schemi del blues, riuscì a innovare il rock in generale, influenzando molti artisti, tra i quali Jimi Hendrix, Queen, Black Sabbath e Van Halen. Furono il primo power trio ad aver avuto notevole successo e uno dei primi supergruppi della storia. Nei soli tre anni di attività, la band riuscì a pubblicare tre album (più un quarto pubblicato nel 1969, dopo lo scioglimento) e a vendere 15 milioni di dischi. Dopo lo scioglimento del gruppo, i tre componenti ebbero delle carriere molto diverse tra loro: Clapton divenne uno dei musicisti più conosciuti del mondo, grazie a canzoni come Layla e Cocaine, Bruce collaborò con artisti jazz, mentre Baker si dedicò alla fusion e alla world music. Tuttavia, la band si riunì in due occasioni: nel 1993, per suonare alla cerimonia della loro introduzione nel Rock and Roll Hall of Fame, e nel 2005, esibendosi in quattro concerti al Royal Albert Hall di Londra e in due al Madison Square Garden di New York-

Un anno dopo la loro fondazione, avvenuta nel 1966, i Cream pubblicarono una delle più grandi canzoni rock di tutti i tempi, con un riff per chitarra e basso e un assolo di Clapton (in parte basato su Blue Moon), entrati nella storia. Il riff di Sunshine Of Your Love lo compose Jack Bruce nel gennaio del 1967, dopo aver visto un concerto di Jimi Hendrix al Saville Theatre di Londra, e lo stesso Jimi chiuderà il cerchio inserendo il brano nei suoi live del 1968 e 1969.

Il testo invece fu scritto una notte da Jack Bruce con Pete Brown, il poeta beat che accompagnava la band in quel periodo. Bruce eseguì il suo assolo, Pete guardò fuori dalla finestra mentre il sole stava sorgendo e disse: “It’s getting near dawn and lights close their tired eyes” (Si sta avvicinando l’alba e le luci chiudono i loro occhi stanchi). Clapton invece scrisse le parole del ritornello.

Incredibile a dirsi, la Atlantic Records rifiutò il brano, giudicandolo di scarso appeal commerciale. Il merito della pubblicazione va a Booker T., che ascoltò i Cream mentre eseguivano Sunshine Of Your Love in studio. Venuto a conoscenza del parere negativo della casa discografica, non esitò a chiamare i capi per dir loro che stavano sbagliando…e di grosso.

Nel 1967 i Cream rappresentano uno dei tasselli di fondamentale importanza nella storia della musica “moderna”: il loro sound si ispira alle musiche afroamericane, il blues delle origini, quello del delta del Mississippi e il rock ‘n’ roll degli anni Cinquanta, e arriva in terre molto vicine all’hard rock.

Ginger BakerJack Bruce e l’allora giovanissimo Eric Clapton, hanno accompagnato il blues-rock dei bianchi verso l’hard rock di gruppi come i Led Zeppelin.Cream propongono quindi un rock-blues molto elaborato e di complessa esecuzione, con incursioni nel jazz, nell’hard rock e nella psichedelia.

“Disraeli Gears”, pubblicato il 4 novembre del 1967, è il secondo album del gruppo, inciso a New York negli studi della Atlantic, ed è ancora oggi considerato pietra miliare e simbolo di riferimento per i cultori della musica e non solo per gli amanti del genere.
L’importanza di aver inciso negli Stati Uniti è rilevante per capire come mai i tre aggiungano tocchi di psichedelia alle loro sonorità blues: si ritrovano in contatto con la società americana pre-sessantottina, ne assimilano il modo di pensare e di vivere dell’epoca e decidono di riversarlo in musica, mescolandolo con le esperienze che si portano dietro dal vecchio continente.

Il successo commerciale dell’album è notevole, grazie a pezzi come la già sopra citata ‘Sunshine Of Your Love‘, ‘Strange Brewe‘Tales Of Brave Ulysses‘ . Grandi contenuti tecnici, sia dal punto di vista chitarristico che per ciò che attiene al drumming, in Tales of Brave Ulysses, da rimarcare specialmente l’uso del wah-wah che rende memorabile il solo di Clapton, (altra parentesi: è in questi anni che Clapton si costruisce la sua fama, chi lo ha conosciuto dopo fatica giustamente a rendersi conto del motivo della sua così elevata considerazione).


Nel 1967 già una certa quantità di acqua era passata sotto i ponti, e nonostante il Blues rappresentasse ancora l’asse portante della musica dei Cream, è come già spiegato non era possibile per loro rimanere immuni dalle influenze delle istanze sociali pre-sessantottine e dalla psichedelia ormai diffusa nell’ambiente musicale con tutti i pro ed i contro della cosa.

Il tutto è immediatamente visibile sin dalla copertina del disco, un capolavoro di arte lisergica con una foto della band scattata dal celebre Robert Whitaker ed elaborata poi da Martin Sharp e si avverte chiaramente nella musica, si Blues, ma anche acidamente psichedelica, proto-HR, ed in una certa misura Prog, (su quest’ultimo aspetto torneremo brevemente in chiusura), e ben prodotta da Felix Pappalardi, attivo anche come compositore.

La voce di Jack Bruce si mette in evidenza in World of Pain, mentre Dance the Night Away ci consegna un Clapton in vena di visioni oniriche, ben assecondato in ciò da Baker.

Ironici riverberi Blues e Country per Blue Condition, mentre Swlabr non può essere classificata se non come HR, e chi ama il genere e non conosce il brano può magari procurarselo e divertirsi a cercare di capire chi è stato da questo influenzato e quanto.

Estremamente ammaliante We’re Going Wrong, con un tribale lavoro di Baker ed un cantato di Bruce veramente destabilizzante, una specie di Blues allucinato che lascia spiazzati ed incerti.

Il disco si chiude in maniera più tradizionalmente Blues seppur declinato in tre modi diversi: quello roccioso di Outside Woman Blues, quello Folk di Take it Back e quello in coro sguaiato old-style di Mother’s Lament.

Per tutto l’album i tre si rincorrono cercando di superarsi dal punto di vista tecnico toccando vette notevolissime, ed il tutto veniva enormemente dilatato dal vivo, quando ognuno cominciava una assolo completamente improvvisato, dilatando e stravolgendo la linea musicale che in quel momento veniva seguita e costringendo gli altri a seguirlo per poi rendere pan per focaccia al compagno appena questo terminava, portando ad un limite indefinito lo sviluppo e la durata di un brano. Le personalità dei tre ed i loro eccessi erano troppo forti per tenerli insieme a lungo, ma vanno ringraziati in eterno perché Disraeli Gears è una pietra miliare del rock che merita di stare sullo scaffale di ogni appassionato di musica.