#TellMeRock, 6 aprile 1988: il mondo di Tracy Chapman e le battaglie del suo omonimo disco d’esordio

EDITORIALE – Verso la fine degli anni ’80 il mondo della musica vede un abbandono del cantautorato sociale e impegnato in favore di sonorità più synth pop ed elettroniche.

Per questo il panorama discografico viene letteralmente sconvolto dall’uscita dell’album omonimo della cantautrice afroamericana esordiente Tracy Chapman. Nei suoi testi emergono soprattutto i grandi temi politico-sociali come il pacifismo, la ferma opposizione al nucleare, la difesa profonda delle minoranze come donne, bambini e persone di colore, di cui lei fa parte avendo radici africane sia geneticamente che musicalmente parlando.

Proprio in quegli anni, i primi anni ’80, la Chapman inizia a frequentare i vari locali musicali, insieme alla sua inseparabile chitarra acustica, compresi tra Cambridge e Boston. Degli anni ’82-’83 sono le sue composizioni più famose che ritroveremo poi nell’album d’esordio dell’88 (come ad esempio ‘Talkin’ bout a revolution’, ‘Behind the wall’, ‘Baby can i hold you’, ‘For my lover’). La storia narra che in quel periodo Tracy viene notata in un locale da Brian Koppelman, figlio del noto produttore della SBK Records Charles Coppelman.

L’album Tracy Chapman, pubblicato il 6 aprile 1988, è composto da 11 canzoni per una durata complessiva di circa 40 minuti. I brani qui inclusi, selezionati dalla cantautrice insieme al produttore David Kershenbaum, appartengono al periodo 1982-1987. Tali canzoni prendono in considerazione i temi più cari alla scrittura della Chapman: si va dalle speranze di cambiamento (‘Talkin’ bout a revolution‘) alla violenza domestica (‘Behind the wall’), dal ripudio della guerra (‘Why?’) alle lotte tra bianchi e neri (‘Across the lines’), passando per i più delicati temi dell’amore (‘Baby can i hold you’, ‘For my lover’).


Il disco, che in copertina presenta il viso pensieroso o preoccupato di Tracy mentre nel retrocopertina la cantautrice statunitense si apre ad un bel sorriso, è prevalentemente acustico, con la voce e la chitarra della Chapman in netta evidenza. Tale scelta, come scritto in apertura, appare in netta controtendenza se si guarda alla musica in voga negli anni ’80, dove andava per la maggiore la disco music o comunque musica molto elaborata. Va anche sottolineato come la cantautrice sia contornata da musicisti bravissimi e di chiara fama come Larry Klein ed il versatile batterista e percussionista Danny Fongheiser (già all’opera con le Heart e molti altri).


Il lavoro si apre con ‘Talkin’ bout a revolution’, canzone che ha fatto conoscere al mondo intero Tracy Chapman. Il tema centrale del brano è la speranza di cambiamento che attraversa la povera gente che in un futuro non troppo lontano si ribellerà a quest’ordine costituito e cambierà questa situazione di cose.
La canzone, scritta dalla Chapman nel 1982 a soli 18 anni, musicalmente parlando vede la partecipazione, oltre dei già citati Klein e Fongheiser, anche di Jack Holder alla chitarra elettrica ed all’organo Hammond.


Si prosegue con un altro singolo famosissimo come ‘Fast car’, il brano più lungo del cd (4:58) che esprime tutta la voglia di cambiare, di crearsi con le proprie mani un futuro migliore. Il riff iniziale della chitarra della Chapman rende il brano riconoscibilissimo a chiunque, insieme alle percussioni suonate dalla stessa Tracy ed al ritmo lento che si apre sul ritornello.


E’ il turno poi di ‘Across the lines’ che affronta in maniera netta e chiara le divisioni e le lotte annose che attraversano i bianchi ed i neri nel paese forse più pieno di contraddizioni che è l’America. I soprusi subìti dai neri ad opera dei bianchi sono il punto centrale dello stile narrativo della Chapman in questo spaccato di vita reale scritto nel 1985. Musicalmente parlando risalta ancora una volta in maniera inconfondibile la voce profonda, modulata della Chapman che quasi grida il suo orgoglio di essere afroamericana e paladina dei diritti dei neri d’America.


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Si va avanti con quel gioiello che è ‘Behind the wall’. La canzone, cantata a cappella da Tracy, mette in risalto la violenza domestica quotidiana che si consuma nei confronti delle donne e critica, neanche tanto velatamente, il comportamento della Polizia (che, come dice il testo, in questi casi arriva sempre in ritardo).
La sola voce della Chapman, in 1 minuto e 46 di canzone, riempie di atmosfera tutto il brano non facendolo sembrare così spoglio ma anzi pervadendolo di modulazioni vocali che donano al brano stesso un’aurea di musicalità pari agli altri.


Tocca poi ad una canzone d’amore conosciutissima come ‘Baby can i hold you’ (cantata, tra gli altri, anche dai Boyzone e dalla stessa Chapman in compagnia del nostro compianto Luciano Pavarotti) riequilibrare i temi andando a toccare quello universale dell’amore. Dal punto di vista musicale il brano si arricchisce anche della collaborazione di Bob Marlette alle tastiere e di David LaFlamme al violino elettrico.


Con ‘Mountains o’ things’ la Chapman affronta il tema della disparità tra ricchi e poveri ed immagina per una volta, mettendosi dalla parte dei poveri, di avere tutti i benefici ed i privilegi appartenenti ai ricchi, ma alla fine della canzone si accorge che sta solo sognando. Qui la musica è solare ed il tappeto sonoro formato dalle tastiere e dalle percussioni dell’ottimo Paulinho Da Costa domina su tutto il brano.


E’ il turno di ‘She’s got her ticket’ che scandaglia ancora una volta il desiderio di fuggire da questo mondo fatto di corruzione ed ingordigia. Musicalmente il brano è molto ritmato con batteria e chitarra elettrica in evidenza.


Si prosegue con ‘Why?’, bozzetto che prende in esame i vari perché sulle dicotomie amore/odio, guerra/pace che dobbiamo affrontare quotidianamente. La canzone ha un ritmo molto veloce e scorre via piacevolmente.

Si va verso la parte conclusiva dell’opera con un trittico incentrato sull’amore e sui suoi aspetti più profondi.
Si parte con ‘For my lover’, brano struggente dedicato alla persona amata e che mette in evidenza tutti i sacrifici che una persona fa per essere vicina tutta la vita al proprio compagno adorato.

Tocca poi a ‘If not now’, con il piano acustico di Jack Holder in cattedra, all’insegna del ‘carpe diem’ in amore, ossia di vivere appieno ogni momento e di cogliere il meglio da ogni rapporto sentimentale.


Il disco si chiude con una stupenda dichiarazione d’amore che è racchiusa in ‘For you’, dove la Chapman sfoggia la sua bellissima voce accompagnata solo dalla sua inconfondibile chitarra acustica.


In conclusione, per comprendere la reale portata che ha avuto quest’album sull’industria musicale in quegli anni, ecco alcuni numeri significativi: oltre 10 milioni di copie vendute solo in America, 1 Disco d’oro, 6 Dischi di platino e 3 Grammy Award conquistati. Ma i numeri più importanti sono nelle battaglie portate avanti e vinte dalla Chapman, con garbo, grinta, coraggio e classe.

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