EDITORIALE – Ok, diciamo che il riff iniziale, per molti, è più la sigla di Top Of The Pops piuttosto che Whola Lotta Love dei Led Zeppelin.
È senza alcun dubbio uno dei riff più riconoscibili nell’intera storia del rock, eletto nell’ultimo anno come il più bello di sempre secondo le riviste specializzate Total Guitar e Guitar World: «Jimmy Page ha fatto il grande passo per l’umanità» si legge nella motivazione, «Forse non è il primo grande riff della storia ma ha contribuito a portare l’idea stessa di riff di chitarra al centro della musica rock. Nei primi 2,7 secondi Whole Lotta Love ha proiettato la musica in un altro decennio. Mentre tutti gli altri erano ancora egli anni ’60, i Led Zeppelin suonavano già negli anni ‘70».
Uscito il 7 novembre 1969, Whole Lotta Love ebbe il compito di lanciare il secondo album dei Led Zeppelin, scritto e registrato durante i tre tour consecutivi in America e i quattro in Inghilterra del 1969: “Eravamo sempre sul palco, non c’era un attimo di pausa e i riff di chitarra di Jimmy Page venivano fuori uno più furioso dell’altro” ha raccontato il bassista John Paul Jones.
E proprio su un palco, quello della Winterland Ballroom di San Francisco, il 26 Aprile del 1969 i Led Zeppelin suonano Whole Lotta Love dal vivo per la prima volta.
Il pezzo è uno dei più provocatori della storia del rock, e forse uno dei primi ad avere espliciti riferimenti sessuali all’interno del proprio testo. Il celebre il verso I’m gonna give you every inch of my love, con cui Plant si riferisce ai propri genitali, non soltanto è all’avanguardia ed innovativo, ma è anche sorprendentemente classico.
Classico perché questa frase è inserita in un pezzo tendenzialmente blues, ispirato agli accordi e allo stile del musicista Muddy Waters, da cui gli Zeppelin riadattarono You Need Love, un suo brano del 1962.
Waters non la prese benissimo, tanto che insieme a Willie Dixon, autore del brano, denunciò per plagio la band inglese, con questi ultimi che persero anche la causa ma, almeno nella metafora sessuale che hanno nascosto nel testo, sono stati originali. Come si può notare infatti, dopo la causa persa, i Led Zeppelin inserirono anche Dixon tra gli autori del pezzo.
Ed è qui il controsenso principale. Alla fine degli anni 60, i giganti del blues americano come il sopra citato Muddy Waters, Buddy Guy, Sonny Boy Williamson e Gene Vincent e i Blue Caps, non erano molto ascoltati o apprezzati, tanto che nel mercato discografico, con l’avvento di mostri sacri come Elvis e i Beatles, rischiavano di scomparire.
Jimmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin, ha sempre dichiarato che “fondamentale per la nascita degli Zeppelin è stato l’ascolto dell’album Folk Festival Of Blues di Buddy Guy“, ed ecco allora che il merito dell’hard rock inglese, è stato quello di far riscoprire oltre oceano, e quindi in terra madre, i classici del blues e le basi musicali degli artisti del Delta (Il Delta blues è uno dei primi stili di musica Blues nato tra la fine degli anni venti e i primi anni trenta. Il genere prende il nome dal delta del Mississippi, una regione degli Stati Uniti che si estende da Memphis nel nord a Vicksburg nel sud, e compresa fra i due corsi d’acqua del Mississippi ad ovest e dello Yazoo a est).
Ed ecco perchè Whole Lotta Love, 55 anni oggi, può essere considerato un pezzo patrimonio anche del blues mondiale oltre che pilastro dell’hard rock.
Perchè è un canto di ribellione, di quelli che si suonano a massimo volume nella propria camera per dar fastidio ai genitori. È un simbolo di combattimento contro l’oppressione, a partire dalle sue influenze blues appunto, ma anche nel suo testo immorale sotto il vaglio della censura. Eppure, è uno dei pezzi più celebri nella storia del rock. Uno dei più riconoscibili e dei più amati.
Whole Lotta Love è una bandiera, che unisce anche quando non lo si aspetta. Mixato in tour con una lunga sezione strumentale in cui Page e il tecnico Kramer hanno provato a giocare con ogni valvola della console, a cui hanno aggiunto da vari nastri registrazioni di orgasmi di Plant, è ormai riconosciuto dalla comunità musicale come un classico.
E c’è davvero da chiedersi come sia potuto succedere. Ma ce l’hanno fatta.