#TellMeRock, 8 Giugno 1999: la California dei Red Hot Chili Peppers: 25 anni tra riscatto, ironia e sentimenti

EDITORIALE – E’l’8 giugno del 1999, quando i Red Hot Chili Peppers sfoderano il loro nono album in studio: Californication.

È il disco che vede il ritorno nella line up del chitarrista John Frusciante, dopo la breve parentesi che aveva visto Dave Navarro nella formazione dei Red Hot

Allontanatosi dal gruppo nel 92, rientra sei anni dopo, giusto in tempo per firmare uno degli album più intelligenti e ironici della band di Los Angeles. Ma Californication è davvero l’album di ritorni, visto che insieme a Frusciante si rivede anche Rick Rubin, produttore del mega successo e capolavoro Blood Sugar Sex Magic, insomma una garanzia.

L’album rappresenta un cambio di stile per i Chili Peppers, specialmente se paragonato al suo predecessore, One Hot Minute, che combina vari elementi heavy metal e di rock psichedelico. Benché Californication contenga ancora canzoni funk rock (Around the World, Get on Top, I Like Dirt, Purple Stain, Right on Time), si approccia verso riff più melodici (per esempio, Scar Tissue e Otherside) e si focalizza su canzoni che prediligono la struttura piuttosto che le jam session.

La title track dell’album è una splendida metafora del 1999 sulla plastificazione e superficialità di Hollywood e delle California, ma in generale sul degrado e sulla follia della società. Si ispira a uno strumentale dei Cure del 1981, Carnage Visors. Infinite le citazioni, da Kurt Cobain a Courtney Love (quando s parla di Celebrity Skin, terzo e ultimo album delle Hole), da Bowie (c’è station to station), a Guerre Stellari (c’è un riferimento ad Alderaan, il pianeta della principessa Leila distrutto dall’Impero).

Californication è anche il titolo di un comedy drama trasmesso per la prima volta in America su Showtime, e poi nel resto del mondo. I produttori non chiesero ai Red Hot il permesso per usare il titolo, ricevendo in cambio una causa legale, avviata il 19 novembre 2007. La band chiedeva non solo il pagamento dei danni ma soprattutto l’interdizione permanente a usare Californication come titolo. Ma i rapporti tra i Red Hot e la serie televisiva non finiscono qui: uno dei personaggi è soprannominato Dani California, titolo di una canzone dei Peppers del 2006 e, in un episodio, un altro personaggio descrive a California come the edge of the world and all of western civilization, le esatte parole di Californication.

La hit Around the World, che rimanda alle vecchie sonorità funk dei Red Hot, venne strutturata da Frusciante a casa sua. Il ritmo ed il beat – tuttavia – sono complessi; questo gli richiese di suonare il brano col resto del gruppo piuttosto che da solo, per permettere agli altri di capirlo. Il lick di basso venne composto in «probabilmente 15 minuti», stando a Frusciante: »Flea è il migliore bassista al mondo. Il suo senso del tempo ed il suo modo di pensare sono folli.»

E’ l’ironia a padroneggiare l’album, ma anche la sperimentazione qui trasformata quasi a vecchia rimpatriata di amici in una serata di festa. C’è il rock, il funk, il blues, ma anche una novità assoluta per la band di Los Angeles, e si intitola Scar Tissue. Si tratta di una ballata melodica, quindi qualcosa di innovativo per i Peppers,  caratterizzata da un riff orecchiabile in incipit e da alcuni assoli particolari. Secondo alcuni, il testo celebra il tema della “rinascita”, e nella fattispecie quella del chitarrista John Frusciante: questi aveva lasciato il gruppo nel 1992 ed ebbe poi serie difficoltà con l’eroina, prima di disintossicarsi e di riunirsi ai Red Hot.

Scar Tissue è così un inno alla vita, la ripartenza dei quattro musicisti che sono tutti per un motivo o un altro reduci da riabilitazioni da percorsi di droghe. Le cicatrici sono quindi più o meno visibili, nasconderle sarebbe stato difficile, e allora tanto vale accettarle e ripartire da quelle. Le parole del brano sono un tributo di Anthony Kiedis al suo amico John Frusciante, che ha superato 8 overdose e 7 anni di eroina, e poi è tornato a suonare con i suoi migliori amici. Sembra che il cantante si metta nei suoi panni, quasi per scusarsi di non aver saputo interpretare il malessere del compagno. Ma sono tutti, i Red Hot, ad essere convalescenti, ad aver bisogno di un momento che li rigeneri oltre che come artisti, anche come esseri umani.

Kiedis racconta che quando registravano la canzone, uscendo dallo studio, mentre gli altri continuavano a suonare, ha alzato lo sguardo al cielo e ha visto un falco. Ha chiuso gli occhi e ha provato un forte benessere interiore, come se tutto si fosse risolto, come se tutte le sciocchezze che lui e gli altri membri avevano fatto fossero svanite. John era ritornato nel gruppo ed era sopravvissuto.

Da qui nasce la famosa frase “With birds I’ll share this lonely view”, che però non ha nulla a che vedere con il romanticismo. È da intendersi quasi come una richiesta di aiuto, un grido di chi si sente forse un po’ diverso dagli altri e non riesce più a stare con gli altri. Ed è proprio nel momento in cui il cambiamento su sé stessi diventa così forte e alienante, che si ha bisogno di aiuto e di qualcuno che non ci lasci andar via

Forse dall’alto, dal punto di vista degli uccelli può sembrare tutto diverso, come se una prospettiva alternativa donasse alle cose un significato differente, forse meno doloroso. Ma a volte non basta volere che le cose si sistemino perché vadano davvero a posto, a volte serve crederci davvero in maniera totalizzante. Le sconfitte, con le loro cicatrici più o meno profonde, sono sempre dietro l’angolo, ma avere la consapevolezza di ciò permette forse di vivere e apprezzare i piccoli momenti di serenità.

Le emozioni che genera questo pezzo, non arrivano però solo dall’ascolto. Il video, infatti, in ogni singolo fotogramma racconta il travagliato viaggio dei ragazzi fin dalla prima immagine di quella mano fasciata, ferita, forse ancora sanguinante. La mano è di John Frusciante, non a caso messo inizialmente alla guida dell’auto, per affermare una leadership sonora di cui gli altri componenti avevano sentito la mancanza. Sono anche loro immortalati ammaccati e doloranti, in un parallelo tra le loro vite private, tra divorzi, abusi di sostanze, depressione.

Il video è stato girato al tramonto nel deserto del Mojave, quel deserto che ha al suo interno anche la Valle della Morte, su una Pontiac Catalina del ’67, conciata peggio di loro. I quattro appaiono tutti feriti ed incerottati, mentre viaggiano in un’auto arrugginita. Sembra che stiano tornando da una rissa o da un inseguimento dove sono stati picchiati brutalmente. Sono feriti e pieni di bende. Flea (il bassista) ha un cerotto sul sopracciglio sinistro, Chad Smith (il batterista) ha un colpo alla testa, che è completamente fasciata. Anthony Kiedis ha l’orecchio destro ferito, uno zigomo ammaccato e una ferita alla pancia.

Tagliando in due il deserto a bordo di questa auto fatiscente, i membri della band si mettono a giocare in una discarica con pezzi di strumenti esplosi e cercano di liberarsi delle cose meno necessarie. Anthony addirittura rovescia sabbia da un contenitore, quasi stesse disperdendo le ceneri di un morto. In queste scene ci sono citazioni dell’incendio che distrusse la casa di John Frusciante, bruciata tre anni prima, mentre lui era completamente inerme e nel quale restò gravemente ustionato.

Infine si mette a suonare una chitarra con il manico rotto ed esegue l’assolo finale. Il tutto si conclude con il tramonto e lui che getta via la chitarra. Anche nel video quindi si ritrova tanta nostalgia e sofferenza. È vero, il brano parla di rinascita, ma è una rinascita che si porta dietro un dolore dell’anima. Come spiegò in un’intervista lo stesso John Frusciante.

«Era un viaggio dentro noi stessi, ci ritrovavamo dopo esserci persi, ci eravamo insultati, feriti, calpestati eppure eravamo lì a spiegarci e a dire che la nostra era una famiglia che tra mille casini aveva ancora le sue cose da dire. Il regista scelse il deserto perché nel deserto ci eravamo persi dopo gli eccessi di “Under the Bridge” e nel deserto iniziava la nostra redenzione. Eravamo feriti, incerottati, malconci. La vita ci aveva fatto del male ma eravamo vivi e insieme. La parte finale del video, quando la mia chitarra si rivela essere un rottame e vola via, è quello che preferisco.»

Ma la rinascita si intravede anche in un altro pezzo pilastro del disco, quella Otherside caratterizzata da un video a modo di storyline a cartoni è giustapposta alla canzone; quella della sequenza del sogno di un giovane. I membri della band appaiono vestiti in nero in luoghi insoliti, con oggetti destinati a comparire come strumenti surreali.

Otherside è stato il terzo singolo dal loro album Californication, e confronta le battaglie dei Red Hot con le loro precedenti dipendenze. È stato probabilmente dedicato al loro defunto membro Hillel Slovak, che morì di overdose; le parole “I heard your voice through a photograph / I thought it up and brought up the past / Once you know you can never go back” (“ho sentito la tua voce attraverso una fotografia / Ci ho pensato e mi ha riportato al passato / Ormai lo sai che non puoi mai tornare indietro”), suggeriscono che non sarebbe mai più tornato dall’eroina.

L’album nel suo complesso venne definito «un autentico classico dei Chili Peppers». Anche Entertainment Weekly attribuì a Frusciante la trasformazione del sound della band in «più rilassato, meno stridente, e, a modo loro, più introspettivo come mai prima.» Mark Woodlief di Ray Gun commentò che «This Velvet Glove azzecca un complesso bilanciamento fra l’accompagnamento acustico e il rock da inno», continuando con «l’intro ‘disco’ di Parallel Universe sfocia in un rovente e vertiginoso motivo Western nel ritornello, e le escursioni di Frusciante in stile Hendrix alla fine del brano.»

Mentre molti critici trovarono fresco il nuovo sound del gruppo, NME criticò i Chili Peppers per avere utilizzato raramente il loro marchio di fabbrica funk, chiedendo: «Potremmo ora riavere indietro i nostri animali funk rock, senza cervello e vestiti a metà, per favore? Tutta questa finta empatia sta iniziando a farmi formicolare i nervi.» Pitchfork, che considerò l’album un trionfo rispetto One Hot Minute, sentì che Californication mancava del funk invece sempre presente in Blood Sugar Sex Magik. Alcuni testi vennero giudicati troppo sessuali, mentre Frusciante venne definito «il miglior chitarrista di alto livello di questo momento».

Col passare degli anni, Californication ha mantenuto la sua popolarità. Scar Tissue vinse il Grammy Award alla miglior canzone rock nel 2000. Nel 2003 l’album venne messo alla posizione 399 nella classifica dei 500 migliori album secondo Rolling Stone e, nel 2006, i Red Hot registrarono una playlist di cinque brani per AOL Sessions, che includeva Scar Tissue e Californication. L’album vanta un buon numero di hit per  i Red Hot Chili Peppers; cinque canzoni su sedici nel loro Greatest Hits provengono da Californication.