EDITORIALE – A volte i titoli sono più belli delle canzoni. Prendiamo Waiting For The Sun, ad esempio, in attesa del sole ( e visti i tempi che corriamo… in ogni senso).
Jim Morrison amava il senso dell’attesa, un pò perchè sapeva che molte volte il sogno concretizzato era inferiore, come gusto, alla fase di realizzazione e la meta, il più delle volte, meno luminosa del cammino.
Il leader dei Doors amava il concetto della vita paragonata a una sala d’aspetto: “In attesa che tu arrivi, che ascolti la mia canzone, che tu mi dica cosa è andato storto, in attesa del sole. Sulla spiaggia davanti all’oceano, al primo lampo dell’Eden”.
La canzone, come suddetto, non era bella come il titolo, mancava di fuoco, era sbiadita. Morrison era alle prese con il difficile tezo album , mancavano concentrazione e ispirazione. Così i Doors decisero di eliminare la canzone ma non il titolo.
Il terzo album si sarebbe intitolato Waiting For The Sun, ma il pezzo sarebbe rimasto fuori, in attesa (rieccola), di miglioramenti.
Quando arrivarono, i Doors pensarono a quanto fosse assurdo dare un nuovo brano del quarto album lo stesso titolo del terzo album. “Aspettiamo ancora un pò” – dissero, “tanto siamo abituati”.
I tempi diventarono maturi nel 1970, per il quinto disco pubblicato proprio il 9 febbraio di quell’anno: il Morrison Hotel, altro grande titolo e splendida copertina.
Il Morrison Hotel esisteva davvero, al 1246 di South Hope Street, a Los Angeles.

I Doors chiesero il permesso di scattare una foto al portiere e, mentre questi andava a sua volta a chiedere al proprietario, si fecero ritrarre.
In attesa del suo ritorno. Poi, ritornarono nel sole…
La band di Jim Morrison, come suddetto, pubblica Morrison Hotel il 9 febbraio del 1970. Il disco, il penultimo in studio del gruppo californiano, appare subito come un lavoro diverso dai precedenti: vengono abbandonate le sonorità orchestrali per privilegiare il garage e il rock blues.
Le tracce spaziano dal fun jazz di Peace Frog, all’energica Roadhouse blues.
E’ proprio “Roadhouse Blues” ad aprire l’album, con la classica e trascinante melodia della chitarra, dell’armonica e del piano elettrico di Manzarek. E’ uno dei brani più celebri dei Doors, con quel riff iniziale che tutti gli amanti del rock hanno provato almeno una volta a mimare a voce o con una chitarra.
“You Make Me Real” è il classico pezzo rock/blues e penso anche il cavallo di battaglia di Morrison; il pezzo comunque lascia spazio alla chitarra molto interessante di Krieger che per certi versi ricorda “Love MeTwo Times” di “Strange Days”.
“Peace Frog” si basa su accordi stoppati di Robby Krieger su un cantato ripetitivo che sfocia sempre sul classico giro rock blues; geniale il collegamento con “Blue Sunday” canzone decadente e sentimentale alla Frank Sinatra, dedicata alla sua compagna Pamela Courson.
La prima facciata si conclude con “Ship Of Fools, sempre rock blues elettrico in cui il cantato di Morrison sembra essere più maturo e impegnativo.
E’ un disco che trasforma la band, la matura e la rende conspaevole di poter sopravvivere ai mutamenti musicali e sociali che la circondano. Il penultimo atto di Jim Morrison, prima del suo viaggio a Parigi dell’anno successivo, da cui non avrebbe più fatto purtroppo ritorno.